MOBBING DI SICILIA
STORYTELLING RISORSA
Proseguiamo con le storie recuperate nei nostri archivi sulle testimonianze di mobbing, raccontate da persone che si erano presentate, tempo fa, al nostro Sportello di ascolto e orientamento. Per non dare adito a possibili riconoscimenti, abbiamo cambiato nomi di persone e di luoghi. I nostri volontari che hanno scritto vicende tristi e pesanti, le hanno trasformate in forma curiosa, leggera e ironica. Ecco il racconto di una persona che, data la posizione e il florido settore (nonostante quello che diceva la Direzione) in cui lavorava, sembrava dover essere immune da mobbing. Invece…
Sul finire degli anni ’90 ebbi la mia prima assunzione nel settore bancario, naturalmente a tempo indeterminato e con tanto di corso di formazione. La mia soddisfazione svanì presto quando, in seguito a “crisi di fatturato” fui spostato da un’Agenzia periferica, ma vicina al mio paese natale, alla sede principale della “primaria banca”. Mi dicevano che lo spostamento era temporaneo e che sarei tornato presto a casa, ma le mie richieste di trasferimento venivano sistematicamente rifiutate con le più svariate e fantasiose giustificazioni, come quella che non potevano avvenire spostamenti all’ interno di società diverse dello stesso gruppo (le famose “scatole cinesi”). La realtà era che non ce la facevo più a pagare l’affitto di casa e così fui accontentato, ma solo perché nel frattempo tutte le sedi erano state chiuse e, per accordo sindacale, fummo tutti trasferiti alla sede della capogruppo. Ma, forse perché avevo “osato” chiedere dei trasferimenti per riavvicinarmi a mia moglie, che era incinta, fui subito demansionato e, alla richiesta di spiegazioni, mi dissero che non ero ben accetto dai colleghi e mi proposero addirittura le “dimissioni… spontanee”. Al mio ovvio rifiuto, ecco un altro trasferimento e, per rimanere accanto a mia moglie, comprai addirittura casa nella nuova sede di lavoro. Nuovamente la Banca andò in crisi e si procedette a nuovi accorpamenti di funzioni e uffici, che, nel mio caso, significava solo spostamento a mansioni che non erano consone alla mia professionalità, e subire l’umiliazione di venir considerato negativamente, nonostante la lunga esperienza lavorativa e le competenze acquisite. Ne approfittarono anche per formalizzare una Cessione di Contratto a società collegate che, pur facendomi mantenere i diritti giuridici ed economici acquisiti, significava per me un nuovo demansionamento. Dopo circa 10 anni dall’ inizio di questa vicenda la Direzione mi propone “per agevolarmi” di trasferirmi vicino a casa, ma rinunciando al rimborso spese di missione, visto che, in fondo, la sede di lavoro era vicina al mio paese ! Non mi rimase che accettare la situazione, ma a costo di pesanti rinunce sul piano privato, come marito e padre, nonché su quello economico. Sul piano professionale, i continui cambi di mansione mi avevano fatto perdere professionalità e così decisi di rivolgermi ad un Sindacato per far valere il diritto ad essere adibito alle mansioni per le quali si è stati assunti. Certo, viste analoghe esperienze di miei colleghi che si sono rivolti ai Sindacati, spero proprio che le persone che mi hanno preso in carico si comportino diversamente e non mi abbandonino subito dopo aver fatto la tessera sindacale… Ecco perché mi piacerebbe rivolgermi all’Associazione Risorsa che, almeno, non è un interlocutore istituzionale delle aziende, ma è al di sopra delle parti.