Aborto: effetto e causa della crisi
L’aborto scelto per problemi economici,nel Comune di Rivoli come in tutta Italia, non è un fenomeno nuovo e dipende anche dalla mancanza di una politica per la famiglia e di reali forme di sostegno atte ad accogliere ogni nuova vita.
Negli ultimi anni la crisi economica ha allargato a macchia d’olio questo fenomeno e molte famiglie si ritrovano a convivere con meno denaro, perdita del lavoro, cassa integrazione, difficoltà nel pagamento del mutuo o nel cercare lavori anche umili per sostenere il bilancio familiare. Tutto questo ovviamente condiziona ancora di più la decisione di tenere un bambino, anche tra le famiglie italiane.
Noi volontari del Centro di Aiuto alla Vita di Rivoli ci accorgiamo di questo ogni giorno, accogliendo sempre più donne che, trovandosi improvvisamente di fronte a una gravidanza inattesa, spesso del secondo figlio, hanno paura di non farcela, provano una forte sensazione di impotenza e il timore di non poter offrire al bambino in arrivo una vita “dignitosa”.
In questo stato d’animo non vedono più nel figlio che già vive un dono, ma solo un costo che viene comparato a quello di altri beni come l’automobile, la seconda casa, un lusso a cui rinunciare, sacrificando così la vita del proprio figlio con l’aborto. Una scelta che si rivela devastante per il bambino, per la donna, per l’intero nucleo familiare e per la società che non è stata capace di vedere in quella vita anche l’occasione di un ricambio generazionale e dunque un investimento per la collettività.
Inoltre la crisi economica, aumentando gli aborti causati dalla povertà, porta a una forma di aborto selettivo, dove i bambini delle famiglie meno agiate rischiano di non poter nascere.
Mi chiedo poi perché, una società che paga il costo sanitario di un aborto, circa 4.000 euro, non converte questi soldi in aiuto alla famiglia per salvare la vita del figlio e per consentire alla madre di essere libera di non abortire?
Una società davvero civile non può ammettere che una futura mamma debba sentirsi costretta a rifiutare il proprio figlio perché non ha i soldi per mantenerlo. È importante poter offrire una prospettiva di sostegno economico. La nostra esperienza ci dice che di solito quando si offre una soluzione economica, il figlio non è più un problema. In questo senso, il “Progetto Gemma”, offerto in alcuni casi dal nostro Centro (adozione a distanza della mamma con il suo bambino che assicura 160 euro mensili fino all’anno del bambino) è stata un’ancora di salvezza per molte donne che hanno così trovato la forza di dire si alla vita che portavano in grembo.
Negli ultimi anni abbiamo lavorato anche per instaurare un dialogo costruttivo con associazioni ed enti pubblici, con i quali è migliorata la collaborazione, nel tentativo di superare pregiudizi e incomprensioni. Riteniamo importante fare arrivare all’opinione pubblica il messaggio che non ci preoccupiamo solo di convincere le donne a non abortire per poi abbandonarle, ma il nostro compito è di aiutarle nel momento del bisogno e offrire concrete alternative all’aborto.
Su questa linea stiamo realizzando il progetto “Sei incinta? Non sei sola…” con il patrocinio dei Comuni di Rivoli, Rosta e Villarbasse e la partecipazione del CISA, del Consultorio familiare, delle comunità cristiane e di altre realtà di volontariato. Si tratta di un opuscolo che informa sulle tutele alla maternità e crea una rete di enti e associazioni per garantire un sostegno che aiuti a rimuovere le cause che porterebbero all’aborto.
Se è vero poi che la crisi economica è troppe volte causa di timore nell’accogliere una nuova vita, è vero anche che, come scrive il prof. Ettore Gotti Tedeschi, Presidente dello IOR (Istituto Opere Religiose), la denatalità è alla base della stessa crisi economica.
Il crollo delle nascite vuol dire meno giovani e più anziani, quindi minore produttività, un rallentamento del ciclo di sviluppo sociale, meno coppie che si sposano, meno coppie che fanno figli e quindi un aumento dei costi fissi perchè le persone che invecchiano hanno un costo maggiore in termini di pensioni e sanità.
L’aborto e la crisi economica sono quindi drammaticamente intrecciati in un reciproco rapporto di causa-effetto che ha il sapore della condanna a morte per il genere umano.
Per tentare di invertire la rotta, a partire dal nostro territorio, dalle nostre famiglie e dai nostri figli, è ormai indispensabile e urgente unire le forze pubbliche e di volontariato e renderci “ancora più solidali con quelle madri che, spaventate dallo spettro della recessione economica, possono essere tentate di rinunciare o interrompere la gravidanza” e impegnarci nel “manifestare concretamente loro aiuto e vicinanza” (CEI – messaggio per la 32a Giornata per la vita 2009).
Claudio Larocca
(Pres. CaV-MpV “G. Foradini“- Rivoli)
mobile: +39 328 2653764
E-mail: claudio@cavrivoli.org