OFFICINA STELLA ROSSA
A volte fa bene ricordare un passato ormai lontano. La ricerca che risale al 1958 parla di cose forse obsolete, perché oggi non abbiamo più le organizzazioni di classe che l’autore definisce “salde”. Le discriminazioni cui esse diedero origine sono state sostituite da discriminazioni “private” verso lavoratori o gruppi di essi che, comunque, mal si adattano ad un potere padronale che si ritiene svincolato da ogni regola di convivenza e inclusione sociale
L’Officina Sussidiaria Ricambi (O.S.R.), più nota come “officina stella rossa” è considerata il punto di partenza per il movimento operaio italiano negli anni dal 1950 ad oggi. Adibita a officina confino all’indomani del primo sciopero contro la legge maggioritaria del 1953, essa raccolse gli elementi più attivi, sul piano sindacale e politico, delle organizzazioni di classe operanti all’interno del grande monopolio torinese. La sua storia è una storia profondamente drammatica. Vi furono confinati operai ed impiegati con un’alta qualifica professionale, tutti legati al movimento operaio con dei vincoli che spesso risalgono alla prima guerra mondiale, passati tutti attraverso la resistenza al fascismo e la guerra partigiana. Va sottolineato che in nessun’altra città la lotta partigiana ha avuto il carattere marcatamente classista assunto a Torino. I suoi protagonisti hanno vissuto gli anni in cui pareva che un potere operaio, sorto nel grande monopolio su profonde radici storiche e tradizionali, dovesse contrastare, se non addirittura prevalere, il potere padronale. Ma ora tutti si ritrovano gomito a gomito, sradicati dalla massa operaia, in un’officina in cui non vi sono macchinari ma ferrivecchi, mentre attorno a loro in un processo che di giorno in giorno diviene più catastrofico, crollano le organizzazioni di classe che apparivano così salde.
Fonte: Giovanni Carocci. “Inchiesta alla FIAT. Indagine su taluni aspetti della lotta di classe nel complesso FIAT”. In Nuovi Argomenti (rivista bimestrale diretta da Alberto Moravia e Alberto Carocci). N.31-32. Marzo-Giugno 1958. Parte 1°