Cosa significa per te Manal?
Per i dieci anni dell’associazione, alcune di noi hanno riflettuto sul significato del volontariato all’interno di Manal. Ecco le testimonianze
Accingendomi a scrivere alcune riflessioni sulla esperienza a Manal, mi sono venute in mente una serie di banalità quali “ quanto sono stata arricchita al contatto con culture diverse” oppure “ quanto è stato stimolante lavorare con adulti ”………. e potrei continuare.
In realtà mi sono avvicinata a Manal , pensando di non avere problemi ad insegnare, dopo 40 anni di lavoro nella scuola media. Questo è stato il primo errore : infatti non avevo adolescenti davanti a me ma donne più o meno giovani , molto provate nella vita per le quali non era certo la matematica una priorità ma a cui io potevo offrire la possibilità di migliorare la propria condizione.
Il secondo errore è stato pensare di fare scuola: questo può sembrare una contraddizione. Tuttavia mi sono resa subito conto che “scuola” significa tante cose: vuol dire stare insieme anche se si arriva da paesi e esperienze lontane e diverse, vuol dire portare ognuno, per quanto possibile, il proprio percorso di vita ed essere disposte a confrontarsi con gli altri.
Vuol dire mettersi veramente nei panni dell’altro e pensare a come mi muoverei , come agirei in un mondo che è molto lontano dal mio dove la lingua, la cultura, la religione non sono le mie.
Vuol dire capire che cosa sia la nostalgia per i figli, per i genitori, per gli amici lontani e come la vicinanza delle compagne e insegnanti può aiutarmi a sostenere questo peso.
Vuol dire comprendere che quando le difficoltà economiche ( e quante!) prendono il sopravvento, non è così facile pensare a fare i compiti o studiare le tabelline. Vuol soprattutto dire che la scuola non sono i muri: la scuola siamo noi e questo lo ho capito quando ci sono effettivamente mancati i muri.
Se ripenso a questi anni mi vengono alla mente tanti flash, tante immagini e ricordi.
Penso a quando Mouna mi ha raccontato che il giorno prima è andata al pronto soccorso con il bambino; ma lei aveva difficoltà ad esprimersi e quindi ha portato con se la scheda di scienze con il disegno dello scheletro per far capire al dottore dove aveva male il suo bimbo.
Penso a Cornaille che aveva lasciato ai nonni in Burundi la sua bambina, ma qualche giorno prima dell’esame la nonna è morta improvvisamente e lei non se la sentiva di affrontare gli esami con quel grande dolore: Abbiamo faticato a convincerla che il futuro suo e della sua bimba dipendevano anche da questa benedetta licenza media.
Penso alle ragazzine rifugiate che, dopo essere passate per l’inferno della Libia, dopo aver raggiunto l’Italia su un barcone , nonostante tutto riuscivano ancora a sorridere, a scherzare . Alla fine della lezione portavo loro sempre del cioccolato,delle caramelle e quando una volta mio marito mi ha detto che così le viziavo , ho risposto che una mamma che offriva il cioccolato , per loro non c’era.
Penso a Kadija che aveva tantissimi problemi di salute, a cui si aggiungevano quelli economici molto gravi : non ha mai perso una lezione; quando non capiva mi sorrideva con dolcezza, quasi a scusarsi.
Penso a Katia a cui avevano sospeso la corrente elettrica , che mi raccontava che i suoi bambini facevano i compiti sul pianerottolo perché così potevano avere la luce……….
Penso alla professoressa di italiano della media Turoldo che chiesto ad una delle nostre mamme: “ Mi parli della sua Tunisia” e questa ha risposto ricordando il profumo dei gelsomini della sua terra…………
E poi penso ai momenti insieme quando ognuna portava un piatto della propria terra e con orgoglio lo faceva assaggiare a tutte noi,alle “gite” per scoprire il centro di Torino, per gustare il bicerin , per vedere le sale del palazzo reale, per passare una giornata nei prati e nei boschi alla Mandria ……….
Ecco: tutto questo e tanto altro mi hanno fatto capire che : accoglienza, integrazione sono contenitori vuoti se non si aggiungono amicizia, rispetto e attenzione per le altrui culture, comprensione, vicinanza e disponibilità all’ascolto. Enza
Mi chiamo Gabriella ho 62 anni e sono… prima di tutto… la nonna orgogliosa di quattro splendide creature.
Sono diplomata ragioniera ed ho lavorato presso un istituto di credito fino alla nascita dei miei figli, poi ho deciso di fare la mamma a tempo pieno.
Ho aggiunto sempre al mio impegno familiare qualche ora settimanale di volontariato, nei settori più disparati, perché non sono mai riuscita a concepire la mia vita senza “gli altri” di cui credo di aver tanto bisogno e da cui penso di aver ricevuto molto di più di quel poco che ho cercato di dare.
Quello che svolgo da più tempo (ormai sono più di trent’anni) e’ il servizio nella mia parrocchia come catechista.
…Poi un giorno per caso, perché le cose più belle accadono sempre per caso, un’amica mi parlò di Manal, aveva appena accompagnato la signora di nazionalità rumena, che si occupava della sua mamma, ad iscriversi ai corsi per conseguire la licenza media.
Affascinata da sempre dal mondo della scuola mi sono subito interessata e le chiesi informazioni dettagliate, numero di telefono compreso!
Contattai al più presto Valeria che mi invitò a presentarmi presso la scuola Gianelli.
Da allora sono già passati tre anni.
Mi piace tantissimo!
Il rapporto con le mamme straniere e’ davvero molto gratificante; io non ho un’esperienza di insegnamento, se non quella di aver aiutato a fare tanti, tanti compiti ai miei figli, agli amici dei miei figli, ai miei nipoti, agli amici dei miei nipoti….
Ho solo tanta buona volontà e voglia di fare amicizia con persone che spesso si sentono sole!
Insieme scriviamo, contiamo, leggiamo, coccoliamo e cerchiamo di distrarre bimbetti che vogliono attirare l’attenzione delle loro mamme impegnate a studiare.
A volte facciamo merenda con le specialità di tutto il mondo ed un pomeriggio dopo l’altro diventiamo sempre più amiche… in un clima di stretta collaborazione.
Questa è la mia esperienza e con tutto il cuore non posso che dire:
Grazie Manal! Gabriella
Trentacinque anni da insegnante a Vallette e Lucento, anni che mi hanno fatto amare i ragazzi di questo quartiere , conoscere le loro famiglie e il territorio con i suoi problemi e le sue risorse, la sua storia , le sue contraddizioni e i suoi cambiamenti e , insieme, mi hanno permesso di costruire rapporti di collaborazione e legami di vera amicizia con persone con cui ho condiviso l’impegno.
Poi, nel 2008, la pensione e il “che fare?”
Che cosa sapevo fare? Insegnare
Che cosa volevo fare? Continuare a impegnarmi in questo territorio , mettere le mie capacità al servizio di nuovi problemi e realtà .
Manal era appena nato: c’era Valeria con cui avevo condiviso tanti interessi e progetti rivolti ai ragazzi e anche, recentemente, alle famiglie straniere , c’era un nuovo spazio per “fare” ed è stato naturale iniziare a lavorare con l’associazione.
Che cosa mi ha dato e continua a darmi Manal?
La sensazione di fare una cosa utile e giusta nel posto giusto
Il piacere di collaborare con amiche, ex colleghe, nuove compagne di viaggio con cui condividere l’impegno e la voglia di affrontare e risolvere i problemi.
E poi, soprattutto, ciò che mi danno le nostre donne: le loro storie di fragilità e forza, la conoscenza autentica di realtà e mondi lontani, la condivisione della volontà e della voglia di riscatto che solo le donne sanno avere, la sensazione vissuta del valore delle diversità che si fondono in un progetto comune fatto di impegno e lavoro, ma anche di momenti di comunicazione profonda, affetto e gioia.
Tutto questo è per me Manal Adriana
Faccio la volontaria in Manal da cinque anni, prima nel corso di alfabetizzazione, ora nel “Salotto di Manal”.
In passato nella mia attività lavorativa non sono mai stata un’insegnante… e, forse, non lo sono nemmeno ora. Mi piace credere invece di essere una “imparante”, perché, anche nell’ambito del volontariato, si ha molto da imparare: guardandoci attorno, ascoltando le donne che frequentano i nostri corsi, si ha modo si ha modo di scoprire vite e realtà tanto diverse dalle nostre, si può cercare di capirle, senza giudicare e senza mettersi nella posizione di chi ha tutto da insegnare.
La domanda “Quale desiderio ha realizzato per voi Manal?” mi ha fatto venire in mente una bella poesia di Kavafis che oggi, per il compleanno di Manal, vorrei regalare a tutte le volontarie che, nonostante difficoltà,
delusioni, fatiche non premiate, continuano a crederci e a non risparmiarsi (…senza ambizioni di successo personale). Anche questo è certamente un bel modo per non sciupare la vita …pur non esaudendo sempre i propri desideri.
Per quanto sta in te di Konstantinos Kavafis
“E se non puoi la vita che desideri
cerca almeno questo per quanto sta in te: non sciuparla.
Non sciuparla nel troppo commercio con la gente
con troppe parole in un viavai frenetico.
Non sciuparla portandola in giro
in balìa del quotidiano gioco balordo degli incontri e degli inviti,
fino a farne una stucchevole estranea” Anna
L’idea dell’associazione è nata dopo. Prima c’era la consapevolezza della necessità di coinvolgere le famiglie, ed in particolare le mamme, nella scuola dei figli.
Insegnavo alle Vallette da molti anni, avevo visto crescere il quartiere, l’avevo visto invecchiare e a poco a poco cambiare. Stavano arrivando famiglie nuove da mondi lontani e non ero sicura che tutti fossimo pronti ad accoglierle. La scuola era il terreno migliore e più fertile per far germogliare l’integrazione, la conoscenza, le amicizie. È iniziato così un esperimento nuovo per questo territorio, agganciato a progetti più ampi che coinvolgevano mamme, figli, insegnanti, associazioni. L’autobiografia, la narrazione di piccoli tratti di vita, insieme con la realizzazione di oggetti legati alla quotidianità familiare, con l’aiuto di molte persone capaci, ha posto le basi per una costruzione più solida.
A poco a poco le famiglie straniere aumentavano. Le donne, le mamme, erano le prime a venire a contatto con la scuola e chiedevano aiuto per intendere la lingua che i figli praticavano in classe e nei giochi e che, per loro, era incomprensibile. Nasceva così la scuola delle mamme, in cui i ruoli forzatamente si dividevano tra chi imparava e chi insegnava anche se, sin da subito, abbiamo capito come il confine fosse elastico e duttile.
La lungimiranza di una preside che amava la scuola e il quartiere ha dato veste formale al nostro pensiero, invitandoci a costituirci in associazione ed a fornire titoli spendibili. Nell’anno scolastico 2008/2009 istituiamo il corso di preparazione alla terza media. Nel giugno del 2009 le nostre prime quattro allieve conseguono il titolo e, contemporaneamente, una di loro dà alla luce una bimba di nome Manal.
A settembre fondiamo l’associazione a cui diamo proprio quel nome.
Ancora oggi, dopo tanti anni, Manal mi fa continui doni, consentendomi di continuare ad insegnare, di operare nel quartiere che amo, di collaborare con persone altamente motivate e preparate e, non meno importante, di offrire un cultura diversificata e di qualità in un clima di benessere per tutte noi, allieve e insegnanti. Valeria