IL VALORE DEL BENESSERE PSICOLOGICO NEL LAVORO: ANCHE LA CASSAZIONE DICE LA SUA
Il segretario Generale di Risorsa, Alberto Colzani, tramette alla redazione questo interessante articolo sugli aspetti psicologici del lavoro. Infatti i lavoratori devono essere coinvolti al fine di migliorare il clima organizzativo, poiché, come dice l’autore dell’articolo: “Gli uomini non sono macchine”!. Questi concetti sono stati accolti anche da recenti sentenze della Cassazione
Fonte: huffingtonpost.it – articolo di David Lazzari – 24 dicembre 2022
Link: https://www.huffingtonpost.it/blog/2022/12/24/news/il_valore_del_benessere_psicologico_nel_lavoro_anche_la_cassazione_dice_la_sua-10968280/
Le grandi crisi sono acceleratori di processi. Lo vediamo in molti modi ed uno di questi è l’aumento della consapevolezza del rapporto che esiste tra benessere psicologico e andamento delle attività nel campo del lavoro. Gli uomini non sono macchine e trattarli come tali non è solo sbagliato eticamente ma è miope dal punto di vista delle organizzazioni. La paura è, in parole povere, che “se dai un dito poi vorranno tutto il braccio” come mi diceva un imprenditore poco tempo fa. Una affermazione che si basa su una visione materialistica e molto riduttiva del funzionamento umano e non tiene conto del ruolo e del valore delle emozioni positive per le persone e di quali sono i bisogni fondamentali che ci muovono.
Non mi dilungo su questo ma va detto che i segnali sono positivi, ho visto crescere l’attenzione agli aspetti psicologici del lavoro in maniera importante. Sempre più aziende si pongono il tema di come migliorare e supportare il clima organizzativo, il benessere della comunità aziendale, delle relazioni e dei singoli lavoratori. Sempre più realtà comprendono il rapporto tra questi aspetti e la performance aziendale e anche il settore pubblico comincia a muoversi, sia pure troppo lentamente, in questa direzione. Certamente le piccole imprese rimangono escluse perché non possono auto-organizzarsi e qui il pubblico e le associazioni di categoria dovrebbero attivare dei servizi di supporto a livello territoriale.
La psicologia ha molti strumenti per supportare questo processo che riguarda il potenziamento del capitale umano, fondamentale per ogni risultato non effimero.
La legge 81 del 2008 sulla prevenzione e gestione dello stress nel mondo del lavoro è stata vista molto spesso come un adempimento, un appesantimento burocratico, perché l’attenzione, come spesso accade, è andata sul negativo piuttosto che sul positivo. La gestione dello stress vista come problema e non come opportunità, che non tiene conto di quanto il tema sia legato all’energia, alle risorse personali e collettive che possono essere mobilitate per il miglioramento della performance aziendale. Benessere dei singoli e dell’organizzazione sono due facce della stessa medaglia.
Questa ottica è fondamentale anche per capire e leggere bene due recenti importanti sentenze della Cassazione (ordinanza n.29611 dell’11 ottobre 2022 e n.31514 del 25 ottobre 2022). In sintesi esse affermano il principio che è indennizzabile il danno alla salute psicologica quando la causa non è solo la singola e specifica attività del lavoratore ma il clima complessivo nel quale si svolge il suo lavoro. Questo vuol dire che si riconosce il valore del rapporto tra il singolo lavoratore e il contesto complessivo dell’organizzazione: i disturbi psichici (ad es. ansia o depressione) derivati dal modo e dall’ambiente relazionale e organizzativo in cui si lavora e non solo dalle specifiche mansioni del lavoratore.
Si tratta di un rapporto che è sotto gli occhi di tutti, sul quale c’è molta letteratura, ma ora la Cassazione lo rende un principio giuridico. Io credo che questo deve servire da stimolo per capire che il lavoro non è fatto solo di norme, regole, capitali e tecnologia ma è fatto anche di persone, emozioni e relazioni. Coinvolgere le persone, motivarle, responsabilizzarle nel modo giusto è fondamentale. L’idea che il tema dell’individualità sul lavoro si declini solo in termini di regole, ingiunzioni e controllo è povera e può dare solo risultati poveri. La responsabilità è cosa molto più evoluta del semplice rispetto formale e superficiale delle regole (quando c’è).
Abbiamo bisogno di passare dalla cultura del controllo a quella del coinvolgimento, dalla cultura della salute come danno da riparare a quella del benessere come risorsa su cui investire, dalla cultura della separazione a quella della relazione in grado di offrire una visione d’insieme dei diversi aspetti e le chiavi per una gestione più evoluta.