La nostra storia

Una storia iniziata nel 1980

La storia di Lisangà ha origini molto lontane. Tutto ha inizio nel novembre del 1980 a Torino, da un incontro per la possibile nascita di un comitato di solidarietà per El Salvador, un popolo martoriato e oppresso nel Centro America. Da quel momento nasce la voglia e l’impegno di Maria Teresa Messidoro ad iniziare un nuovo percorso di vita e ad occuparsi di quel minuscolo sconosciuto popolo salvadoregno.

Non avrebbe mai immaginato che tutto il suo mondo, da lì a poco, sarebbe stato profondamente segnato, influenzando le sue scelte di lavoro, l’impegno sociale e politico, gli affetti e le amicizie.
Nel suo libro Vaniglia e Zenzero, ci racconta dei suoi tanti viaggio nel El Salvador, dei momenti difficili vissuti durante la guerra, di immagini indelebili, esperienze indimenticabili, dolori e ferite profonde, sentimenti e legami consolidati, volti di persone incontrate e mai dimenticate, luoghi divenuti familiari e altre trasformatasi nel tempo.

Dal 1986 al 1997, Maria Teresa compie vari viaggi in Centro America, segnando tappe importanti della sua vita. Nel 1997, durante una visita ufficiale della Cooperativa Il Ponte a San Francisco Echeverría (SFE), una piccola ma dignitosa realtà del nord-ovest di El Salvador, nasce il rapporto di solidarietà con la comunità. Da qui iniziano le prime attività di cooperazione, portando a scambi culturali e visite reciproche. Nel 2005, con la fondazione dell’Associazione Lisangà, autonoma da Il Ponte, il progetto di solidarietà con SFE prosegue, sviluppando iniziative specifiche per la comunità.

A ripercorrere quasi trent’anni di vita si rischia di confondere luoghi, dati e persone, mescolare, sovrapporre esperienze e commettere errori storici, enfatizzare, sottovalutare episodi, ma che importa ciò che racconto è Maria Teresa in El Salvador e come quella terra vive oggi dentro di me”.
Maria Teresa Messidoro

Lisangà una storia che continua

Perché San Francisco Echeverría?

Questo progetto di educazione popolare nasce dall’idea che l’istruzione sia fondamentale per la ricostruzione del Paese. Dopo la guerra civile e il massacro del 1981, il villaggio iniziò a ripopolarsi negli anni ’90, con famiglie che si impegnarono a costruire una scuola per circa 150 bambini, nonostante le risorse fossero scarse.

Gli insegnanti popolari lavoravano come volontari, ricevendo solo un piccolo bonus dall’arcivescovado e il sostegno in cibo della comunità. Tuttavia, con il calo dei fondi, la scuola rischiava di chiudere, e per ottenere il riconoscimento statale, gli insegnanti dovevano laurearsi, con costi insostenibili per molti. La giunta direttiva di SFE ci richiese supporto per garantire l’istruzione, un pilastro per il futuro della comunità.