L’ora di focalizzarci sul fenomeno delle misure alternative – I risultati 2024-2025 del Progetto Impresa Accogliente

La pagina del Sole 24 Ore dedicata al tema delle carceri e delle misure alternative alla detenzione

E’ un segnale significativo e forse anche un punto di svolta la pagina che Il Sole 24 Ore ha dedicato il 3 luglio scorso al problema delle carceri italiane. Con un affondo (finalmente! e per certi versi inusuale nel dibattito attuale) sull’urgenza di sostenere il reinserimento sociale e lavorativo delle persone che stanno terminando di pagare il loro conto con la giustizia nelle forme delle cosiddette misure alternative – la detenzione domiciliare o l’affidamento in prova al servizio sociale o la semilibertà -. Persone che vivono oggi non dentro le carceri, ma fuori, tramite l’esecuzione penale esterna. Per questa popolazione – molto più numerosa dei “ristretti” nelle carceri – l’accompagnamento a ritrovare un lavoro è il fattore in assoluto più decisivo.

Uno sguardo aperto sulla realtà di questo fenomeno sociale ci fa capire che la gran parte delle 77 mila persone che a fine 2024 scontavano la pena fuori dalle carceri (contro i circa 62 mila detenuti reclusi negli istituti di pena) NON HA UN LAVORO, a dispetto di una narrazione secondo la quale chi è in misura alternativa lo è perché ha trovato un lavoro. Niente di più non vero. Certo, ci sono detenuti che una volta in misura alternativa, per il loro livello di istruzione e per le esperienze lavorative pregresse, ritrovano facilmente un’occupazione, ma è altrettanto certo che la gran parte di loro ha scolarità bassa, esperienze lavorative precedenti molto frammentate e precarie al massimo dei livelli e necessità di orientamento e accompagnamento per diventare “spendibili” nel mercato del lavoro, già da quando sono in detenzione domiciliare o in affidamento. Perché se questo non avviene, come fanno a mantenersi fuori dal carcere? Mantenere sè stessi, la propria famiglia, i propri figli… O respingere le seduzioni di ricadere nell’illegalità che li ha portati in carcere?

Il lavoro è dunque la chiave di volta di un riscatto. L’accompagnamento verso la ricerca di lavoro ,la prima cosa da fare con queste persone. L’incontro e un cammino condiviso con gli imprenditori e le imprese sono la conseguente iniziativa da approfondire per rendere i datori accoglienti e rilanciatori di uomini e donne nella società, per il loro bene e per il bene e la sicurezza di tutta la comunità italiana.

I risultati de La goccia di Lube

La goccia di Lube, con il suo Progetto Impresa Accogliente, ha voluto dare un segnale, e sta impegnandosi per dare un seguito all’esperimento 2024-2025 che ha portato a 23 inserimenti lavorativi di persone in detenzione domiciliare o in affidamento in prova su quasi 90 prese in carico. Il Progetto ha attivato una decina di corsi di formazione, 41 percorsi ddi orientamento al lavoro mentre 21 utenti hanno trovato lavoro da sè dopo l’accompagnamento degli operatori e dei volontari del Progetto. Cento imprese sono state interpellate, una cinquantina di queste si è detta disponibile a offrire lavoro a chi è in misura alternativa, 13 imprese hanno attivato tirocini o contratti o aiutato il progetto con proprie donazioni, tanto da meritarsi la targa di “Impresa Accogliente”.

Un appello alle istituzioni e alla politica

C’è ancora molto da fare, moltissimo. Quanto fatto da La goccia di Lube è davvero una goccia nell’oceano della ricerca di un lavoro per chi è in misura alternativa. Lo Stato, i politici, il governo, organismi costituzionali come il Cnel, guidato da un coraggioso Renato Brunetta che ha messo al centro del dibattito politico e sociale il tema della “recidiva zero” potrebbero partire da un piccolo ma significativo passo verso questo obiettivo: estendere i benefici previsti dalla cosiddetta legge Smuraglia anche alle imprese che assumano persone in misura alternativa alla detenzione, e quindi anche facilmente incontrabili e colloquiabili. Diversamente, se non fosse possibile estendere tale legge, almeno si realizzi un fondo che incentivi le imprese ad assumano persone in misura alternativa. Sono quelle le prime in uscita dagli istituti di pena: sono già in mezzo a noi, nei nostri condomini, nelle nostre strade, li incontriamo senza saperlo nei supermercati, nelle scuole dove vanno a prendere o ad accompagnare i figli… Sì, è l’ora di renderci conto di questa realtà. II Sole 24 Ore ha segnato la strada. Il seminario che abbiamo organizzato l’11 giugno a Torino, patrocinato dal Ministero della Giustizia, ha contribuito a prepararla.

Adriano Moraglio

La consegna a Elena Chirino della relazione finale del Progetto Impresa Accogliente 2024-2025

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