Modesto Abelli
Dopo la morte di Adriano Galinié, la Direzione Generale passò dal 1894 al 1900 al Comm. Bastogi che con grande amore riuscì a mantenere alta l’azienda in momenti non facili per l’industria.
Il nuovo secolo portò anche un cambio della guardia alla Direzione della Dinamite Nobel: l’ing. Badia si dimise dalla carica di Direttore e gli subentrò il dott. Modesto Abelli (Cuneo 1854 – Torino 1911).
Il Dinamitificio di Avigliana si estendeva su una superficie di 209.000 m2, chiuso tutt’intorno da una cinta, che misura oltre 3 km. di lunghezza. Nell’interno di questa cinta sorgevano ben 314 fabbricati che coprivano complessivamente 22.000 m2…I fabbricati destinati alla lavorazione dei prodotti chimici si trovavano nella parte piana dello stabilimento, che confinava con la strada provinciale di Susa e la linea ferroviaria Torino-Modane, mentre i magazzini e i laboratori degli esplodenti erano tutti interrati nelle colline adiacenti.
Tutte le lavorazioni del Dinamitificio erano divise in tre grandi sezioni. Nella prima si provvedevano la forza motrice, l’acqua, l’aria compressa e la luce, e si eseguivano inoltre i lavori di riparazione e di costruzione occorrenti a tutto lo stabilimento; nella seconda si fabbricavano i prodotti chimici e nella terza, infine, gli esplodenti.
Il Comm. Abelli, tecnico di valore, approfittò delle nuove esigenze dei Ministeri Militari per dare un ulteriore e sensibile impulso allo Stabilimento di Avigliana con la costruzione della fabbrica di oleum e con l’impianto di un nuovo e grande polverificio nella località detta “Allemandi” (nel Comune di Buttigliera Alta, ora Campo da Golf Le Fronde) per la produzione della polvere senza fumo di Chillworth (C2) destinata alle grandi Artiglierie moderne.
Fu il direttore liberale del Dinamitificio, molto amato dagli operai, che diventò sindaco di una giunta espressa da un blocco popolare che emarginò i clericali. Le elezioni generali amministrative furono fissate per il 16 ottobre 1910 e dettero il seguente esito: 9 socialisti, 7 liberali, 4 clericali. La svolta fu sicuramente possibile per due elementi fondamentali: da un lato l’intensa attività della Lega di miglioramento e della Sezione socialista, dall’altro la modernità di vedute sulla questione sociale da parte di Abelli. Con lui il dialogo fu facile e i sentieri del rinnovamento politico e sindacale sembrarono percorsi da un irrefrenabile entusiasmo e ottimismo. Abelli rappresentò sul piano umano e politico il modello dell’industriale illuminato, il filantropo classico dell’età giolittiana, l’interprete consapevole di un clima positivistico che permeò teoria e pratica sociale, condizionando programmi e speranze del movimento operaio e del partito socialista in particolare.
Adriano Galinié e Modesto Abelli vollero essere vicini anche dopo la morte, infatti le due tombe sono contigue e si toccano, quasi volessero continuare il lavoro intrapreso.
Qui di seguito il risalto dato dalla stampa all’operato di Modesto Abelli.
- (Tratto da “Il DINAMITIFICIO NOBEL DI AVIGLIANA” di S. Sacco e G. Richetto ed. Melli)
- “… A partire dal 1900 la direzione del Dinamitificio passò nelle mani del comm. Modesto Abelli, tecnico di valore…Ma la realizzazione più importante dovuta al comm. Abelli fu nel 1908 l’impianto di un nuovo grande polverificio in località Allimandi, per la produzione della polvere senza fumo C2 destinata alle grandi artiglierie moderne. … Avigliana anche a questo proposito costituisce un interessante laboratorio della trasformazione, soprattutto per i fatti capitati nel 1910. Abelli diventa protagonista anche della scena elettorale. Un personaggio chiave. E’ il direttore liberale del Dinamitificio, molto amato dagli operai, che diventa anche sindaco di una giunta espressa da un blocco popolare che emarginerà i clericali e padre di 10 figli…Con lui il dialogo è facile e i sentieri del rinnovamento politico e sindacale sembrano percorsi da un irrefrenabile entusiasmo ed ottimismo. Abelli rappresenta sul piano umano e politico il modello dell’industriale illuminato, il filantropo classico dell’età giolittiana…Quando all’improvviso muore nel maggio 1911, a soli 52 anni, nel pieno delle energie intellettuali, è sindaco di Avigliana, di tutta la città; i socialisti lo piangono come uno di loro, inchinandosi alla sua opera.
- Necrologio
- Ed ancora uno dei buoni che ci abbandona. Avigliana perde il suo primo cittadino, l’amministratore provetto e la grande famiglia degli operai il più buon amico.
Il dottor comm. Modesto Abelli, Sindaco di Avigliana e Direttore Generale della Dinamite, dovette soccombere alla crudel malattia che lo rapiva alla famiglia, al paese ed ai suoi dipendenti nella forte età di 52 anni.
Dire degnamente di lui in questo triste momento, con l’animo turbato per la perdita del cittadino buono e illustre, è compito superiore alle nostre forze.
Noi che l’abbiamo combattuto in passato da avversari leali, quando il dovere ci suggeriva di farlo: noi che l’abbiamo avuto in seguito al fianco nostro combattente valoroso e sincero, per i principii ed ideali democratici; che lo ebbino guida autorevole ed attiva dell’azienda comunale, noi, forse più di ogni altro sentiamo il vuoto immenso per la perdita sua, e più vivo il dolore.
Possa il suo esempio seguito da chi verrà chiamato a succedergli; possano gli operai ritrovare nel successore all’alta carica nello Stabilimento un amico ugualmente affettuoso, che seppe in ogni evento difficile conciliare le opposte tendenze e i diversi interessi.
Alla famiglia gettata così barbaramente nell’immenso cordoglio giunga a sollievo dell’inenarrabile dolore, il sapere ch’esso è da tutti i buoni sinceramente condiviso.
Vedremo altre necrologie gesuitiche; vedremo la “pezzuola” che accolse nelle sue colonne la canagliata del suo degno corrispondente, che parlando dell’indisposizione sua, lo volle confrontare (estremo insulto) all’afta epizootica; ma queste menzogne convenzionali sappia il pubblico tenerle nel loro giusto conto. - Da “la Valanga” giornale secialista della Valle di Susa
- Ciò che disse un Socialista sulla tomba di Modesto Abelli
Luigi Rolle, interprete del pensiero una¬nime di migliaia di operai, con vibrato accento di commossa sincerità, dinanzi alle Autorità e al popolo così parlò:
«La Lega degli operai del Dinamitificio, la Società Operaia, i miei compagni consiglieri comunali di Avigliana e diverse Società Operaie dei Comuni vicini, intervenute con numerosa rappresentanza e bandiera, mi incaricano di dire brevi parole di condoglianza e di doloro per la immatura e repentina perdita di Modesto Abelli.
«Reco l’ultimo e reverente saluto alla di Lui salma a nome di tutti i lavoratori che in Modesto Abelli hanno conosciuto ed apprezzato non solo il direttore modello, affabile e cortese con tutti, ma hanno amato e adorato il buon papà, affettuoso e dolce, l’amico degli operai, sempre lieto di compiere un atto di bontà, di riparare un eventuale torto, ben felice di rendere una giusta soddisfazione anche al più umile dei suoi dipendenti.
«La classa lavoratrice di Avigliana e dintorni unisce oggi il suo profondo dolore e il suo a quello delle altre classi sociali: il proletariato, che ha l’anima buona e nutre sentimenti generosi e forti, nel suo intimo dolore va superbo di intrecciare nella ghirlanda di fiori, che Autorità e borghesia offrono alla memoria del caro estinto, anche il suo semplice e povero flore di affetto a di riconoscenza.
«Ieri ed oggi non hanno pianto solamente i ricchi e i potenti della terra anche l’umile, montanaro, che ogni mattina all’impallidire delle stelle scendeva dalle sue rocce per ve¬nire alla fabbrica, Quando ieri gli dissero: — Oggi non si lavora; è morto il nostro Direttore – è tornato addolorato e affranto alla sua casetta e ha irrorato di lacrime cocenti il nero pane guadagnato con stento e sudore. . E quando i suoi bambini gli hanno chiesto: – Perché, papà, oggi non lavori? E’ forse giorno di festa? Perché non ridi e perché non canti? Perché, papà piangi ? — l’onesto lavoratore ha risposto ai figli sani che non lavoravo perché era giorno di grande lutto, e ha narrato loro la storia di un ricco signore che era venato su dal popolo, che colla virtù, col sacrificio e col lavoro era riuscito a conquistare un’alta posizione sociale, che aveva ottenuto cariche e onori, che era direttore generale di un importantissimo Stabilimento, e che, con tutto ciò, era un grande e sincero amico del popolo, e voleva bene e molto bene; ai suoi operai, e si sentiva orgoglioso e onorato di stringere la mano tanto a Sua Maestà, il Re che all’ultimo manovale della fabbrica. E la pia mamma, devota e credente aggiunse Pregate, piccini, per l’anima sua pregate Iddio «he mandi a nostro padre un altro Direttore buono e giusto come Lui.
« Per questi motivi, le bandiere dei lavoratori si sono messe oggi al fianco degli altri vessilli per rendere a Modesto Abelli gli estremi onori : per si nobili ragioni, nel mesto tramonto di onesto giorno, che noi avremmo voluto non fosse mai sorto, la nostra rossa e fiammante bandiera ha baciato il tricolore, e in quell’abbraccio ideale di commovente fratellanza si è fuso e confuso l’immenso dolore di tutta una popolazione senza distinzione di idee, di fedi e di partiti.
« Se è vero che oltre tomba c’è un premio pei buoni e per gli onesti, a Modesto Abelli, la cui vita è stata tutta un atto di infinita bontà, le cui aspirazioni furono un inno costante alla verità e alla giustizia, a Modesto Abelli, che ha sempre compiuto opere buone e sante, memore che la fede senza gli atti, come l’ideale senza l’azione, è cosa morta; a Modesto Abelli, che fu esempio nobilissimo di civili e famigliari virtù, è certamente serbato uno dei premi migliori.
~ Ed ora Egli non è più, ed è morto anche Lui sul campo del lavoro come muore il valoroso comandante sul campo di battaglia. Il lavoro, questo sapremo dovere umano dovrebbe essere gioia e ristoro, ed è invece troppo sovente causa di miserie e di dolori, ha spezzato, o Abelli, la tua forte fibra e ti ha portato in pochi giorni alla tomba, come la dinamite, strumento di civiltà e strumento orribile di guerra e di morte, aveva altre volte in un attimo fatto a pezzi le stanche membra di poveri lavoratori … perciò gli operai piangono oggi un’altra vittima del lavoro, e inchinano reverenti le loro bandiere, salutando un altro bel fiore del giardino umano, reciso improvvisamente da mano ignota, barbara e crudele.
– Avigliana tutta piange la scomparsa non soltanto del Direttore civile e moderno del Dinamitificio, ma anche quella del Sindaco veramente liberale, sinceramente democratico e popolare. Tutti coloro che avevano plaudito — ed io pure fra essi — a Modesto Abelli quand’era, stato chiamato per volontà di popolo all’alta nerica di primo magistrato cittadino, sono oggi addolorati e pensosi nel dubbio di non poter trovargli un degno successore.
Questa antica cittadina che ha tanti ricordi nella storia dei suo passalo, aveva e ha una gran fede nel suo avvenire; e in te, o Modesto. nel tuo sapere, nella tua esperienza e nel tuo valore fidava e confidava tanto… Tu ci hai improvvisamente abbandonato e la tua morte ci getta nelle lagrime, nel lutto e nel dubbio al principio della via così bene incominciata.
« Mi accorgo che per dare sfogo alla folla dei sentimenti che in questa dolorosa circostanza mi tumultua nel cuore forse mi dilungo troppo ; del resto nessuna parola; per quanto elegante e forbita, nessun discorso per quanto eloquente, potrà mai esprimere, neppure in parte, il cordoglio e lo schianto degli animi nostri per la tua morte, povero Abelli, ne descrivere la stima e l’affetto, fatto di vibrante e cordiale sincerità, che legava tutta la massa operaia alla tua amatissima persona ; ma noi non ti dimenticheremo mai, la tua cara memoria rimarrà eternamente scolpita nei nostri cuori e ti porteremo dovunque e sempre ad esempio di direttore modello e di Sindaco popolare, -col fervido augurio che altri, al posto tuo, imiti lo tue virtù e segua le nobilissime traccie da te segnate.
Il tuo ricordo buono e pietoso che da noi si tramanderà ai figli e ai nipoti nostri, incancellabile di generazione in generazione, unito alla imponente e indimenticabile dimostrazione di oggi sarà il più bel monumento che la patria comune ti possa innalzare.’ Cosi disse, il nostro compagno; e ancora una volta, poveri e ricchi, piansero assieme… - La sentinella delle Alpi – 23 maggio 1911
- E’ con vera angoscia che stamane abbiamo appreso dai giornali di Torino la morte del nostro carissimo amico e conterraneo, il
Dott. Comm. MODESTO ABELLI
Direttore generale della fabbrica di dinamite Nobel in Avigliana e sindaco di questa città.
Povero Modesto! Era ancora in tutto il vigore degli anni, nel pieno delle forze dell’esistenza, e così immaturamente ha dovuto dare l’addio estremo alla vecchia madre, alla adorata consorte a dieci figli che oggi si assiepano la sua bara nel più grande strazio, nella più profonda desolazione.
Aveva sortito i natali nella nostra Cuneo, e lo ricordiamo sempre come quando, giovinetto, col suo fratello Claudio, oggi insegnante in Bergamo, frequentava le nostre civiche scuole, dando singolari promesse di singolare ingegno, che poi mantenne tutte quante, arrivando in giovanissima età a dirigere il primo stabilimento industriale della fabbrica di dinamite Nobel in Italia, e meritando dal Governo del Re d’essere insignito della commenda della Corona d’Italia.
Quando la fabbrica di Avigliana, per improvviso scoppio, gettava nello sgomento tutto il personale suo, di cui fece orribile scempio, l’amato Modesto diede grandissimo esempio di sangue freddo, di lucidità di mente, di pronta disposizione d’ordini e immediata esecuzione loro, per la qual cosa riuscì di molto a ridurre e a riparare i danni del disastro.
Allo stabilimento cui presiedeva, seppe, in pochi anni, dare la massima importanza, e portarlo al massimo suo sviluppo. Ma dove più eccelsero le doti del cuore di lui fu in seno a quell’aurea sua famiglia, cresciutagli intorno colle grazie di otto bambine, e la maschia forza di due amabili fanciulli.
Ed ora tutto è finito per lui su questa terra. Ed invano lo invocano i suoi e gli amici; ed invano ancora sognano di rivedere il suo viso dolce ed aperto, franco e sincero, abbellito ognora dal sorriso che gli veniva dal cuore e lo faceva a tutti desideratissimo.
Povero amico! Ma più sventurati di te, quelli che tu hai dovuto abbandonare, e a cui oggi preghiamo con tutto l’animo la forza e il coraggio di saper sopportare, di rassegnarsi a così acerbo colpo; e di trovare nell’esempio tuo, a vivere e a combattere l’energia della vita e del lavoro. Alla madre, signora Abelli, alla moglie signora Anna Duchene, ai figli, al suocero, al fratello Claudio e alla famiglia Ferrero, vada l’espressione di tutto il nostro cordoglio, che sarà condiviso certissimamente da quanti qui e altrove conobbero, e perciò amarono, il buono, il caro nostro perduto.
Ci consta che i funerali avranno luogo domani giovedì in Avigliana alle ore 15. Parecchi nostri concittadini che furono amici dell’estinto vi parteciperanno: il nostro sindaco comm. Fresia ha telegrafato alla famiglia colpita da sì grave lutto esprimendole il cordoglio della cittadinanza cuneese ed ha pregato l’assessore anziano di Avigliana di rappresentarlo alla sepoltura, e così pure fece l’on. Galimberti. - La sentinella delle Alpi – 27 maggio 1911
- Gli “Imponenti funerale del dott. comm. Modesto Abelli in Avigliana
Al distintissimo nostro concittadino, spentosi repentinamente a 52 anni d’età dopo breve malattia e quando appunto il cuore dei suoi cari, s’apriva alla speranza della guarigione; al comm. dott. Modesto Abelli, Sindaco di Avigliana, da 27 anni addetto alla Società dinamite Nobel – una delle più potenti Società industriali d’Italia e dell’estero – della quale era poi stato assunto direttore generale, venne ieri, in occasiono del trasporto funebre, data una dimostrazione di rimpianto così larga, così solenne, così spontanea, da costituire un avvenimento memorabile e forse senza precedenti per le industrie valle di Susa.
La salma, giunta da Torino ad Avigliana al mattino, era stata deposta in un locale della stazione ferroviaria trasformato in camera ardente; e per tutta la giornata una folla mesta e reverente, una folla costituita di persone d’ogni classe, d’ogni età, d’ogni partito, di quello e dei vicini paesi, sfilò davanti al feretro. La stessa folla, cui eransi poi unite LE INNUMEREVOLI rappresentanze – da quello e del Ministero della guerra e dei vari Municipi, alle altre dei Sodalizi operai, giunte coi treni del pomeriggio – formava l’immenso, interminabile corteo che alle 16,30 moveva, per un percorso di circa due chilometri lungo il quale altre persone in folla erano disposte, dirigendosi al Camposanto. Due bande musicali aprivano e chiudevano il corteo; il carro funebre, seguito dal figlio maggiore e dal fratello prof. Claudio, era fiancheggiato da due file di soldati e doganieri addetti alla fabbrica di esplosivi; tre grandi carri recavano splendidissime corone e molte altre venivano portate a braccia dal personale della fabbrica stessa.
Ci è impossibile dare l’elenco delle rappresentanze. Accenneremo soltanto, per la speciale indole del giornale nostro, a quella degli amici di Cuneo, in persona dei signori Achille Busancano e Camillo Fresia, e della Colonia cuneese di Torino in persona del cav. Domenico Rostagno. Già abbiamo detto come il nostro Sindaco avv. Fresia e l’on. deputato Galimberti si fossero fatti rappresentare dall’assessore anziano di Avigliana.
Giunto il corteo all’ingresso del Cimitero, sostava ed il feretro veniva dai capi-fabbrica anziani recato a spalla su per la scalinata che si svolge fra l’edera e i verdi cespugli fino alla caratteristica chiesa che la tradizione vuole eretta sui ruderi d’un tempio pagano e che si eleva sul culmine d’un poggio…
Nella mestizia solenne del tempio, la cui oscurità era rotta appena dai ceri delle compagnie religiose salmodianti, aveva luogo la funzione della assoluzione. Poscia il feretro veniva recato nell’attiguo campo già invaso dalla folla, deposto fra i cipressi e circondato dalle bandiere dei numerosi Sodalizi…
E là, mentre il sole scendeva al tramonto dietro la maestosa cerchia delle Alpi, davasi l’estremo saluto alla salma che stava per scendere nella pace del sepolcro.
L’assessore anziano not. Alasonatti parlava a nome di Cuneo e di Avigliana unite in questo gravissimo lutto. Il sottoprefetto di Susa cav. Pettinati parlava a nome del Governo.
L’amministratore delegato della Nobel, signor Clèmenceau, venuto appositamente da Parigi, esprimeva il cordoglio dalla sua Società per la morte di Modesto Abelli al quale dichiarò, è essenzialmente dovuto il grande sviluppo assunto dalla Società stessa. Fu l’Abelli che, raccogliendo il concetto scientifico-industriale del fondatore, con raro intuito ed ammirabile tenacia diede meraviglioso incremento alla fabbrica ora più che duplicata, triplicata, con tremila operai. Ond’è che il nome dell’Abelli è e sarà indissolubilmente legato a quello della Nobel: è una solidarietà che la morte non ha, non può avere infranto.
E parlavano ancora il giudice avv. Goffredo Villa per la Società tiro a segno o per gli amici; il direttore tecnico della Nobel dottor Cesaris per il personale: il deputato provinciale comm. Borgesa ; il comm. Sclopis per l’Associazione chimica di Torino, ed il professore ing. Zecchini ; il sig. Rolle per le associazioni operaie; il dott. cav. Carlini per gli amici di Avigliana ; e per ultimo il cavaliere Gotterot, che ringraziava a nome della famiglia Abelli.
E noi, lasciato il Cimitero, volgendo l’occhio umido di lacrime alla casa che sorge, fra il verde, sulla collina attigua alla strada che riconduceva alla stazione – alla casa in cui fino a pochi giorni or sono, regnava la serena felicità famigliare e risuonavano giocando Ie risa infantili – pensavamo che l’eco della grande manifestazione d’affetto, d’ammirazione e di rimpianto resa a Modesto Abelli, giungendo alla vedova straziata, ai figli in pianto poteva loro riuscire di conforto, poteva attutire alquanto l’immensa loro ambascia… E quel pensiero rendeva meno scerbo il dolore nel cuore nostro di amici; e le sembianze dell’estinto ci apparivano agli occhi della mente nell’abituale loro espressione di sorridente bontà, come a dirci che, pure morendo giovane, ha bene e non brevemente vissuto chi seppe colle sole sue virtù quella grande manifestazione suscitare.