SETTIMANA DELLA SICUREZZA
La rivista “Sicurezza e lavoro”, diretta da Massimiliano Quirico, ha organizzato la 6° edizione della Settimana della Sicurezza, dal 30 novembre al 6 dicembre 2015, in occasione dell’ottavo anniversario del rogo delle acciaierie ThyssenKrupp di Torino. Ad essa si aggiunge quest’anno l’iniziativa denominata “Io non rischio”, un progetto per la promozione della cultura della sicurezza tra i giovani studenti mediante innovativi percorsi di cittadinanza attiva. Il progetto si aggiunge al coinvolgimento di Enti pubblici e privati, imprenditori, lavoratori (citiamo, tra i numerosissimi partner, il Comitato Permanente Salute e Sicurezza della Prefettura di Torino e la Reale Mutua Assicurazioni) sui temi della salute, sicurezza e diritti sul lavoro e a scuola. Esso prevede, tra l’altro la creazione della piattaforma web RLS, a cura della Camera del Lavoro di Torino per far dialogare tra loro i RLS sindacali (rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza), estesa a studenti e docenti.
Sono argomenti molto vicini all’attività di Risorsa, per cui nostri volontari hanno partecipato alla conferenza stampa di presentazione delle attività della settimana e ad altre iniziative. Tra queste si ricordano i laboratori aperti per promuovere il lavoro manuale e l’autoimprenditoria giovanile (Fast lab Pavone, in collaborazione con Circoscrizione 1), l’inaugurazione della sede di Indire – istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa, presente da 90 anni in Italia, ma per la prima volta a Torino – il convegno e dibattito con istituzioni, sindacati e scuola che tratta anche del D.V. R. (documento di valutazione dei rischi, trasformato anche in uno strumento didattico per i giovani al fine di ridurre i rischi e i costi socio-economici tramite misure di prevenzione e controllo ), la mostra “L’Italia che muore al lavoro. Tragedie sul lavoro e malattie professionali”, (tra i collaboratori, anche l’Inail Piemonte), l’incontro sulla sicurezza nello sport, uno spettacolo teatrale “Sulla nostra pelle. Artisti torinesi per le vittime ThyssenKrupp”, con toccanti testimonianze dei parenti delle vittime. Infine, incontri di calcio per il trofeo “Sicurezza e lavoro”, al termine dei quali vi sarà la cerimonia conclusiva, che si concluderà il giorno successivo con il ricordo delle vittime del rogo delle acciaierie al cimitero monumentale.
Concludiamo – contravvenendo alla regola del nostro sito di non citare i nomi di chi ha preso la parola nella conferenza stampa introduttiva – con il contributo dell’on. Antonio Boccuzzi della Commisisone Lavoro della Camera, intitolato: “Giustizia ritardata è giustizia negata” – celebre frase di Montesquieu – sulla durata infinita dei processi penali. E’ una domanda legittima se legata al processo ThyssenKrupp, dopo 8 anni dall’inizio dei gradi di giudizio. Infatti, dopo indagini e fase preliminare a tempo di record, si è preso coscienza che agli imputati è consentito mentire pur di difendersi, che l’impegno a non far accadere mai più simili tragedie non c’è più perché la civiltà rimane fuori dai luoghi di lavoro e in questi anni si sono succedute tragedie analoghe e analogo dolore. I tre gradi di giudizio “normali” non sono stati sufficienti per comprendere le responsabilità. La prima sentenza fu davvero storica, come le reazioni che scatenò, tra cui questa sarebbe stata ragione di fuga di imprenditori dall’Italia come se la disattenzione alla sicurezza fosse una caratteristica appetibile del mercato del lavoro. Le pene furono considerate sproporzionate e Confindustria tributò un lungo applauso solidale all’amministratore delegato Thyssen giudicato con l’atto di accusa e con la pena più elevati. Al contrario, chi cerca la vera essenza della parola “sicurezza” e condivide il dolore dei parenti degli scomparsi, la assume come caratteristica principale di un Paese civile e ne fa un simbolo. Afferma Boccuzzi che, pur senza paragonarla ad un valore universale, è lecito misurarla insieme alla fiducia e alla speranza che non deve affievolirsi e lasciarsi abbattere dal tempo, a ricordarci cosa deve arrivare per dare un senso di civiltà al nostro meraviglioso Paese.
Citiamo ancora, sempre di Boccuzzi, questa meravigliosa e toccante poesia:
La classe operaia va in paradiso… Omaggio alle vittime Thyssenkrupp
di Antonio Boccuzzi
La classe operaia sicuramente va in paradiso
Li tutto funziona a regola d’arte e se qualcosa non va c’è sempre qualcuno con un cacciavite, una brugola o una chiave inglese a ripristinarla
La classe operaia va sicuramente in paradiso perché per molti l’inferno non può essere vissuto in tutte e due le vite
La classe operaia va in paradiso perché abbiamo ancora tante cose, troppe, da riprendere e portare a termine. Quel bacio non dato, quella rivincita a carte, a pallone, a braccio di ferro in sospeso. Quell’arrivederci che non può chiudersi senza effettivamente rivedersi
La classe operaia va in paradiso perché non penserete davvero che quelle nuvole assumano certe forme senza che qualcuno sia li a modellarle
La classe operaia va in paradiso perché troppe mamme, troppi figli, pregano per i loro eroi blu
La classe operaia va in paradiso perché quando tutti dormono o sono in discoteca, dentro le fabbriche si suona la musica della macchina, dei suoi ingranaggi, lo stridere di viti e bulloni che si stringono, del martello che batte, del maglio che picchia, di Mario che urla a Gino
La classe operaia va in paradiso perché li non ci sono le stagioni, li non fa troppo caldo o troppo freddo, non ci sono finestroni o forni immensi
La classe operaia va in paradiso perché almeno li siamo tutti uguali e non ci sono matricole da portare o cartellini da timbrare
La classe operaia va in paradiso perché gli angeli hanno le ali, ma anche la tuta
La redazione di Risorsa