Parrocchia di Sant’Antonio da Padova – il racconto di una volontaria

Vorrei raccontarvi di un posto speciale, un posto dove dei frati aiutati da volontari si prendono cura di persone in difficoltà. Siamo in via Sant’Antonio da Padova, a due passi dalla stazione di Porta Susa: una chiesa, un convento di frati Minori, dei locali dove vengono accolti giovani che hanno bisogno di ritrovare un sentiero di vita equilibrato e dove una volta la settimana si distribuiscono pacchi di alimenti a famiglie in ristrettezze economiche.

Qui ho incontrato Marcella; ha fatto l’insegnante per molti anni e ora, ogni sette giorni, mette a disposizione il suo tempo per scegliere e distribuire verdura e frutta invendute provenienti da un ipermercato. Frutta e verdura che altrimenti andrebbero sprecate! Marcella ci racconta: “Io mi occupo in particolare della frutta: è un lavoro che richiede continuità, bisogna farsi l’occhio; tutte le persone che vengono da noi devono ricevere qualcosa e nello stesso tempo nulla deve avanzare”. Dice inoltre che si trova bene, che le piace condividere questa esperienze con Alessandro, il responsabile, e con gli altri volontari.

Nella medesima struttura frate Davide segue per parte sua giovani ospiti aiutati a formarsi e a inserirsi nel mondo del lavoro. L’organizzazione è impeccabile, c’è poco tempo per le chiacchiere: è più uno scambio di sguardi, di sorrisi: si captano a momenti brevi frammenti di vita. Tutto questo restituisce ai volontari il piacere di aver contribuito a rendere meno dura l’esistenza di molti.
Aggiunge ancora Marcella: “sono arrivata qui presentata da una persona conosciuta, avevo già fatto una breve esperienza in un’altra mensa, che però ha chiuso, in via Principe Oddone. Attualmente sono impegnata tutti i giovedì pomeriggio. Io scarto la frutta in cattivo stato e suddivido quella ancora fresca dentro le borse che le persone in fila affidano ad un addetto, che a sua volta le sporge a me. Prima del Covid chi arrivava poteva entrare nella sala della distribuzione e quindi c’era un contatto diretto tra noi volontari e loro. Ora non più. Bisogna avere l’occhio ben allenato – insiste ancora Marcella – dobbiamo cercare di accontentare tutti”.
“ Noi volontari diamo la nostra disponibilità e il coordinatore ci chiama a seconda del bisogno. Al banco di distribuzione della frutta e della verdura adesso siamo in due. I volontari sono sia pensionati sia giovani. Questi ultimi portano energie nuove e allegria, ma non sempre possono garantire continuità, o perché trovano un lavoro o perché devono rispettare i loro doveri scolastici”. “Cosa vuol dire per me questo impegno? Vuol dire essere presente con costanza una volta alla settimana in un ambiente ben organizzato, dove è richiesta discrezione, collaborazione, gentilezza e la capacità di mettere in secondo piano il proprio io”.

“Ora la mensa distribuisce trecento pasti tra persone sedute e persone che ricevono un sacchetto di cibo cucinato. Ho sempre notato attenzione e rispetto per gli ospiti, anche nei dettagli. Appena arrivati trovano vicino al piatto una piccola entrée – ad esempio un frutto, una pizzetta o qualcos’altro -. Poi i volontari servono il primo. I frati si fanno vedere durante il pasto, parlano con le persone, anche se non molto perché non c’è tempo. Anche
la raccolta differenziata è eseguita correttamente”.

“Non sono credente, ma non per questo vengo considerata meno di altri! Sono molte le donne arabe che vengono con i loro carrelli. Le persone arrivano da noi con una tessera: in base al numero dei famigliari, destiniamo quantità differenti di cibo”.
“Quando torno a casa, sento la giusta stanchezza di un lavoro che mi impegna molto”.
D.T.