Anno 2061: Fantacronaca da un’Italia che vorremmo
La redazione di Risorsa ha recuperato nei suoi archivi un articolo scritto da un suo volontario nell’ormai lontano 2011. Egli si è inventato questa cronaca di pura fantasia, immaginando quello che potrebbe essere il mondo del lavoro nel 2061, anno del duecentesimo dell’unità d’Italia, in un nuovo scenario politico-economico. Poiché contiene un messaggio di speranza, volentieri pubblichiamo
Sono in corso i festeggiamenti per il 200centesimo dell’Unità d’Itala. Ma oggi è anche il giorno della memoria di un’altra ricorrenza: quella della sentenza definita “epocale” del processo di Torino alla Thyssen-Krupp, che 50 anni fa condannò per omicidio volontario, con dolo eventuale, i responsabili del rogo in cui persero la vita 7 operai e che sconvolse la vita delle loro famiglie e dei loro colleghi.
E’ stata da poco completata la riforma Costituzionale, che modifica profondamente il mondo del lavoro. Accanto all’articolo 1 (L’Italia è una repubblica fondata sul lavoro), ne sono stati aggiunti altri, come quelli che ricordano come lavoratori e datori di lavoro abbiano uguali diritti, doveri, dignità e che le imprese debbano diventare “etiche”, non più solo attente alle transazioni commerciali, ma anche alle esigenze di tutti: consumatori, dipendenti, fornitori, azionisti. Ma a noi piace particolarmente un altro articolo della Costituzione, quello secondo cui il “mobbing”, cioè le violenze psico-fisiche sul luogo di lavoro, sono riconosciute come un reato civile e penale. All’approvazione di questa legge bipartisan, approvata dopo lunghe concertazioni, ha contribuito l’azione di lobbying, sempre trasparente e corretta, portata avanti dall’Associazione Risorsa, che ormai da più di cinquant’anni si batte per la tutela dei lavoratori. Ma forse la legge non è più necessaria.
Infatti le nostre aziende, esaurita la bolla speculativa della finanza creativa, sono tornate a mettere al centro il lavoro, vera ricchezza delle Nazioni. Così recitavano gli economisti della prima rivoluzione industriale, che prima di essere economisti, erano filosofi morali.
Ora la giornata di lavoro, sia manuale che intellettuale è scandita da ritmi più umani. Al termine, capi e colleghi si ritrovano spesso in riunioni conviviali, magari seguite da notti in discoteca: tanto, con gli orari flessibili, potranno arrivare tardi al lavoro e recuperare le ore perse, scaglionando le ferie.
C’è solidarietà tra i colleghi, i capi sono competenti e pronti a riconoscere i meriti, non solo a sentirsi dire sempre “sì”, non c’è più invidia, scatenata da modelli di consumo che privilegiavano l’acquisto di beni, a scapito delle relazioni tra persone. I datori di lavoro assumono giovani con contratti a tempo determinato, ma solo per un anno. Obbligatorio, dopo il corso di studi, è uno stage all’estero, in una delle macro regioni degli Stati Uniti d’Europa, che la attraversano tutta, dal Manzanarre… agli Urali. Poi, il contratto, per i meritevoli, è a tempo indeterminato, così che essi possano prima rendersi autonomi dai genitori e poi costruirsi progetti di vita. Durante l’età adulta, i lavoratori acquisiscono professionalità e competenze, comprese le donne. Per le mamme – e per i padri – esiste il diritto alla genitorialità. Esistono asili nido, all’interno delle grandi aziende, o per le piccole, in comunità gestite da educatori professionali. Così possono fare carriera, ma solo per i loro meriti: ogni forma di raccomandazione è bandita e, se scoperta, comporta la retrocessione di ruolo. La maternità, come I permessi per accudire parenti anziani e malati, non comportano più sospetti, demansionamenti o spostamenti. Quando i lavoratori sono prossimi alla pensione, viene concesso il part-time, perché si possano adeguare alla nuova vita di pensionati, e nel frattempo vengono destinati all’addestramento dei giovani.
Se proprio un’azienda deve chiudere, il reddito dei dipendenti viene garantito da un sistema di welfare che si avvale dei fondi recuperati dall’evasione fiscale. Le trattative per l’uscita incentivata hanno sostituito le vecchie forme di mobbing, che avevano il solo scopo di indurre alle dimissioni, e spesso sono condotte dagli stessi stesi interessati, senza intermediazioni. Le sacche di povertà sono quasi eliminate, grazie anche all’opera dei tanti volontari che operano gratuitamente sul territorio.
Gli immigrati, di prima o seconda generazione, sono ormai integrati, poiché vengono impiegati solo quelli senza precedenti penali e che, oltre il lavoro garantito, abbiano anche una casa garantita, così da potersi ricongiungere con le famiglie. I più intraprendenti, forti dell’esperienza fatta, ritornano ai loro Paesi, dove i fondi della Comunità Europea, consentono di aprire attività e di sviluppare la loro economia. I lavori usuranti sono affidati alle macchine e tutti i giovani ricercatori , i nostri “cervelli”, sono rientrati in Italia: a loro, come agli insegnanti, viene riconosciuto un ruolo primario.
Quando un italiano va all’estero, non è più apostrofato come: “Spaghetti, mafia e mandolini”, ma come lavoratore serio e competente, con quel pizzico di fantasia in più che consente di far funzionare macchinari obsoleti o risolvere problemi che altri non sanno affrontare. Insomma, nel mondo globale e con produzioni de localizzate il” Made in Italy” è stato sostituito da: “Engineered by italians” o “Powered by Italians” .
Intanto, in Italia, file e file di pale eoliche costeggiano i nostri mari, battuti dai venti, mentre campi di pannelli solari sono sparsi per le nostre pianure, così da fornire energia pulita. Abbiamo persino convinto la Francia a smantellare quella centrale nucleare vicino ai nostri confini. Grandi navi veloci e potenti aliscafi collegano Reggio Calabria a Messina, facendo così dimenticare il ponte sulle stretto che, se costruito, sarebbe crollato dopo pochi anni, visto l’andazzo delle imprese edili di cinquant’anni fa. Anche la metropolitana di Torino ha oggi 4 linee, che servono tutta la cintura. Altrimenti ci si reca al lavoro in “car sharing”: i dipendenti di una stessa azienda, ordinati nel database interno per indirizzo, via e numero civico, grazie ad un sofisticato software, si riuniscono in piccoli gruppi su una stessa auto, messa a disposizione da un collega, a rotazione. Una grossa mano alla evoluzione della nostra coscienza civile, l’ha data il web 2.0, con i suoi social network, dove ciascuno può esprimere la sua opinione e le icone con “Mi piace” o “Non mi piace”, sono state sostituite da altre icone in cui si può: “Classificare, distinguere, ordinare” in modo che il giudizio su qualsiasi avvenimento sia motivato, consapevole e sfumato a seconda dei casi. Tra l’altro, quest’anno abbiamo di nuovo vinto i mondiali di calcio. Merito di un allenatore “Special one” diverso da quelli che, proponendo schemi e diagonali, senza aver mai dato un calcio al pallone, ha invece trasmesso la voglia di “recuperar palloni” come i mediani di antica memoria o come le ali che se ne andavano lungo le fasce per il cross e l’immancabile goal…..
Ferdnando Ciccopiedi