UNO STUDIO SUL BULLISMO IN UFFICIO
Per la rilevanza che assume nei confronti del l’Associazione Risorsa, presentiamo un riassunto,(in particolare con la citazione di dati numerici, ai sensi degli art. 65 e 70 della legge sul diritto d’autore) dello studio realizzato per Repubblica dall’Associazione Italiana Direttori del Personale. Esso è stato realizzato dal Centro Ricerche di AIDP su un campione di 600 manager ed ha coinvolto anche le Università Cattolica di Milano e di Modena e Reggio Emilia. E’ stato poi confrontato con l’ultima indagine del Workplace Bullying Insitute su lavoratori statunitensi. Il titolo dell’articolo comparso su Repubblica del 9 dicembre 2022 è appunto : “C’è un bullo in ufficio”
Con bullismo sui luoghi di lavoro si intende il “mobbing orizzontale”, cioè la violenza tra colleghi che si esprime in diverse forme, da quelle più manifeste a quelle più sottili. A differenza del mobbing verticale (dei capi verso i dipendenti) non ha finalità, ma è uno sfogo dell’aggressività di alcune persone. Si manifesta, a risposte multiple, con pettegolezzi e voci di corridoio (53%),seguiti da esclusione e boicottaggio (34%), svalutazione delle opinioni, anche davanti a superiori (64%), invasione nella privacy (12% dei casi), aggressività (23%). Fortunatamente, aggressioni, maltrattamenti o minacce sono solo il 4%, ma esistono anche altre tipologie nel 16% dei casi. in pratica in 1 azienda su 3 esiste il bullismo. L’effetto su chi le subisce è l’aumento di malattie stress-lavoro correlate, ma per l’organizzazione è anche perdita di produttività, assenteismo e turnover. Il datore,secondo normativa, è responsabile anche quando non ha conoscenza diretta dei fenomeni ed è tenuto a costruire un sistema di protezione. A tal proposito il 60% delle aziende, secondo AIDP, ha adottato sistemi di segnalazione anonime e spontanee (whistleblowing), sportelli d’ascolto, comitati etici, ombudsman, ma il 31% degli intervistati ha avuto notizia di episodi riconducibili a bullismo. Solo il 20% delle aziende dispone di programmi di prevenzione. Un intervento mirato dovrebbe essere il recepimento della Convenzione ILO 190 sulle molestie nei luoghi di lavoro (ufficialmente approvata dal Parlamento, ma non ancora operativa, a quanto risulta a Risorsa). Per quanto riguarda genere e comportamenti, il 43% dei casi riguarda le donne, il 40% giovani, il 23% lavoratori anziani, minoranze etniche (7%), soggetti fragili e diversamente abili (11%), lavoratori con identità sessuali non convenzionali (5%). Infine la ricorrenza degli episodi è frequente nel 10% dei casi, da 1 volta al giorno a 1 volta alla settimana (14%), almeno una volta al mese (19%), raramente o molto raramente (57%).
Tutti questi dati sono interessantissimi, perché focalizzati sul solo bullismo tra colleghi e sono rappresentativi di un campione nazionale che può essere confrontato con gli “identikit” del mobbizzato elaborati dal 2014 da Risorsa sul territorio torinese e presenti sul nostro sito: www.risorsamobbing.it