Adriano Galinié
- da “Notizie sugli esplodenti in Italia” di E. Molinari e F. Quartieri – Hoepli Ed. 1913
- “… Il forte impulso dato in quel tempo alle opere pubbliche favorì in modo singolare il Dinamitificio di Avigliana che non aveva concorrenti e ne permise il grande sviluppo e la preparazione anche a più alte funzioni sotto la direzione intelligente di Adriano Galiniè che ne resse le sorti dal 1880 al 1893.
Egli iniziò la fabbricazione di vari prodotti chimici alcuni dei quali inerenti alla fabbricazione della dinamite, ossia all’acido solforico colle camere di piombo e apparecchiature di concentrazione di platino, dell’acido nitrico con apparecchi ricostruiti da Oscar Gulmann nel 1887 dopo un grande incendio, della distillazione della glicerina, del solfato di soda e acido cloridrico, anidride carbonica liquida, ecc.
Fu in quel periodo che si provvide alla produzione degli esplodenti da guerra, prima con un grande impianto per le cariche di fulmicotone compresso e poscia nel 1892 con una fabbrica di balistite che poteva per il suo tempo considerarsi come un vero modello del genere. Gli impianti richiesero un investimento di circa 100 milioni di lire e dettero lavoro ad oltre 100 operai.
Quale fu il prezzo pagato per questo beneficio si apprese martedì 13 maggio 1890 alle 8,40 antimeridiane, quando un incendio al reparto balistite provocò la morte di 24 persone ed il ferimento di altre 14.
“fu una fiammata all’altezza di circa 300 metri che si elevò al cielo senza esplosione: circa 6.000 kg. di polvere, bruciando in pochi secondi, distrussero interamente il reparto provocando danni per 100.000 lire; “ed è niente poiché, come affermava l’intelligente direttore Cav. Galinié, a petto delle povere vittime qualunque somma non ha significato”.
- Documenti del tempo riportano quanto segue:
- “Fu la più grande sciagura toccata allo stabilimento. La disgrazia fu molto grave perché gli operai erano tutti al lavoro con i rispettivi capi. Fu un momento di indescrivibile terrore e di spavento, il personale non sapeva decidersi ad approssimarsi al luogo della catastrofe, se non che, con l’arrivo del cav. Galinié che con la sua abituale calma e sangue freddo e senza frapporre tempo, pronunciò le subliie ed espressive parole “chi ha cuore e coraggio mi segua” e per primo con i più coraggiosi si diresse ai disgraziati locali, iniziando così l’opera di estinzione e salvataggio. Cessata la vampa ed estinto l’incendio sotto le macerie del tetto, orrendamente deturpati irriconoscibili giacevano 14 cadaveri ed altrettante persone gravemente ustionate in modo che nove ancora dovettero soccombere…”
Le polemiche ebbero vita breve, già in ottobre la Giunta municipale offrì al Galinié (ininterrottamente sindaco della Società Operaia dal 1887 al 1894) la cittadinanza onoraria, definendolo “padre per gli operai, cortese superiore per gli impiegati” e “generoso filantropo per la popolazione”. In effetti, egli svolse parallelamente alla gestione della fabbrica un’intensa attività di pubbliche relazioni.
Alla fine del 1893 lo stabilimento occupava un’area di 209.440 m2, rispetto ai 63.487 iniziali; si componeva di 85 baracche in legno, utilizzate pe la fabbricazione e l’immagazzinaggio degli esplosivi e di una quarantina di edifici in muratura destinati ad altre attività produttive, uffici, abitazioni ecc. Il numero delle maestranze era salito a circa 800.
Nel 1889 Adriano fu membro della Croce Rossa di Avigliana e nel dicembre del 1892, in occasione della festa di s. Barbara, patrona della fabbrica, il Galinié, amministratore delegato,
- con gesto ostentato, rinunzia al pranzo delle Autorità ed al “servizio del Vermuth”, e “stante l’ormai troppo persistente crisi economica commerciale” devolve lire 500 a 164 famiglie bisognose di Avigliana, lire 100 all’Ospedale Beato Umberto III°, lire 200 all’Asilo infantile, lire 200 alla Società Operaia e lire 50 alla fanfara dello stabilimento.
Ogni occasione venne colta per dimostrare attenzione ed affetto al paese e l’anno successivo il Galinié partecipò ad un ballo di beneficenza dato al Circolo Sociale, con la partecipazione dei notabili di Avigliana; tra le oblazioni raccolte, la sua ammontò a ben lire 250, contro le 20 lire dell’ing. Badia, direttore chimico: in totale lire 486, che vennero equamente divise tra Società Operaia, asilo infantile ed ospedale.