Settimo incontro club di lettura e socializzazione
Nell’incontro del club di lettura e socializzazione del 15 ottobre 2025 presso la sede della Circoscrizione 1 in via Dego 6 è stato presentato da Matteo Favaron il libro di Riccardo Callori: “Ti ho preso per mano. Amare significa anche lasciare andare”.
Il libro è stato dedicato dall’Autore a suo fratello ed è un diario sulla vita di una famiglia del ‘900 con i limiti nell’esprimere i propri sentimenti caratteristici del secolo scorso. Questa presentazione ha rappresentato l’inizio di un confronto sulla crisi attuale delle famiglie e della società e l’avvio di un gruppo di lavoro in collaborazione con altre associazioni.
Ecco una sintesi di Annapaola Contiero
<< Il libro è dedicato al fratello Giorgio.
L’autore (se è proprio un’autobiografia) ha un rapporto intenso con il fratello, che è nato grazie al suo intervento per impedire che la mamma abortisse, in accordo con il papà. Si sente quasi un padre per il fratello da cui lo separano 16 anni. Nel fratello (volente o no) crea dipendenza, cercando di rendergli quell’affetto e quelle attenzioni che a lui sono mancate durante l’adolescenza.
Una lunga parentesi è dedicata dall’autore alla sua brillante carriera di medico e cattedratico, che penso sia comprensibile soprattutto a chi è del mestiere.
Riccardo sacrifica tutto per far carriera, non cerca affetti, una compagna, tranne un breve sfortunato rapporto con una collega di endocrinologia.
E’ supportato solo dalla governante, Gina, affettuosa come una mamma.
Giorgio si laurea in architettura. Lavora prima in uno studio di Milano e poi va a Boston, per soddisfare un suo desiderio o per dare soddisfazione al fratello?
Riccardo, grazie alle sue capacità, riesce ad affermarsi in campo medico, Giorgio invece soccombe di fronte alle invidie e alle lotte per primeggiare, che incontra nel nuovo lavoro negli Stati Uniti.
Sposa Elisabeth e ha un figlio, Robert . La moglie è gelosa del suo affetto per il fratello e lui accetta di tagliare i ponti con lui, non scrivendogli più e non rispondendo alle sue mail.
Della famiglia in cui i due fratelli sono cresciuti mi ha colpito, soprattutto nella mamma , l’importanza di comparire più dell’essere, caratteristica tipica della famiglia savoiarda a cui apparteneva l’autore e la cattiveria del padre che, in punto di morte, racconta a Giorgio che i genitori non avevano intenzione di farlo nascere, ricorrendo all’aborto, e solo l’insistenza e il coraggio di Riccardo li aveva costretti a cambiare idea.
L’altro personaggio a cui è rivolto il ringraziamento finale dell’autore è Salvo Scirea suo assistente medico, in lui Riccardo trova un sostituto del fratello. Salvo pero’ si dimostra più forte e non si lascia abbattere dalle difficoltà che ha dovuto affrontare nel primo periodo della sua vita. E’ figlio di una ragazza madre e animato dal sacro fuoco della medicina che lo porta, anche grazie all’aiuto del suo tutor, a raggiungere successi nel suo lavoro e rimanere devoto a Riccardo anche quando non ha più bisogno di lui. Il rapporto di stima di Riccardo nei confronti di Salvo è alla base del capitolo
“ L’umiliazione” in cui Riccardo, per invidia, viene considerato omosessuale, cosa molto grave per quei tempi.
Il ritorno a Torino di Giorgio, ormai consumato dal cancro, è commovente e in parte riscatta l’avere abbandonato il fratello perché succube della moglie. Riccardo, ancora una volta, è il più forte e gli si deve riconoscere il merito di non portare rancore per essere stato messo da parte. Cura con affetto il fratello fino alla sua morte.
Un altro personaggio a cui va il ringraziamento finale è Robert il nipote. Anche lui è un vincente. La madre ha divorziato dal padre lasciandolo alle cure del nonno Tom. Ha avuto però un’infanzia felice e ha amato il padre fino a quando ha potuto. Robert sceglie di laurearsi in architettura come il padre e decide di lavorare a Milano nello studio dove il padre era stato apprezzato. Robert sceglie l’Italia perché lo zio Riki è l’unico baluardo che gli è rimasto della famiglia di origine, ma non è dipendente dallo zio. Ha una fidanzata che è orgoglioso di far conoscere allo zio.
I capitoli finali mi hanno commosso. Il viale del tramonto arriva inesorabile per tutti. Coloro che cercavano il suo consenso e il suo appoggio, adesso che Riccardo è andato in pensione e non ha più potere, svaniscono. Solo Salvo resta ed è il degno erede, ha legato con Robert come fossero fratelli, figli di uno che è stato per loro come un padre, anche se non biologico.
L’ultimo capitolo è dedicato alla morte del protagonista. Riccardo ha pianificato anche la propria morte, vestendosi con cura e mettendo la cravatta alla quale aveva fatto il nodo due anni prima.
D’altra parte nella finzione letteraria l’autore era abituato a pianificare tutto. Mi ha colpito il fatto che chiamava l’impresario di pompe funebri anche prima della morte del padre e della madre che lui, come medico, prevedeva sarebbe avvenuta a breve.
Mi chiedo perché volendo scrivere la propria autobiografia abbia descritto anche la propria morte, quasi Riccardo non sia lui ma un “alter ego”.
Complimenti comunque per la scioltezza del linguaggio .
Interessante il riferimento a Filumena Marturano e all’importanza dei figli. “ I figli sono figli” >>
