STORIA DELLO STABILIMENTO

L’industria della dinamite e delle polveri senza fumo in Italia ha origine ad Avigliana, in località Valloja. Nell’aprile del 1872, in seguito alla promulgazione della legge che aboliva il monopolio di Stato sulla fabbricazione degli esplosivi, la “Società Anonima Dinamite Nobel di Amburgo” decise di fondare una società affiliala al gruppo con sede in Italia. La nascita di questo stabilimento si inquadra nel periodo pioneristico degli esplosivi, il cui impiego era diviso fra le esigenze belliche e le grandi opere civili, come la realizzazione dei trafori e della rete stradale e ferroviaria. Lo stabilimento di Avigliana permise inoltre ad Ascanio Sobrero di entrare in contatto con Alfred Nobel, che per la messa in funzione di questo dinamitificio richiese proprio la sua collaborazione. La località Valloja, al confine con il comune di Sant’Ambrogio, fu scelta per la rispondenza del luogo alle esigenze di sicurezza e di funzionalità dello stabilimento. La collina detta “Trucco di San Martino”, ceduta gratuitamente dal Comune di Avigliana, su cui si addossarono i locali, offriva all’abitato la protezione dagli scoppi, inoltre la breve distanza dalla stazione ferroviaria facilitava i trasporti e la presenza dei canali del Molino e di Rivoli fornivano l’acqua. Il 23 dicembre 1873 entrava in funzione il primo impianto industriale di nitroglicerina e dinamite. L’impianto, con 80 addetti, era costituito da fabbricati per la preparazione di acido nitrico e di acido solforico e da locali per la fabbricazione di nitroglicerina e dinamite. Negli anni successivi iniziarono gli ampliamenti, per soddisfare le commesse del Governo, di cui la società era diventata fornitrice. Si eseguirono lavori idraulici, dopo l’acquisto del Molino di Borgo Vecchio, si ampliarono gli impianti preesistent’, si migliorarono le condizioni di sicurezza nella produzione della nitroglicerina e nei locali di deposito degli esplosivi. Ne! 1875 entrarono in funzione gli impianti per la produzione di dinamiti gelatine, nel 1877 quelli per il fulmicotone e nel 1889 per la balistite. Nel 1893 lo stabilimento occupava un’area di 2.09.440. mq, vi erano impiegate 800 maestranze, era fornito di energia elettrica e di ferrovia interna collegata con la stazione dì Avigliana e con il Molino, era dotato di un laboratorio chimico e produceva, oltre agli esplosivi, intermedi chimici, sottoprodotti delle lavorazioni principali e concimi. Nei primi ventisette anni di attività il Dinamitificio fu funestato da una decina di incidenti. Particolarmente gravi l’incendio del locale della fabbricazione della balislite (13.5.1890) e lo scoppio al petrinaggio e ai depositi della dinamite (16.1.1900) documentato dalle fotografie scattate da Annibale Cominetti di Torino.
Negli ultimi anni de! XIX secolo l’attività del Dinamitificio fu ridotta e messa in crisi dalla mancanza di commesse da parte del Ministero della Guerra. Si verificarono flussi migratori di operai specializzati e cartucciere verso il Sud Africa, dove l’estrazione dell’oro richiedeva un consumo notevole di dinamite. Nel 1908 venne realizzato un nuovo polverificio, in località Allemandi, per la produzione dì C2 una cordite destinata alle grandi artiglierie. Durante la prima guerra mondiale, per soddisfare le necessità belliche, il dinamitificio raggiunse il massimo sviluppo con l’ampliamento dell’Allemandi e la costruzione di nuovi impianti in località Mareschi, dove nel 1917 si preparava la galletta, che veniva trasportata per la rifinitura della polvere alla Allemandi. In quell’anno il numero dei dipendenti degli stabilimenti aviglianesi superò le 5000 unità. Dopo la Prima Guerra Mondiale si registrò un crollo dell’occupazione, lo stabilimento Allemandi cessò l’attività, e nel 1925 la Montecatini – Società generale per l’industria mineraria e chimica, interessata a ridurre la concorrenza del Dinamitificio nel campo dei concimi, acquisì la maggioranza del pacchetto azionario della Nobel. La nuova società, per la necessità di riconvenire le sue produzioni, avviò diverse lavorazioni sperimentali. Fra queste ebbe successo l’impianto per la produzione di vernici realizzalo nel 1929 nell’area dell’ex munizionamento, la cui gestione venne affidata ad una società autonoma denominata Duco. Nel campo degli esplosivi la Nobel, secondo le direttive autarchiche, nel 1927 aveva avviato lo studio di un nuovo tipo dì molecola, la trimetilentrinitroammina o T4, ottenuta da sostanze prodotte da altri stabilimenti Montecatini; la formaldeide a Merano, l’ammoniaca a Novara. A partire dal 1936 se ne iniziò la produzione industriale nella regione Mareschi, finché gli impianti furono messi fuori uso da un attentato nel 1943.

La recessione economica del 1929 portò un peggioramento della situazione occupazionale, che vide una ripresa con le guerre coloniali in Etiopia. Con la Seconda Guerra Mondiale ripresero le assunzioni, che agli inizi del 1943 portarono gli addetti a circa 4.000. Dopo l’armistizio un contingente della Wermacht presidiò la fabbrica, riattivando parzialmente la produzione dei reparti Valloja e Allemandi. Durante la lotta di Liberazione lo stabilimento fu oggetto di numerosi attentati da parte di partigiani, per impadronirsi di esplosivo da utilizzare nelle azioni di sabotaggio. Nell’aprile del 1945 lo stabilimento Allemandi fu distrutto dall’aviazione americana. Dopo la Seconda Guerra Mondiale l’attività lavorativa riprese a ritmo ridotto, tanto che nel 1965 la Montecatini decise di trasferire le produzioni ad Orbetello, chiudendo definitivamente lo stabilimento Valloja di Avigliana.