MARCO PANTANI: ERA MOBBING….E NON LO SAPEVA!
STORYTELLING RISORSA
Qui inizia un nuovo piccolo ciclo delle storie di mobbing di Risorsa. Si tratta infatti di testimonianze che i nostri Volontari hanno voluto dare partendo dalle emozioni in loro suscitate da fatti di cronaca che in quel momento erano importanti
Scrivo di getto queste considerazioni e mi chiedo come il mobbing possa esistere in un mondo sano come dovrebbe essere quello dello sport:
Un uomo solo al comando della corsa…è la frase più ricorrente nel fiume di parole scritto sui giornali a commento della tragica fine del corridore romagnolo Marco Pantani.. Si intende così fare un paragone tra il campione di oggi e un grande campione del passato, Fausto Coppi, anch’egli scalatore solitario nell’epopea del ciclismo eroico. Ma non è certo questa la sede per fare l’elogio del Pantani ciclista, quello che mi interessa è il Pantani uomo, lasciato solo nella vita dopo i trionfi sportivi. La solitudine, l’emarginazione, l’ansia e la depressione sono tutte caratteristiche che ritroviamo nella persone comuni che si presentano a Risorsa. E a convincermi ancor più che quella di Pantani è stata una forma, per quanto atipica, di mobbing sono state le citazioni, sempre sui giornali, delle inchieste giudiziarie portate avanti dal Pretore Guariniello, sul doping sportivo e, in particolare del calcio. Fino ad oggi avevo considerato queste inchieste forse un po’ eccessive, ma la morte di Pantani mi ha fatto capire che il “Pretore d’assalto” aveva ancora una volta ragione: se è vero che il doping porta alla morte è sacrosanto perseguire penalmente i responsabili di queste morti annunciate. Il magistrato Guariniello è spesso gradito ospite dei nostri convegni sul mobbing: con rigore scientifico, ma anche con estrema umanità ci spiega quali norme civili e penali vengono infrante da chi mobbizza, che il mobbing è da considerarsi a tutti gli effetti una malattia professionale e chi ne è vittima ha diritto al risarcimento del danno e chi lo pratica rischia la galera….E chi potrà mai sapere se qualche mobbizzato depresso non si sia tolta la vita a causa di quella angoscia e solitudine provocata dall’aver patito il mobbing?
Quello di Pantani è stato uno sfruttamento dell’uomo sull’uomo, un volersi approfittare di un carattere forse debole per arricchirsi, portando un simbolo di potenza fisica alla gloria degli altari, per poi abbandonarlo nel momento della disgrazia. Non è forse questo che fanno anche i managers delle aziende quando spremono tutte le energie di un dipendente, magari per far carriera alle sue spalle, per poi buttarlo via quando diventa troppo vecchio o troppo costoso? Non è forse questo che fanno quei colleghi che isolano il capro espiatorio di una situazione scomoda per tutti?
Sì, mi convinco sempre di più che il povero Pantani ha subito una vera e propria forma di mobbing, come emerge anche dalle sue ultime, disperate lettere scritte in solitudine, abbandonato da tutti, ed è per questo che l’omaggio migliore alla sua memoria da parte dei volontari di Risorsa è ricordarlo così, come uno di noi………