CITTA’ E TERRITORIO


La città di Avigliana è situata ad una ventina di chilometri a ovest di Torino nella parte terminale della Valle di Susa, internamente all’anfiteatro morenico di Rivoli-Avigliana tra il Monte Pirchiriano, su cui sorge la Sacra di San Michele, la Dora Riparia e la collina di Rivoli.
Fa parte della città metropolitana di Torino e della Comunità montana Valle Susa e Val Sangone.
È il comune più popolato (circa circa 12 000 abitanti) ed economicamente più importante della Valle di Susa.

Abitata fin dal neolitico, scavi del XIX secolo hanno qui portato alla luce il sito statio ad fines, ricordata negli intinerari di epoca romana: era infatti il luogo di esazione doganale della quadragesima Galliarum, tassa sulle merci in transito al confine tra l’Italia e la Gallia. Il nome “Avigliana” avrebbe avuto origine in quel periodo dal gentilizio « Avelius o Avilius » unito al suffisso « anus/ana » comune ai toponimi di origine latina. Esso indicherebbe l’esistenza di tenute agricole di vari proprietari romani o romanizzati.

I monumenti

La città è un autentico gioiello medievale posto accanto alla Sacra di San Michele. [clicca sulle immagini per i dettagli]

Il castello _______________________Le architetture religiose

Le architetture civili_______________________Le fortificazioni murarie

Una rapida carrellata sui principali monumenti si può ammirare cliccando qui.

Il parco naturale dei laghi di Avigliana

Gli scavi archeologici

La statio Ad Fines in Borgata Malano

per vedere il filmato “Ad fines” tratto da una pubblicazione dell’associazione “Famija ‘d Drubiaij” clicca qui
L’individuazione della stazione di Ad Fines, nota grazie agli itinerari stradali di epoca romana a 16-18 miglia da Augusta Taurinorum verso la Gallia, è da ricondursi all’attività di ricerca di padre Placido Bacco, tra il 1858 ed il 1874. La scoperta, tra l’altro, dei resti di un edificio monumentale e di iscrizioni relative a personaggi impiegati presso l’ufficio doganale della Quadragesima Galliarum – il dazio pari ad 1/40 del valore delle merci in transito – permise subito di evidenziare l’importanza del sito nel Piemonte romano e nel ruolo di cerniera tra l’Italia e le province occidentali svolto dalla via diretta al valico del Monginevro (Matronae vertex).

per consultare il libro “Cenni storici su Avigliana e Susa” di Placido Bacco clicca qui

.La mancanza di un rilevamento preciso delle strutture rinvenute e di ulteriori scavi archeologici ha di fatto congelato le conoscenze sino a tempi recenti, quando si sono così portate alla luce parti di edifici che testimoniano una continuità insediativa per tutta l’età romana imperiale (I-V secolo d.C.), mentre non è ancora possibile ricostruire l’assetto urbanistico della statio in rapporto al tracciato viario che doveva in qualche modo averlo condizionato.
Un intervento di emergenza (1994) ha portato parzialmente in luce le fondazioni di un grande edificio dotato di un vano absidato, arricchito da intonaco parietale di colore rosso, da ricondurre probabilmente ad una funzione pubblica o semi-pubblica nell’ambito delle infrastrutture della stazione. Questa ospitava monumenti pubblici dedicati a membri della casa imperiale, con iconografie legate a vittorie militari sui barbari (rilevi del Museo di Antichità di Torino e in collezione privata ad Avigliana), nonché un culto alle dee epicorie dette Matronae.
Un ulteriore sondaggio archeologico (2003, 2006) ha portato alla luce notevoli strutture murarie di epoca tardo imperiale, aprendo notevoli prospettive di ampliamento.
Ad un primitivo edificio, contraddistinto da un’esedra rivolta a sud, viene addossato dal medesimo lato un ambiente quadrangolare, privo di pavimentazione finita, ma nel cui interno è stato individuato uno strato di ceneri e carboni e livelli di abbandono con frammenti di suspensurae e tubuli fittili. Questo fa ipotizzare che possa essere riferito ad un impianto termale dotato di un sistema di riscaldamento ad ipocausto.
Ad una fase di smantellamento delle strutture e di abbandono, per il momento non databile, è seguita l’edificazione di un nuovo edificio, preceduto dalla sistemazione di una canaletta curvilinea, con spallette in muratura, fondo e copertura in lastre di pietra. Si tratta di materiali di reimpiego, come mostra la diversità di dimensioni e la presenza di incassi per l’ingrappaggio. Le pareti risultano intonacate e i muri sono di dimensioni ragguardevoli (largh. m 0,45-0,58), ma non sono state rinvenute pavimentazioni di pregio, bensì semplici piani in terra battuta. Solamente il completamento dello scavo in corso potrà chiarire meglio la struttura di questo edificio tardo-antico; indubbia è la presenza di numerose tracce di frequentazione posteriore al suo abbandono, con livellamenti di macerie e resti di focolari.
Un’inumazione in fossa terragna, priva di corredo, è stata poi individuata a sud del muro meridionale dell’edificio, disposta parallelamente a questo, il cranio a est, testimonianza del consueto fenomeno delle sepolture altomedievali tra i ruderi di edifici precedenti.