PADRE IGINO
La nostra prima recensione del 2020, riguarda un libretto del 2000, l’anno in cui fu fondata Risorsa. E’ stato scritto da un personaggio indimenticabile: un anziano sacerdote che fu “scovato” dal nostro Vicepresidente, Franco Debenedetti, e portato allo Sportello Mobbing del sindacato con cui collaboravamo. Pensate allo stupore di chi operava in un mondo mille miglia lontano dalla Chiesa ! Si chiamava padre Igino: oggi è scomparso, in veneranda età, ma di lui abbiamo ritrovato i preziosi consigli dati in alcune “storie di mobbing” che vi proporremo. Ma prima vogliamo ricordarlo proprio con una sintesi del primo capitolo del testo “Mobbing !!!”, intitolato “Nuove malattie” che è quasi il grido di dolore delle tante vittime…
Perché, in un libretto dedicato al mobbing, l’autore inizia dal burn out? Perché , dopo averne dato la definizione, come traduzione dall’inglese: “spegnersi,estinguersi”, fa il caso dei missionari, come è stato proprio lui, poiché essi sono destinati a vivere in situazioni difficili, a volte strazianti. Ad un missionario che, al ritorno in Italia non faceva che piangere, pensando alla fame delle tribù che aveva lasciato, ma che trovò la forza di tornare in Africa, fu detto da un confratello che lo salutava: “Non fermarti troppo preso laggiù, perché oltre malaria e caldo, sono i suoi abitanti a logorarci, e noi non possiamo far nulla perché troppo si aspettano da noi !”. Conclude l’autore: questo è burn out, un fenomeno che colpisce anche il personale sanitario (pensiamo all’odierna esperienza per fronteggiare senza sosta il corona virus), giudici, addetti alle carceri.. Ma c’è anche un altro fenomeno che descrive: le molestie sessuali, che gli inglesi definiscono: “sexual harassment” da cui ereditiamo la parola “stalking” e sottolinea che esse avvengono anche nei luoghi di lavoro, soprattutto da parte di dirigenti nei confronti delle sottoposte. Solo dopo questi 2 esempi, inizia a parlare di mobbing, malattia moderna, ma più subdola ed estesa delle forme precedenti. Mentre tutti la fanno derivare da un verbo “to mob” (aggredire, assalire), egli individua l’origine nel sostantivo corrispondente, che estende il suo significato a folla, plebe, marmaglia, prostituta. Infatti – spiega – quando in individuo è ridotto, suo malgrado, a essere un plebeo, uno della marmaglia, un paria oppresso dai superiori (o dai colleghi) diventa peggio di una prostituta. Un altro riferimento molto attuale è che il mobbing fu inventato secoli fa durante le epidemie di peste: quando una città era in quarantena, chi non si affacciava alla finestra per i controlli degli ispettori, era considerato malato e quindi…pericoloso ! Anche oggi – conclude – la vittima di chi è più potente , viene considerato un…appestato. Ma, nella vasta cultura di padre Igino non poteva mancare un riferimento ai Pensieri di Pascal, quando il filosofo afferma: “Nulla è così insopportabile all’uomo come essere in pieno riposo…senza faccende, svaghi, occupazione. Egli sente allora la sua nullità, il suo abbandono, la sua insufficienza, la sua impotenza, il suo vuoto” (quale verità, al tempo del corona virus !). E come non citare Leopardi, il più sfigato dei poeti ottocenteschi e il suo “Passero solitario che sta su la vetta de la torre antica” ? (vedi immagine).
Prosegue poi con l’esempio del longevo psichiatra austriaco Viktor Frankl che visse tutte vicende di un secolo come il ‘900 e che paragonò la nevrosi noogena (della mente) ad all’assenza del senso della vita. Il completo riposo che l’ammalato cerca non è altro che un’anticipazione di un “eterno riposo” che si inscrive sulle lapidi delle tombe.
Venendo ai giorni nostri, l’autore cita il caso di un altro personaggio: infatti , il cinema ha scoperto un personaggio antesignano del mobbing: il ragionier Ugo Fantozzi. Per inciso, riprendo quanto ho sentito, con stupore, cioè che Fantozzi è stato un gran rivoluzionario, anche se in una sola occasione: quando il mega-direttore cinefilo invita, o meglio, ordina ai suoi dipendenti di venire a casa sua per guardare il film “La corazzata Potiomkin”, proprio la sera in cui c’è un’importante partita di calcio. Così risponde Fantozzi: “La corazzata Potiomkin è una cagata pazzesca !” e i colleghi, di solito timorosi di fronte al superiore, applaudono il coraggioso Fantozzi.
Non sfugge, a padre Igino, nemmeno un romanzo di fantascienza di R. Silveley: “Il marchio dell’invisibile”, ambientato tra un secolo, nel 2104, quando un condannato viene punito con un anno di “invisibilità”, con tanto di marchio stampato sulla fronte.
Tra altre dotte, anche se curiose definizioni di mobbing, citiamo latinamente il mobbing come “conventio ad excludendum”, riferibile a quei lavoratori ritenuti sorpassati rispetto alla velocità dei nostri tempi, oppure troppo avanti per idee e progetti ritenuti pericolosi per “l’eshtablisment”, oppure semplicemente perché troppo pagati. Oggi poi siamo ridotti a numeri, a cartelle cliniche dove i medici descrivono i pazienti con una sola parte del loro corpo: una gamba, una colecisti… Il segno dell’esistenza del mobbing si manifesta, infine, quando una persona si sente avvolto in una sottile nebbia di segretezza, di frasi interrotte, di bisbigli o da circolari fumose che non dicono nulla. E’ proprio come quando i bambini dicono: “Con te non gioco più !”