LA MIA COLLEGA LEGGEVA LA BIBBIA…….
STORYTELLING RISORSA
Ecco una nuova storia di mobbing tra quelle recuperate negli archivi dello Sportello d’ascolto di Risorsa Nome della protagonista di fantasia, luogo di lavoro non individuabile nella galassia del settore pubblico…
Ho 2 colleghe, ci racconta Giada, impiegata in un Ente Pubblico. La prima è molto buona: pensate che tutti i giorni legge la Bibbia…… La seconda è un po’ meno buona, ma è giovane, carina, efficiente: riesce a svolgere tutto il suo lavoro nelle otto ore e si precipita a bollare, poi nei week-end va sempre a sciare! Io sono meno veloce – spiega ancora Giada – e, pur di finire bene il lavoro, sono disposta a fermarmi oltre l’orario: per questo la mia collega ha preso a criticarmi….ma io non ho mai risposto perché la mia prima aspirazione sul luogo di lavoro è andare d’accordo con tutti
Così è nato il presunto mobbing di Giada, che, a suo dire, è ancora aumentato quando la collega molto buona, quella della Bibbia per intenderci, a seguito di un concorso interno è salita di un gradino nella scala gerarchica ed ha preteso di vistare i fogli di ferie delle colleghe. A questo punto, la nostra domanda è stata: “Ma qual è il comportamento dei capi?”. Giada ci ha allora spiegato che i “veri” capi erano due: il primo aveva un comportamento che nei manuali di organizzazione aziendale viene definito come “permissivo”, uno stile cioè per il quale non interviene nei rapporti tra sottoposti, ma si limita a richiedere lo svolgimento dei compiti assegnati. Il secondo capo, più alto in grado, aveva invece una “ledership assertiva”, cioè il suo ruolo veniva accettato per le sue effettive capacità professionali. A queste si accompagnava una profonda umanità che lo aveva spinto, tra l’altro, ad accogliere la domanda di trasferimento di Giada presso i propri uffici, memore delle capacità e della dedizione di questa persona che era già stata in passato alle sue dipendenze. Purtroppo il suo ruolo non gli permetteva di intervenire direttamente nella vicenda delle vessazioni subite da Giada da parte delle sue colleghe. A fronte di queste precisazioni, non è stato onestamente possibile ricondurre questo caso ad un vero e proprio mobbing, mancando il requisito della “verticalità” ossia della deliberata strategia dell’azienda che, attraverso i suoi dirigenti, cerca di mettere in difficoltà i dipendenti “scomodi”. Secondo i canoni degli studiosi del fenomeno mobbing, al tipo verticale può essere associato quello orizzontale, cioè messo in atto da colleghi contro loro pari grado, ma i due tipi devono esistere congiuntamente. Per inciso, il mobbing orizzontale è molto più odioso di quello verticale, perché elimina quel sentimento di solidarietà che, almeno fino a pochi anni fa, legava persone accomunate dallo stesso lavoro. Ma si sa che nel mondo di oggi si preferisce chiudersi nel privato e pensare solo a se stessi! Pur non configurandosi come mobbing, l’episodio si può tuttavia definire come una “guerra tra poveri”, cioè come tentativi da parte di semplici “caporali” di rendersi più visibili nei confronti dei capi, per ottenere piccoli benefici immediati a scapito dei colleghi. Ma come risolvere lo stato di malessere di Giada, che non merita certo di essere trattata come ci ha descritto?
Il nostro consiglio è stato quello di intraprendere un ciclo di psicoterapia per rafforzare il carattere troppo remissivo della persona. In pochi colloqui infatti un buon psicoterapeuta riesce ad individuare, sulla base di un’anamnesi del caso, quei comportamenti che impediscono ad un soggetto di esprimere la propria personalità e le proprie capacità personali. Il terapeuta non fornisce una precisa direttiva, che spetta sempre al singolo poter scegliere, bensì una linea di comportamento che permetta di portare alla luce del sole ciò che prima ci si teneva dentro ed era causa di stress e di ansia. La preoccupazione di Giada: “Ma quanto mi costa questa terapia?” è subito scomparsa quando le abbiamo indicato la strada, attraverso il sistema Sanitario Nazionale ed in particolare attraverso i Centri di Igiene e Salute mentale, presenti in quasi tutte la ASL, per avere accesso a questo servizio totalmente gratuito, almeno per le prime 10 sedute. Se Giada accetterà il nostro consiglio, siamo certi di rivederla presto, trasformata in una persona “cattivissima” ma che saprà far rispettare i propri diritti.