MOBBING A MILANO
STORYTELLING RISORSA
Un nostro volontario racconta alla redazione di Risorsa un suo colloquio telefonico avvenuto qualche anno fa proprio nella settimana di ferragosto…Non citiamo, come sempre, il nome della persona pur mantenendo il riferimento al settore in cui lavora (e capirete il perché): l’azienda invece è difficilmente individuabile nel vasto panorama della città più industrializzata d’Italia
MOBBING A MILANO
E’ un caldo pomeriggio d’estate, quasi a ridosso di Ferragosto, eppure tengo acceso il cellulare con il numero che funge da segreteria dell’Associazione Risorsa. Su richiesta dei miei familiari, che mi accusano di lavorare pure la notte, lo spengo solo dopo le h.18. Ma a quell’ora interviene un altro volontario, reperibile sul suo numero di casa fino a tarda sera, per dare ascolto alle persone vittime di violenze psicofisiche o comunque di disagio sul lavoro.
Un po’ assonnato per la pennichella, rispondo e ascolto la testimonianza di una persona di Milano che mi chiede se le angherie che subisce da anni si possono considerare mobbing. Preciso che il nostro Sportello d’ascolto è chiuso per ferie (anche i volontari, in genere, le fanno!) e che operiamo solo su Torino e comuni limitrofi, tuttavia, saputo che lavora nel settore dell’editoria, lo ascolto con attenzione. Infatti sia io che la nostra Presidente abbiamo subito mobbing proprio in quel settore e, forse, potremmo dargli dei consigli…
A seguito di esuberi nella sua azienda editoriale, viene trasferito da un lavoro impiegatizio ad uno più manuale, alle rotative – c’era tanto olio e gente grezza – sospira e quindi, oltre al disagio ambientale c’è anche quello umano, con i colleghi. Il bello è che il trasferimento è stato concordato tra l’azienda e il sindacato, attento più ai grandi numeri che alle singole vicende personali.
Iniziano allora le vicende che ogni mobbizzato si porta dietro: depressioni, psichiatri e psicofarmaci, psicologi e psicoterapeuti, ma senza risultati. L’unico, forse, è stato che l’ultimo psicologo interpellato lo ha convinto a smetterla con gli psicofarmaci: ora anche lui è convinto che non servono !
Adesso si ritrova, ad oltre 40 anni, in mobilità e teme di non trovare un’altra occupazione. Come aiutarlo ?. Da quanto emerso dal breve colloquio, più che di mobbing, sembrerebbe trattarsi di demansionamento, una fattispecie che in sede legale risulterebbe più facile da dimostrare (con tutte le prove, che invece mancano) che non il vero e proprio mobbing. Il punto è che si è talmente frastornati che non ci rende conto di quanto sta accadendo intorno e così non rimane che accettare anche quell’olio e quella gente grezza….Il mio interlocutore ha però bisogno di ricostruire la sua autostima, uscendo da quell’ambiente in cui è marcito per tanti anni !
E’ così che mi viene in mente, non potendo aiutarlo da Torino con i nostri sostegni psicologici ai mobbizzati (gruppi di mutuo aiuto, psicodramma, teatro sociale), di indirizzarlo all’Associazione Atdal over 40, che opera a Milano e che si occupa di sostenere i lavoratori “over 40”. Be’, sento di aver contribuito, nonostante il caldo e anche solo al telefono, a dare ascolto e orientamento ad un collega (editoriale) che subisce mobbing a Milano….