Parrocchia di Sant’Antonio da Padova

Visita a Sant’Antonio da Padova

sabato 5 giugno 2021

Abbiamo appuntamento alle 10 con Alessandro, il responsabile della mensa, davanti al complesso parrocchiale di sant’Antonio da Padova. C’è fermento: dalla presenza di un folto gruppo di persone in abiti da cerimonia capiamo che sta per essere celebrato un matrimonio. A pochi metri dalla chiesa, davanti al portone di ingresso alla mensa, c’è un altro gruppo molto vario di uomini e di donne che aspettano di entrare. All’arrivo della sposa tutti si avvicinano per applaudire, visibilmente contenti di poter condividere quel momento di allegria. Da molto tempo la mensa che stiamo per visitare è una delle più attive a Torino e, visto che il quartiere dove è situata è per lo più di media e alta borghesia, si può supporre che in molti arrivino qui da altre parti della città.

Entriamo; Alessandro ci accoglie nel cortile e ci indirizza verso i locali della mensa che, in tempo di Covid, sono stati attrezzati per distribuire pacchi contenenti porzioni di cibo. Ci racconta che nel periodo del lockdown, dodici ristoranti di Torino si sono riuniti per rifornire le mense rimaste aperte. “La farmacia del Cambio” regala il pane, il Comune fornisce il secondo. Il cibo cucinato e sistemato in contenitori arriva il giorno prima, viene poi scaldato nella cucina della mensa e suddiviso in contenitori monoporzione per essere distribuito. Sono attualmente più di 400 i pasti distribuiti al mattino e 150 i pacchi famiglia distribuiti nel pomeriggio. La pandemia, come nelle altre mense che abbiamo visitato sinora, ha fatto crescere il numero delle persone che si sono viste costrette ad usufruire degli aiuti.

I volontari, consapevoli della coda che si va allungano all’ingresso, accelerano la preparazione. Alessandro vorrebbe dedicarci più tempo per raccontarci di tutte le iniziative che, oltre alla mensa, sono state prese per aiutare chi ha bisogno: dal centro di ascolto sistemato in locali di fronte alla chiesa all’ospitalità per ragazzi in difficoltà; ma è travolto dai preparativi sempre più frenetici. Ci accordiamo per un futuro incontro.

Ad aiutare Alessandro di sabato, quando i volontari impegnati di solito fanno vacanza, ci sono due ragazze di un’altra parrocchia e due altre della Croce rossa. Noi ci sentiamo inutili e di troppo, anche se i volontari si lasciano fotografare da Roberta mentre lavorano e rispondono con simpatia alle poche domande che osiamo fare. Finalmente alle 10,30 si apre il portone e le persone in attesa entrano in fila indiana. Viene loro dato un sacchetto di carta in cui riporre i contenitori con il cibo. Alessandro ci fa notare che con l’asporto è nata l’esigenza di aggiungere una bottiglietta di acqua che, quando la mensa era in funzione, non era necessaria. Allora bastava riempire le caraffe con l’acqua del rubinetto.

Alcune persone si fermano nel cortile a consumare il pasto, altri all’uscita scambiano fra di loro quanto hanno appena ricevuto. Poi piano piano il cortile si svuota, i volontari riordinano e noi ci salutiamo dandoci appuntamento per la prossima riunione.

Denise