MOBBING OMOFOBO: UNA TESTIMONIANZA
Non ci era ancora capitato, nella ventennale storia di Risorsa, un caso di omofobia come causa di mobbing. Pubblichiamo pertanto questa intervista-testimonianza, selezionato sulla nostra pagina FB dal Consigliere Salvatore Tonti e qui sintetizzato dalla Volontaria Erika Porzio. L’articolo completo si trova a questo link
Fonte: “gay.it” – aprile 2021 – autore: Alex Ruma.
D. si è ritrovato a dover interrompere una collaborazione lavorativa a causa degli insulti omofobi subiti dal suo datore. In questo articolo riportiamo la sua testimonianza. Il giovane purtroppo non ha sporto denuncia in quanto temeva possibili ripercussioni. Questo è uno dei motivi principali che spinge le vittime di mobbing a non parlare.
D., raccontaci come è andata.
Le condizioni di lavoro a cui ero sottoposto erano quelle che purtroppo sono comuni a molti giovani. Ritmi stressanti, richieste fatte a qualsiasi ora, persino nei giorni festivi, continue modifiche a materiali già ultimati. Ho chiesto di poter avere un paio di giorni liberi almeno per Pasqua e lì è successo il casino. Il capo dell’azienda mi ha mandato un messaggio vocale in cui mi diceva che sono “un ricchi*ne di merda, una femminuccia, proprio un ricchi*né di merda…” (traduzione fatta dal dialetto). Come se non bastasse, mia madre era vicino a me e ha sentito tutto. Quando ho provato a difendermi, dicendo che anche io avevo diritto a qualche giorno di pausa e che, come tutti, ho altri impegni oltre al lavoro, lui ha inveito in maniera ancora peggiore e mi ha chiesto: “che impegni hai? Devi andare a fare il depilé?” Come se un ragazzo omosessuale avesse come impegni di vita andare al centro estetico a depilarsi.
Cosa hai provato in quel momento?
Sono rimasto di sasso, in primis perché non mi aspettavo questo tipo di offese, in più non potevo avere nessuna reazione esagerata dal momento che, come ti ho accennato, mia madre che di me non sa nulla, era presente ed ha ascoltato tutto. Non appena si è resa conto con chi avevo a che fare mi ha subito tranquillizzato dicendomi di non dare più corda a questo tizio. Io ho continuato la conversazione in maniera più tranquilla puntualizzando che non mi ero mai permesso di offendere nessuno. Ho chiesto di non cercarmi più. Lui ha provato a parare il colpo dicendo di non aver detto nulla di offensivo, che “se uno non lo è, non si offende. Si offende solo chi lo è…”
Intendeva dire che se uno ti dice ricchione non è offensivo? O meglio, voleva spingerti a negare di essere gay come se te ne dovessi vergognare?
Esatto. Lui comunque è una persona non solo omofoba, ma anche maschilista.
(D., oltre a questo, ha riportato anche pesantissimi insulti che il suo datore di lavoro aveva rivolto alle lavoratrici donne ma l’autore di questo articolo ha evitato di riportarli per l’eccessiva volgarità).
Come stai adesso?
Ho vissuto tutto con molta ansia, mi sentivo stalkerizzato. Ho cambiato numero di telefono e adesso sto sicuramente meglio, ma vivo con la paura che possano comunque cercarmi tramite i miei canali social ed e-mail che, al momento, non ho cambiato o disattivato. Certamente provo un senso maggiore di leggerezza e soprattutto libertà che in quel periodo di collaborazione lavorativa era venuta a mancare. Lavoro e vita privata erano diventate una cosa sola.
Hai un messaggio per i nostri lettori?
Ancora oggi nel 2021, ricevere insulti omofobi, è una discriminante che non dovrebbe nemmeno esistere. Per me si è conclusa in questo modo, e se avessi ricevuto ancora questo tipo di ripercussioni avrei denunciato l’accaduto. Quello che vi dico è, di denunciare, se qualcuno vi offende e vi apostrofa con insulti, che nascondono una più o meno velata omofobia. Non è giusto. Noi non siamo soltanto quello per cui veniamo etichettati. Siamo esseri pensanti, con un carattere, una cultura… e non è giusto essere ridotti a una categoria, di cui non mi vergogno, ma a cui molta gente, specie in ambito lavorativo in questo caso, si attacca solo per cercare di umiliarti. Ricordatelo bene! Condivido questa esperienza per aprire gli occhi a chi legge e si può ritrovare in queste condizioni, sperando nel mio piccolo di essere di aiuto.