COVID-19 E DISTURBO DA STRESS POST TRAUMATICO
Sintesi a cura di Erika Porzio, Volontaria Risorsa, di un articolo e relativo link, riportati sotto come fonte e in cui si può trovare il testo completo. Questo articolo ci sembra fortemente attuale e speriamo aiuti a contrastare lo stress psicologico provocato dal Covid anche nel mondo del lavoro
Fonte: “State of mind”- ottobre 2020 – autore: Ilaria De Mola. vedi link
Nel 2020 vari studiosi hanno ipotizzato che i cambiamenti nello stile di vita che il Covid-19 ha imposto possano portare nel breve o nel lungo periodo a diversi problemi di salute, come l’aumento dei livelli di stress, ansia, sintomi depressivi, insonnia, ma anche negazione, rabbia e paura (Torales et al., 2020). Da alcuni di questi studi è emerso che nella fase iniziale del lockdown in Cina circa un terzo delle persone intervistate avesse dichiarato di aver percepito una maggior ansia (Wang et al., 2020), riconducibile principalmente alla paura del contagio (Ahorsu et al., 2020), oltre che al timore di perdere la propria stabilità economica (Uddin et al., 2020). Dal momento che il Covid-19 ha portato ad una situazione mai vissuta precedentemente nella storia, a causa della messa in atto di misure restrittive della libertà personale, sociale e lavorativa degli individui si è ipotizzata una relazione con il disturbo da stress post-traumatico (PTSD). L’American Psychiatric Association (2013) descrive tale disturbo come conseguenza all’esposizione di uno o più eventi traumatici e risultante nella paura di rivivere esperienze traumatiche, nei cambiamenti emotivi e comportamentali, in un umore disforico e in effetti negativi sulla cognizione. Lo studio di “Di Crosta et al., 2020” intende indagare il ruolo delle differenze individuali, della percezione della stabilità economica e dei fattori psicologici nel predire i sintomi del PTSD e a tal proposito 4121 partecipanti sono stati selezionati attraverso un questionario compilato online. I soggetti dopo aver indicato le proprie caratteristiche sociodemografiche (genere, status lavorativo, livello di educazione, ecc), hanno risposto ad una batteria di questionari in grado di misurare la relazione tra le variabili oggetto di studio; nello specifico, la paura per il Covid-19 è stata valutata attraverso 8 items ad hoc riguardanti la paura per la propria salute o per quella dei propri cari, la stabilità economica percepita durante o prima della pandemia è stata valutata attraverso due domande ad hoc sull’argomento, i tratti di personalità secondo il modello dei Big Five (Gradevolezza/Antagonismo, Coscienziosità/Perdita di direzione, Stabilità emotiva/Nevroticismo, Estroversione/Introversione, e Apertura/Chiusura all’esperienza) sono stati misurati attraverso il Big Five Inventory 10-item (BFI-10; Rammstedt & John, 2007) e la sintomatologia conseguente ad un evento negativo vissuto è stato valutato attraverso il The Impact of Event Scale-Revised (IES-R; Christianson & Marren, 2012).
I risultati mostrano la presenza di una relazione diretta e significativa tra l’evento traumatico del Covid-19 e il PTSD, infatti, nella fase più critica della pandemia più di un terzo dei partecipanti ha riportato sintomi del disturbo da stress post traumatico. Inoltre, i dati riportano che il genere femminile, così come bassi livelli di istruzione e alti livelli di nevroticismo sono dei fattori di rischio per l’emergere del disturbo, in linea con i precedenti studi. Per quanto riguarda le differenze di genere, l’evidenza sostiene che le donne tendano ad affrontare gli eventi negativi con maggior difficoltà rispetto agli uomini, che hanno strategie di coping – ovvero strategie di adattamento, capacità di reagire o di far fronte agli eventi, di resistere (la famosa “resilienza”) – più adattive e funzionali (Zhou et al., 2013). Per quanto riguarda l’istruzione, i dati sostengono che il livello socio-economico così come l’educazione influiscano sul tipo di strategie e risorse individuali messe in atto per affrontare una situazione gravosa (Tang et al., 2017). Per quanto riguarda i tratti di personalità, infine, i dati sostengono che il nevroticismo porti l’individuo a rispondere agli eventi stressanti con emozioni più forti, sperimentando maggiormente ansia e depressione (Suls & Martin, 2005).
È evidente quanto l’emergenza sanitaria sia collegata a quella psicologica; strategie che potrebbero essere attuate per salvaguardare il benessere sono:
- interventi di supporto psicologico
- la pratica dell’EMDR (sigla che sta per “Eye Movement Desensitization and Reprocessing”): l’EMDR è una tecnica psicoterapeutica ideata da Francine Shapiro nel 1989. Questa metodologia, utile per il trattamento di disturbi causati da eventi stressanti o traumatici come il disturbo da stress post-traumatico, sfrutta i movimenti oculari alternati, o altre forme di stimolazione alternata destro/sinistra, per ristabilire l’equilibrio eccitatorio/inibitorio permettendo una migliore comunicazione tra emisferi cerebrali (Berselli & Negrini, 2016)
- la Mindfulness: consiste nel portare attenzione al momento presente in modo curioso e non giudicante (Kabat-Zinn, 1994). L’obiettivo è quello di eliminare la sofferenza inutile, coltivando una comprensione e accettazione profonda di qualunque cosa accada attraverso un lavoro attivo con i propri stati mentali.