RISORSA RACCONTA: DIETRO I FUOCHI D’ARTIFICIO
Proseguiamo con le storie di “Risorsa racconta” recuperate nei nostri archivi sulle testimonianze di mobbing, fatte da lavoratori e lavoratrici che si erano presentate, tempo fa, al nostro Sportello di ascolto e orientamento. Per non dare adito a possibili riconoscimenti, abbiamo cambiato nomi di persone e di luoghi. I nostri volontari che hanno scritto vicende tristi e pesanti, le hanno trasformate in forma curiosa, leggera e ironica.
Quando Mario ha cominciato a raccontare la sua storia e a dire che lavorava in una fabbrica di fuochi artificiali, i nostri volontari si sono sentiti trasportati in un mondo da favola, dove tutto è gioioso e si fa festa. Come non ricordare infatti le notti d’estate, quando il cielo si illumina di mille colori e le stelle pirotecniche superano in luminosità le stelle vere ?. Ma l’allegria è durata poco, perché Mario ci ha subito spiegato cosa si nasconde dietro un’immagine di felicità. La sua fabbrica di fuochi è in realtà un luogo dove mancano le più elementari norme di sicurezza sul lavoro, con la polvere da sparo pronta a esplodere al minimo incidente! Così il nostro eroe – si merita davvero questo nome perché è un “duro e puro” – ha iniziato a fare le sue lotte, come le chiama lui, per migliorare le condizioni di lavoro sue e dei colleghi, pur senza mai entrare in strutture sindacali che pure esistono nella fabbrica. Le sue contestazioni al padrone –l’azienda infatti è familiare e si tramanda da più generazioni – partono dal fatto che gli straordinari vengono pagati in maniera forfettaria e non in base alle ore effettivamente lavorate, proseguono con la constatazione che nei locali della mensa è permesso fumare, con rischio perlomeno uguale a quello che si avrebbe in fabbrica e infine rilevano come le docce siano fatiscenti e l’acqua rugginosa che scorre nei tubi vetusti non consente di togliersi di dosso il puzzo di zolfo, che è la materia prima del prodotto finito, proprio quel razzo pirotecnico che tanto ci fa divertire!
Per il solo fatto di aver sollevato questi problemi in mezzo a colleghi pronti a chinare il capo o, nel caso di operai sempre scelti dal padrone, attratti dal miraggio di andare a montare quei fuochi in luoghi lontani e di guadagnare qualcosa in più, Mario è stato più volte insultato dal titolare e costretto a lavorare in condizioni sempre più disagiate. E’ iniziata così la sua depressione, con risvolti anche sulla sua famiglia, che ha comportato periodi di mutua: sono allora scattati i controlli del medico fiscale ed ora il poveretto è sull’orlo del licenziamento. Si prospetta quindi un intervento di carattere vertenziale sul problema della sicurezza sul lavoro e della regolarità dei pagamenti, ma le angherie subite si configurano anche come mobbing e la prima cosa che consigliamo è di spedire una lettera ai titolari per minacciare, se i soprusi non cesseranno, di pubblicizzare la cosa, che va anche a scapito dell’ immagine che dovrebbe essere il valore primario di un’azienda che fa credere di regalare felicità e che invece…..sfrutta solamente i suoi lavoratori.