A 24 ANNI VI SPIEGO PERCHE’ MI LICENZIO
STORYTELLING RISORSA
In tema di storie vere di mobbing che vogliamo proporvi, un nostro Volontario ci segnala un articolo ormai datato (14/12/2017), ma sempre utile per dimostrare come questo fenomeno sia diffuso, anche tra i giovani, e che potrete trovare per intero anche al link: https://invececoncita.blogautore.repubblica.it/
Ne abbiamo fatto una sintesi e abbiamo omesso, come di consueto, nomi e luoghi. Ecco la storia:
A 24 ANNI VI SPIEGO PERCHE’ MI LICENZIO
“Mi licenzio. Ho pensato a lungo prima di pronunciare ad alta voce questa parola. Ho lavorato per quasi un anno come barista in una caffetteria. Ottimo ambiente, coi datori di lavoro e coi colleghi. Il mio problema era lo stipendio che, per quanto mi permettesse di vivacchiare, non mi consentiva di pensare al futuro”.
“Decido di fare un colloquio per cambiare settore e migliorare. L’offerta sembra ottima. Supero il colloquio, inizio il lavoro. Il primo giorno mi vengono illustrate alcune regole basilari, del tipo: è vietato instaurare rapporti d’amicizia con i colleghi; è vietato perdersi in chiacchiere con i clienti; se non per esigenze eccezionali è vietato andare ai servizi durante le ore di lavoro, ci si va nei 10 minuti di pausa, rigorosamente timbrati, concessi solo con un minimo di 6 ore di lavoro giornaliere. È vietato bere un caffè nella pausa concessa, dato che l’azienda non dispone di macchinette”.
“Per quanto riguarda l’operato specifico, nel mio caso cassiere e commesso, le regole sono: è vietato lasciare il posto di lavoro entro il turno stabilito senza prima aver riordinato la merce usata durante la giornata, il tutto solamente dopo aver timbrato, evitando così di andare in straordinario. Per farla breve, hai finito la tua giornata? Prima timbra la tua uscita poi svuota il carrello e riordina e vai a casa. In cassa sei pregato di chiedere sempre la moneta contante. È inoltre vietato avere ammanchi o eccedenze, operazioni che vengono verbalizzate”.
“Un verbale corrisponde a una nota negativa che farà parte del giudizio finale quando si deciderà del rinnovo contrattuale. Hai un centesimo in meno a fine giornata? Verbale. Hai due centesimi in più perché il cliente non li ha voluti di resto? Verbale. Motivazione? Resto errato. Attento inoltre a non salutare con troppa confidenza alcuni conoscenti. Pena una lettera di richiamo. Quindi scusa ragazzo che venivi sempre da me a bere il caffè: se non chiamo un collega a servirti al mio posto, onde evitare favoritismi di non solo quale tipo, verrò richiamato”.
“Perché solo dopo sei ore posso utilizzare il bagno? Perché devo vivere con ansie mai avute prima, col terrore di aver salutato un conoscente? Perché non devo fare amicizia con una collega ?. Perché mi lamento così tanto, direte voi? Quando c’è gente che un lavoro non ce l’ha o deve sottostare a regole peggiori delle mie? Perché ho 24 anni. A queste regole io non ci sto”.
“Me ne vado, per fortuna al bar mi riprendono. Guadagnerò molto meno, ma racconterò una barzelletta ogni tanto, rispetterò il prossimo se mi rispetterà. Siamo esseri umani, non siamo macchine. Il lavoro è importante, ma anche la nostra vita. Non dobbiamo sempre subire, non dobbiamo per forza adattarci a tutto. Lavoriamo ma non dimentichiamoci di rispettarci”.