Intervento di Giovanni Genta

La fondazione dell’Associazione Amici di Avigliana (AAA) avvenne in un particolare momento storico della vita democratica del nostro paese. Da poco più di un anno, in attuazione degli articoli n. 114 e seguenti della Costituzione della Repubblica, erano state istituite le Regioni a statuto ordinario, col trasferimento dallo Stato di molte competenze, in particolare nei settori dell’urbanistica, dell’ambiente, del turismo e dell’assistenza sanitaria ed ospedaliera.
Il decentramento dei centri decisionali del potere politico-amministrativo, con la conseguente possibilità di dare risposte più immediate e mirate alle esigenze ed alle istanze del territorio, avevano determinato aspettative nuove e contribuito al risveglio di una nuova volontà di partecipazione, per contribuire alle scelte e determinare le priorità degli interventi delle pubbliche amministrazioni.
In quel periodo inoltre, già si erano consolidati e diffusi i valori di una filosofia ambientalista e di una coscienza ecologica, mirati a ragionare su uno sviluppo economico e sociale sostenibile, rispettoso della natura e dell’utilizzo delle sue risorse. Il tutto non disgiunto da un rinnovato interesse per la conservazione ed il recupero dei patrimoni culturali ed edilizi storici esistenti..
I promotori dell’Associazione (il notaio Giovanni Picco in primis) seppero cogliere le opportunità offerte da quel particolare momento, proponendo la creazione di un organismo, di uno strumento di partecipazione con una visione d’insieme delle varie problematiche, che si facesse carico di lavorare per offrire un contributo alla programmazione ed alla realizzazione, d’intesa con l’Amministrazione Comunale, di quegli interventi ormai cogenti per difendere, conservare e valorizzare le peculiarità ambientali, naturalistiche, storiche e monumentali della città di Avigliana.
I soci fondatori e sottoscrittori dell’atto costitutivo e dello statuto dell’A.A.A. furono in gran parte persone rappresentative dell’intera comunità aviglianese ed in parte esterne non residenti, ma portatrici di fondamentali competenze ed esperienze. Tutti però animati dal comune intento di impegnarsi per dare attuazione ed operatività all’art. 2 dello statuto che recitava testualmente : l’Associazione si propone la tutela, conservazione e valorizzazione del paesaggio, dei monumenti ed in genere di tutte le cose di valore storico, artistico ed ambientale……..che rientrano nel carattere della Città, coi suoi laghi, anche al di fuori del già definito “Centro Storico”, collaborando, sollecitando e/o coordinando l’attività dei privati e/o di Enti che si propongono gli stessi o analoghi scopi.
Il sostegno ed il confronto con l’Associazione Amici di Avigliana contribuirono ad accelerare ed a maggiormente finalizzare l’azione amministrativa del Comune verso alcuni punti prioritari con la progettazione e l’approvazione degli strumenti necessari per l’avvio della realizzazione di quegli interventi indispensabili per la vivibilità, lo sviluppo sostenibile e la modernizzazione delle strutture e dei servizi della nostra Avigliana.
Fra i problemi allora più cogenti e sui quali l’A.A.A. aprì immediatamente un confronto franco e costruttivo con l’Amministrazione Comunale occorre menzionare:
punto 1). La conclusione dell’iter di approvazione del Piano Regolatore, sia per definire in generale, le linee di sviluppo socio-economico della città, regolamentandone l’espansione edilizia, al momento caotica, disordinata e spesso speculativa, sia per delimitare in via definitiva il perimetro del Centro Storico, con normativa dedicata, ponendo le premesse per un suo recupero e rivitalizzazione, anche in funzione di una sua promozione turistica. Va osservato che sino alla metà degli anni sessanta del secolo scorso, il centro storico era stato il punto di riferimento per la popolazione. In particolare l’area gravitante attorno alla piazza Conte Rosso era sede di tutti i servizi fondamentali per i cittadini. Oltre al Palazzo Comunale erano presenti la stazione dei carabinieri, la pretura, le banche, l’ufficio postale, le farmacie, l’ufficio del registro, istituti scolastici, esercizi commerciali e di servizio alla persona, uno studio notarile e persino il carcere mandamentale. Con la “fuga verso la pianura” di gran parte di questi servizi, il centro storico perse in funzionalità ed attrazione, avviandosi verso una rapida decadenza.
Per inciso, mi permetterete una breve digressione. Quel Piano Regolatore confermò una precedente scelta coraggiosa e lungimirante del sindaco Ermanno Mattioli, con l’apposizione del vincolo di inedificabilità sull’area Riva, sottraendola ad ogni velleità di cementificazione. L’area fu mantenuta integra, per essere consegnata, sia pur dopo cinquant’anni di studi e progettazioni varie, ma grazie all’intervento meritorio e conclusivo degli attuali Amministratori Comunali, alla fruizione della cittadinanza aviglianese, con l’istituzione del parco pubblico Alveare Verde.
punto 2). L’ eutrofizzazione e l’inquinamento dei laghi, con compromissione della balneabilità, con periodica comparsa della marea rossa (fioritura di alghe) e morie di pesci, determinati da tre fattori fondamentali:
– la trasformazione, negli anni precedenti, del lago Grande in circuito di gara per competizioni fra racers (motoscafi entrobordo da corsa ) e per la pratica dello sci nautico. L’invasione di natanti con motore a combustione interna, oltre all’inquinamento dovuto agli scarichi ed a perdite di carburante e lubrificanti, provocava una continua generazione di onde anomale, con conseguente distruzione del canneto e della flora riparia, indispensabili per il ciclo di riproduzione delle specie ittiche e dell’avifauna,
– gli scarichi fognari, portatori di fosfati (ricordate i detersivi che più bianco non si può!) e di nitrati derivanti dalle concimazioni agricole, senza trascurare la carica di colibatteri fecali ed altro ancora,
– il prelievo di acqua da parte del consorzio irriguo delle Gerbole con due conseguenze negative principali: il trasferimento dell’inquinamento del lago grande anche al lago piccolo e l’inaridimento estivo della zona umida dei mareschi, con frequenti incendi distruttivi di quello specifico habitat.
Fu immediatamente evidenziata l’urgenza della progettazione e dell’avvio della realizzazione di una nuova rete fognaria, con separazione delle acque bianche dalle nere, con particolare attenzione alla costruzione di un anello di raccolta attorno al lago Grande. Allora esisteva solo una fognatura mista, incompleta, che canalizzava e scaricava direttamente le acque reflue domestiche, le acque industriali e le acque meteoriche di dilavamento nel lago Grande, nella Dora Riparia ed in qualche bialera che attraversava il paese. Era invalso un largo uso di fosse settiche, col risultato di provocare un inquinamento diffuso sul territorio. La soluzione, gradualmente attuata, alquanto minimale ma obbligata all’epoca, canalizzò tutti gli scarichi verso la Dora Riparia, in attesa della realizzazione del collettore fognario di valle e dell’impianto consortile di depurazione
Va ribadito che il merito dell’A.A.A. fu quello di porsi quale interlocutore propositivo, per stimolare e sostenere l’azione della pubblica amministrazione per la risoluzione delle problematiche citate e di altre ancora.
L’associazione si attivò per proporre progetti per l’ossigenazione delle acque del lago Grande. D’intesa col Comune, organizzò incontri con amministratori e funzionari regionali ed esponenti delle associazioni Pro Natura ed Italia Nostra, mettendo in discussione la concessione governativa (risalente all’anno 1920) e le modalità di prelievo dell’acqua dei laghi da parte del consorzio delle Gerbole.
Fu avviato l’iter per l’approvazione di un regolamento di navigazione per il lago Grande (con divieto assoluto per l’uso di natanti sul lago Piccolo).
Tutto il lavoro di ricerca ed analisi svolto in queste occasioni, va considerato propedeutico all’istruttoria per la creazione del parco naturale dei laghi di Avigliana, poi istituito nel 1980 con legge regionale n. 46.
punto 3). Furono promossi interventi immediati per i restauri conservativi della chiesa di San Pietro (affreschi compresi) ed il campanile della chiesa di Santa Maria.
Nel merito de l centro storico, va ancora sottolineato che alcuni soci fondatori già avevano posto le premesse per il suo recupero e rivitalizzazione, con interventi di restauro conservativo di vari fabbricati, sull’asse piazzetta Santa Maria – piazza Conte Rosso, alcuni destinati a strutture di accoglienza per il turismo, altri eletti a loro residenza privata.
Non va dimenticata l’opera ed il finanziamento del notaio Picco per il restauro ed il risanamento della scuola materna di piazza Conte Rosso e per l’istituzione della scuola di ceramica comunale.
L’Associazione non trascurò di favorire momenti d’incontro e socializzazione per la popolazione aviglianese. Contribuì alla riedizione della tradizionale festa di S.Giovanni. In collaborazione con la società filarmonica di santa Cecilia, la banda musicale rivitalizzata dalla presidenza di Franco Bertino, furono organizzati concerti e raduni. Nel 1973 in occasione della visita di una delegazione del Comune di Tresserve per il rinnovo del gemellaggio, promosse ( per opera del socio fondatore Nestore Durbiano) la partecipazione all’evento del sindaco di Mbalmayò (Camerun).
Va menzionata la pubblicazione di almeno tre opere sulla storia di Avigliana, su una ricerca sull’archivio storico comunale e sulla chiesa di Santa Maria.
Mi fermo qui, dopo aver dato testimonianza dei primissimi anni di vita ed intensa attività a tutto campo, dell’Associazione Amici di Avigliana, attraverso i miei ricordi, alquanto sbiaditi per il tempo trascorso.
Una riflessione. Ogni epoca ha avuto i suoi problemi. Molte cose che ora sono acquisite ed appaiono normali, costituivano allora problemi di difficile soluzione (anche in funzione del loro costo economico), richiedenti un impegno continuo, passione civica e spirito di servizio per gli amministratori comunali, gli amici di Avigliana ed altri ancora. Non sempre furono compiutamente conseguiti i risultati sperati. Resta però la certezza che tutti quelli che si sono succeduti nel corso del tempo, hanno contribuito con senso di responsabilità, continuità operativa e con la posa del proprio mattoncino, al recupero di un ambiente più vicino all’ideale ed al progresso costante di una città sempre più prossima a quella in cui tutti noi vorremmo vivere.
Chiudo con un’ultima considerazione. Sul pregevole pulpito ligneo della chiesa di S.Giovanni sta scritto: non auditores tantum, sed factores. Penso che questo monito ben possa rappresentare l’impegno attivo e continuo dell’Associazione Amici di Avigliana, nei suoi cinquant’anni di presenza sul territorio aviglianese.

Avigliana 30/01/2022 ____________________________________________________________________________Giovanni Genta