MOBBING DI CONDOMINIO
Cronaca di una serata al Gruppo di mutuo aiuto Risorsa
L’altra sera, al gruppo di mutuo aiuto di Risorsa, oltre ai frequentatori abituali, si presenta una signora, accompagnata dal marito, che denuncia i malesseri tipici del mobbing: insonnia, ansia, attacchi di panico. Ma quando la conduttrice del gruppo chiede dove la signora lavori, ecco la stupefacente risposta: “Sono custode di un condominio”. Sembrerebbero a questo punto venir meno tutte le teorie del mobbing come fenomeno aziendale, dagli operai ai quadri direttivi. Ebbene, il mobbing di condominio fa parte di quelle “fattispecie altre” che vanno dalle vessazioni in famiglia, nell’esercito, nel clero ed altre che esistono, ma non ricordo nella lunga esperienza di Risorsa, che pure ha affrontato e cercato di risolvere le casistiche più diverse.
La storia del mobbing di questa signora contempla sostanzialmente “l’invidia” di alcuni condomini, rispetto alla maggioranza e con i quali la custode, in coppia con il marito, aveva intrattenuto per anni rapporti di cordialità e di stima reciproca, fino ad organizzare vere e proprie feste di condominio con la partecipazione di musicisti….
I condomini invidiosi, forti della loro rappresentanza in “millesimi”, impongono la loro volontà nelle riunioni di condominio, forse con la complicità del nuovo amministratore. Il vecchio invece si era dimesso per le solite questioni inerenti la gestione economica, in cui la coppia di custodi si era incautamente addentrata. Così si giunge all’ultima riunione in cui viene decisa la rescissione del contratto, nonostante l’impegno e la diligenza ampiamente profusi nella conduzione della portineria.
Incuriositi, tutti i partecipanti al gruppo chiedono in che cosa consistesse il presunto mobbing. La risposta è che i “mobber” non perdevano occasione per rimproverare quelle che erano, a loro, giudizio, mancanze nello svolgimento del lavoro quotidiano. Le accuse erano talmente ridicole che, nell’esporle, il morale dei due malcapitati si era un po’ risollevato. Si era addirittura giunti, una volta, a far intervenire i carabinieri: la custode aveva chiamato un maresciallo, mentre la “controparte” , per affermare la sua superiorità, si era rivolta ad un…colonnello !
Tralascio, per questioni di privacy, altri episodi che potrebbero essere definiti esilaranti, se non avessero sconvolto la vita di una intera famiglia che, a breve, si troverà senza lavoro e senza casa.
E’ qui che il gruppo di mutuo aiuto interviene, portando ciascuno la propria esperienza: c’è chi dà consigli legali, chi fa notare come, in fondo, non ci sia gran differenza con quanto avviene nelle grandi aziende, dove alcuni vengono ingiustamente emarginati. Si stabilisce addirittura una sorta di “empatia” su fatti personali e familiari comuni, addirittura un partecipante fa notare di aver subito mobbing in una Associazione di Volontariato, che dovrebbe essere il non plus ultra della solidarietà!
Speriamo di aver contributo a lenire non solo tutto il dolore di queste persone, ma anche di tutto il gruppo che, grazie alla “mutualità” dell’aiuto trae costantemente giovamento da questo metodo di sostegno psicologico sui disagi provocati dalla società contemporanea.
Ferdinando Ciccopiedi