24 settembre 2022: Spettacolo Hell O’Dante di Saulo Lucci
Locandina Hell O’Dante_canto V
L’Inferno di Dante raccontato da Saulo Lucci – canto V: Paolo e Francesca tra i lussuriosi.
L’associazione a seguito della grande partecipazione nell’autunno scorso, dello spettacolo del canto XIX – I simoniaci a cura dello stesso artista Saulo Lucci, ha organizzato un altra serata il 24 Settembre 2022 per lo spettacolo del canto V: Paolo e Francesca tra i lussuriosi.
Tale scelta è stata anche ispirata da un gita primaverile dell’associazione alla Rocca di Gradara. Nel corso della visita si è potuto ammirare uno degli ambienti più suggestivi, la camera di Paolo e Francesca, ovvero l’ispirazione del grande restauratore della Rocca, l’ingegner Zanvettori all’inizio degli anni Venti del XX secolo, di attribuire la scenografia a Paolo Malatesta e Francesca da Rimini, la tragedia che Gabriele D’annunzio aveva dedicato all’infelice storia dei due amanti, nonchè alla propria amante e interprete Eleonora Duse.
Hell O’Dante è uno spettacolo di narrazione dove attraverso una rigorosa ricerca e il commento di brani pop-rock suonati dal vivo, Saulo Lucci sviscera le terzine e i personaggi in esse racchiusi, la situazione storica e le pene tanto mirabilmente dipinte così come il pensiero dell’autore, dando nuova vita a tutto ciò, per riconsegnare agli spettatori la bellezza di una commedia che merita più di ogni altra mai scritta l’attributo di Divina.
Lo stile tragico del V canto ci consegna una Francesca povera di umanità, quasi un’allegoria del sentimento d’amore dalla quale in ogni caso ci facciamo volentieri rapire. Di fatto non esce nulla della ragazzina di 16 anni costretta a unirsi in matrimonio con un vecchio di 31 brutto e storpio, dedito alla carriera politica e interessato solo alla dote territoriale che la giovane sposa gli portava. Nulla sappiamo dei suoi dieci anni di fedeltà a un marito che probabilmente non l’amava e quasi sicuramente la trascurava, preso dalla carica podestarile che lo teneva fuori casa la maggior parte del tempo. L’anima che incontriamo nel secondo cerchio ci commuove per il rapimento sentimentale di cui è vittima, ma verrebbe da schierarsi anche dalla parte della Francesca da Polenta da Rimini quella storica, cui fecero credere di sposare il bel Paolo Malatesta che compì gli atti del rito matrimoniale per conto di suo fratello Gianni detto lo Zoppo (Gianciotto).
Ma Dante non ci vuole intenerire con la sua triste storia, né indignare per il fatto di cronaca nera messo a tacere dalle due potenti famiglie per evitare scandali.
Le parole di Dante sono più alte del personaggio che le pronuncia e appartengono alla storia del mondo non a quella di un singolo. L’Amor… Amor… Amor… ci coinvolge tutti e sembra autorizzarci a seguire solo le sue leggi, anche se dovessero condurci a una morte. Dante in realtà ci mette in guardia da questo perché per quanto nobile sia morire per amore, i due amanti sono condannati alle pene eterne dell’inferno perché non seppero contenere la propria passione peraltro illecita.
Tuttavia la Francesca storica ha qualcosa che la lega alla sua controfigura letteraria sbatacchiata di qua di là di su di giù dal vento infernale. Anche lei viene sbatacchiata dalle volontà del padre prima e del marito poi che le consegnano una vita che probabilmente non voleva ma a cui si sottomette. La Francesca storica si deve sottomettere anche alla sua immagine letteraria sicuramente più forte e famosa di lei.
È un po’ come se volessimo ricondurre alla quotidianità una diva di Hollywood; perderemmo la sua immagine patinata per scoprire la fragilità di una donna sottomessa alle leggi dei media e da queste sbatacchiata come una candela nel vento.