Paola, mamma Gianluca e Stefano
Sono la mamma di due ragazzi adolescenti che frequentano il gruppo e le attività proposte dal Sollievo.
Alcuni anni fa i miei figli passavano molte ore davanti al computer e non mostravano interesse per lo sport o per uscire con gli amici, non parliamo di proposte educative o di gruppo, sempre rifiutate. Questa chiusura e i videogiochi violenti rendevano i miei figli sempre più nervosi ed egoisti. Sembrava che oltre la scuola non esistesse nulla e che respirassero aria inquinata che andava a togliere loro le energie positive per cercare dentro di loro stessi quei talenti e motivazioni per la loro vita e i loro sogni.
Poi un giorno un amico ha proposto a mio figlio maggiore di partecipare all’incontro di formazione a Leinì. La settimana successiva ha voluto tornarci, mentre molte altre proposte erano cadute nel vuoto e a nulla erano serviti i miei sforzi. Qui ho notato subito qualcosa di diverso: aveva trovato un’accoglienza mai sperimentata prima. Anche perché il suo carattere forte e testardo e la sua spiccata intelligenza non aiutava a integrarsi. Qui ha trovato amici e adulti che non lo hanno giudicato ma aiutato ad aprirsi e a mettere in luce le sue qualità.
Poi è stata la volta del fratello, che inizialmente il fratello maggiore non gradiva, quasi fosse una esperienza esclusiva a suo uso e consumo. Anche qui gli animatori sono stati eccezionali nell’accogliere l’altro mio figlio come persona unica, con il suo carattere, le sue peculiarità, tra l’altro molto diverso dal fratello. Mi ha stupito veder tirar fuori quelle grandi potenzialità di creatività, di voglia di amicizia, di servizio.
Oggi posso dire che i miei figli sono profondamente cambiati, direi “sbocciati”: dopo queste giornate passate al Sollievo per canto, acrobatica, danza, arrivano sereni, allegri e pieni di gioia nel cuore. Anche il rapporto tra loro due è migliorato.
Credo fermamente che i ragazzi di oggi abbiamo bisogno di vivere esperienze profonde di amicizia, di servizio, di fede e la testimonianza di questa realtà è autentica. Prendendo fiducia in loro e vivendo a contatto con la diversità dei loro coetanei, compresa la disabilità, possono a loro volta restituire la ricchezza che hanno dentro.