Sesto incontro Club di lettura e socializzazione
Nel sesto incontro del progetto Club di lettura e socializzazione, presso i locali della Circoscrizione 1, in via Dego 7, la dott.ssa Federica Invrea, ricercatrice a Candiolo, che nel nostro secondo incontro ci ha presentato le ricerche sul tumore del colon, ci parlato della sua esperienza in Kenia e in Mozambico e della situazione umanitaria, sociale e sanitaria di questi Paesi.
In particolare ci ha raccontato i 2 progetti in Kenia:
- Progetto “G9 Center” (Associazione Papa Giovanni XXIII – APG23).
Da più di 15 anni il G9 accoglie ragazzi di strada di Githurai, Kahawa West, Soweto e altri sobborghi di Nairobi, che provengono da situazioni familiari delicate. Qui i ragazzi hanno l’opportunità di crescere in un ambiente protetto e andare a scuola. Il G9 è anche un punto di riferimento e uno spazio sicuro per tutti i ragazzi del quartiere, che ogni pomeriggio trovano le porte aperte per incontrarsi, giocare, condividere del tempo insieme, respirando un clima di famiglia. L’anno scorso è stata costruita una nuova casa per garantire il meglio possibile ai ragazzi che la abitano.
Il G9 è un’oasi di Paradiso in una terra in cui la vita sa essere dura e spietata… è un posto dove si può rinascere e crescere insieme, grazie alla cura e all’amore dei meravigliosi operatori e volontari che scelgono di spendere la loro vita accanto ai dimenticati dal resto del mondo… un luogo dove poter rimettere insieme i pezzetti della propria vita, riscoprendo il proprio valore, per sognare e costruire un futuro diverso… il G9 è questo e molto altro…
- Progetto “Amini Home”
Githurai 45, uno dei quartieri più poveri e marginalizzati di Nairobi, dove l’estrema miseria e la mancanza di opportunità concrete pesano in particolare sulle fasce più vulnerabili: nelle strade, a pochi passi dalle case e dai mercati, c’è un universo sommerso fatto di storie di violenza, di solitudine e di abbandono. Qui ogni giorno centinaia di donne vendono il loro corpo per poco meno di un euro per poter sopravvivere o garantire il cibo, la scuola e un futuro migliore ai propri figli.
Da marzo 2023 è nato il progetto “Amini”, che in swahili significa “crederci”. Costruito a partire dai loro bisogni e dalle loro richieste, per creare famiglia con loro nel quotidiano, anche attraverso una casa accoglienza, la “Rescue Home”.
Tramite il dialogo e l’ascolto attivo, si cerca di conoscerle e farsi conoscere per comprenderne sogni e aspirazioni, per poter costruire insieme un percorso di rinascita adatto a loro. Vengono a loro offerti assistenza sanitaria e psicologica (in Kenya la sanità è a pagamento e le cure molto costose) e corsi di formazione di catering, pasticceria, sartoria ed estetica, per imparare un nuovo mestiere e poter trovare un lavoro dignitoso.
Il progetto si è ingrandito, nuove idee, nuovi inizi: è nato un gruppo di artigiane (Amini Store), impegnate nella creazione di borse, bandane, astucci, orecchini, quaderni… realizzati in Kitenge, tipica stoffa del Kenya.
E un diario di bordo della sua esperienza recentissima in Mozambico:
“Mercoledì 19 febbraio 2025
Provincia di Inhambane, Distretto di Morrumbene. Prima uscita con le Brigadas Móveis, le ambulanze mobili che portano assistenza sanitaria essenziale nelle regioni più remote del Mozambico.
La comunità dove siamo stati oggi dista più di 3 ore di macchina dal primo centro di salute, sarebbe quindi impossibile per gli abitanti accedere anche solo ai servizi sanitari di base…
Attorno a noi per ore solo terra rossa e vegetazione rigogliosa, poi abbiamo raggiunto il punto di incontro con la comunità, sotto un grande albero. Ad aspettarci un cerchio di mamme in tipici vestiti colorati (le capulane) con i loro bimbi meravigliosi.
Qui i medici e gli operatori sanitari della Brigada hanno allestito un vero e proprio “ospedaletto mobile”, allo scopo di fornire i servizi sanitari essenziali: controllo dei parametri dei bimbi legati alla malnutrizione (che continua a rimanere la prima causa di mortalità), vaccinazioni per i bimbi e per le mamme, test per le principali malattie infettive e consegna delle eventuali terapie.
Prima di cominciare con le attività, ci siamo messi in cerchio per un momento di formazione in cui si è parlato di prevenzione e in particolare dell’importanza delle vaccinazioni.
Ho catturato qualche flash, ma le foto più belle sono senz’altro quelle che non ho fatto, per riguardo e rispetto, ma che ho scolpito dentro il cuore… gli occhi grandi dei bimbi che mi scrutavano incuriositi e i sorrisi timidi e grati delle loro mamme… piccoli gesti, che sanno far breccia oltre le parole… momenti che tengo per me e che mi rimarranno dentro.
Giovedì 20 febbraio 2025
Altra giornata, altro viaggio, sempre più nel cuore di questa terra che già mi sta conquistando: “Terra de boa gente”, così viene chiamata, sto iniziando a capirne il perché.
Direzione: Distretto di Homoíne. Il canto del corno suonato dal capo-villaggio chiama in raduno tutti gli abitanti del luogo, sotto le fronde folte ed intrecciate di tre grandi alberi. I bimbi mi osservano con occhi spalancati, un misto di curiosità e timore, per il mio colore, così diverso e insolito per loro… lascio loro il tempo di abituarsi alla mia presenza, di avvicinarsi a me… e magicamente la lingua universale dei bambini fatta di semplici gesti, di gioco, di scherzo, di risate libere supera ogni iniziale esitazione… e siamo già a rincorrerci tra gli alberi!
Nel frattempo viene allestita l’attività della giornata, una dimostrazione culinaria! Consiste nella preparazione di una pappinha, una sorta di semolino, che sia equilibrato in tutti i suoi nutrienti. Le donne vengono guidate nella realizzazione utilizzando i propri prodotti locali, verdure e anacardi (mai assaggiate di più buone in vita mia!), mischiati insieme a farina arricchita in proteine e vitamine che viene loro fornita. Vengono illustrate loro le procedure per una corretta cottura, affinché il cibo sia sicuro dal rischio di contaminazioni da parassiti.
Alla fine, in un bellissimo momento conviviale, ci sediamo tutti sotto l’albero a degustare insieme quanto preparato, vi assicuro, davvero buono!
Un rovescio di pioggia scoppia improvviso, ma sotto le fronde tutto continua a scorrere, le mamme e i papà chiacchierano ridendo, i bambini corrono, giocando a pallone tra loro… e io mi sento grata, di essere qui, con loro, accolgo questa pioggia come una benedizione e mi gusto fino all’ultimo attimo di questa bellezza inaspettata che mi circonda…
Un ultimo sguardo, un saluto nel dialetto locale (xitswa) dalla jeep che già si allontana, in risposta allegre risate e benedizioni per il nostro viaggio di ritorno… custodisco tutto dentro al cuore, con gratitudine immensa.”