Santa Luisa

Mensa S.Luisa

E’ il 15 luglio del 2020.

Ci siamo appena lasciati alle spalle il lockdown duro della primavera, che tanto ha condizionato la vita di tutti noi, ed in particolare quella dei più deboli e bisognosi, la gente di strada, per cui le ormai abituali forme di sostegno (un pasto caldo, un tetto per la notte) sono state messe a rischio, quando non negate per cause di forza maggiore, a causa della terribile pandemia.

Si respira un’aria di nuova speranza, di ripartenza.

Fra gli enti che la nostra Associazione sostiene, vi è quello delle Suore Vincenziane di Santa Luisa, in Via Nizza 24, a Torino.

Avevamo, ante lockdown, cofinanziato una loro bellissima iniziativa: “il buon giorno si vede dal mattino”, per la messa a disposizione dei senza tetto di una colazione calda, nei locali a disposizione delle Suore.

Inevitabilmente, durante la chiusura, l’iniziativa era stata ridimensionata e sostituita dalla consegna di alimenti da asporto.

Ora, finalmente, definiti tutti i protocolli di sicurezza da parte delle autorità competenti, si poteva ripartire con l’erogazione dei pasti caldi.

Incontriamo, il nostro Presidente Lino,  Denise ed io, la Suora responsabile dell’iniziativa, Suor Cristina.

Si rivela, immediatamente, una “amorevole macchina da guerra”: con un entusiasmo contagioso, ci illustra tutte le iniziative assunte per far ripartire le cose, le attenzioni, le cautele adottate, grazie al rinnovato supporto dei numerosi volontari. Orgogliosa, ci racconta delle due nuove docce messe a disposizione dei senza tetto, con il cambio di biancheria pulita, la fornitura di mascherine,  perché “è importante dar da mangiare, ma forse più importante è restituire dignità e riservare attenzione alle persone”.

Ci racconta – quasi per caso, in quanto notiamo nel suo ufficio una cuccia per cani, e facciamo domande – un episodio: un senza tetto polacco, abituale frequentatore della mensa, vive per strada con il suo cane, unico vero compagno di vita. Una signora torinese (voglio sperare animata da buone intenzioni) propone al senza tetto di prendere il suo cane, offre anche del denaro, ma, come si può immaginare, il povero clochard rifiuta: non può separarsi dal suo amico. La Signora, a questo punto, convinta che il clochard non possa accudire adeguatamente il suo cane, richiede l’intervento dell’Ente Protezione Animali. Il cane viene sottratto al clochard, e parte una procedura per accertare se il clochard possa effettivamente tenere il cane, o meno. Suor Cristina intercetta il problema (il clochard è triste, e piange, ma nel suo limitato italiano spiega), e si attiva personalmente per risolvere la situazione: testimonia la capacità del senza tetto di prendersi cura del suo cane, di accudirlo e di volergli bene. Con una incredibile partecipazione, testimonia l’importanza di quel cane per quella persona. E a questo punto il lieto fine, coi due nuovamente insieme, il cane che scodinzola felice, lo sguardo riconoscente del clochard, diventa possibile.

Capisco che Suor Cristina è “oltre” la abituale frontiera del volontariato, oltre il pur importante sostegno materiale, va dritta all’anima della gente, con il suo entusiasmo contagioso spinge verso un’attenzione autentica ai bisogni – tutti i bisogni – dei più sfortunati.

Suor Cristina è un esempio per tutti noi.

Alessandro