MOBBING NELL’APPRENDISTATO
Una nostra giovane Volontaria, sensibile ai problemi dei giovani sul lavoro specialmente quando sono precari, ci segnala questo interessante articolo
Fonte: www.projuventute.ch
Link all’articolo completo: https://www.projuventute.ch/it/genitori/formazione/mobbing-nell-apprendistato
Sintesi a cura della redazione Risorsa e di Erika Porzio
Il mobbing sul luogo di lavoro provoca limitazioni professionali e personali e può causare ansia e depressione; ciò si verifica con una certa frequenza soprattutto tra gli apprendisti. Nei posti in cui si è soliti incontrare persone diverse, come nel contesto scolastico o lavorativo, nascono ripetutamente confronti, conflitti o critiche. Tuttavia, qualora un giovane mostrasse, per un periodo prolungato, sintomi quali mal di stomaco o mal di testa e si recasse, solo controvoglia, al lavoro e alla scuola professionale, si potrebbe ipotizzare di trovarsi di fronte ad un caso di bullismo o di mobbing. Le angherie e le conseguenti emarginazioni che ne derivano possono provenire sia dai colleghi di lavoro che dai superiori, piuttosto che dai clienti o dai compagni di classe. Le azioni di bullismo o mobbing scatenano insicurezza, nervosismo e paure di fallire, a causa di ciò si commettono degli errori che potrebbero contribuire ad un’escalation di aggressività nei comportamenti degli oppressori. L’inizio dell’apprendistato è una fase della vita particolarmente delicata. Il minorenne si ritrova improvvisamente catapultato in una nuova dimensione: lontano dalla scuola e dall’ambiente abituale, immerso nel mondo del lavoro degli adulti, lavorando otto ore al giorno e frequentando al contempo scuola professionale e corsi interaziendali: tutto questo pone delle sfide sia per gli apprendisti che per i formatori professionali e i genitori. Tendenzialmente, i giovani si integrano con maggiore facilità nei gruppi composti da persone coetanee, ma, sovente, mostrano difficoltà nel lavorare con colleghi più grandi e con i superiori. Proprio nei confronti degli apprendisti, nuovi al mondo del lavoro e che di solito entrano a far parte di un gruppo collaudato, le aziende formatrici dovrebbero chiarire che sussista un certo grado di tolleranza rispetto agli errori commessi nella fase iniziale dell’ingresso nel mondo del lavoro, nonostante la pressione sull’essere sufficientemente produttivi, e che i problemi possano essere affrontati con sensibilità e prontezza.
Il mobbing durante la formazione professionale attacca la dignità dei giovani, svaluta il loro lavoro e arriva a danneggiare la loro salute. L’incertezza, il disagio sul posto di lavoro e l’aumento dell’assenteismo sono solo gli effetti più innocui. Disturbi del sonno, mal di testa e disturbi allo stomaco possono essere ulteriori conseguenze del clima di “terrore”. Se l’apprendista è esposto a continui attacchi di mobbing per un lungo periodo di tempo senza ricevere alcun aiuto, questa situazione può indurre ad azioni avventate o – in combinazione con altri fattori – addirittura al suicidio. È del tutto comprensibile che questa pressione psicologica porti spesso al pensiero di voler cambiare reparto o interrompere l’apprendistato. Questa spirale negativa è estremamente difficile da fermare senza un aiuto esterno. In linea di principio, ogni azienda formatrice dovrebbe intervenire contro il mobbing, sensibilizzando gli apprendisti sulle sue varie forme e comunicando al proprio personale che vengono imposte sanzioni a chi molesta gli altri. Ogni apprendista ha quindi diritto a un trattamento corretto e rispettoso da parte di superiori, collaboratori e clienti, nonché alla tutela dell’integrità fisica e psichica. Se vi è un sospetto di mobbing, tutti sono chiamati in causa. Se i genitori notano che il loro figlio o la loro figlia è vittima di bullismo a scuola o di mobbing sul lavoro oppure che lui stesso o lei stessa ne è l’artefice, devono intervenire. Anche i colleghi di lavoro e i compagni di scuola dovrebbero reagire se un tale sospetto arrivasse loro all’orecchio. La cosa migliore da fare è cercare di parlare con la persona colpita e mostrarle la propria disponibilità ad affrontare il problema. Tuttavia, non dovrebbero essere prese misure che potrebbero causare all’apprendista ulteriori difficoltà.
In linea di principio, in caso di mobbing gli apprendisti si trovano in una situazione incredibilmente difficile. Nella maggior parte dei casi le persone colpite non sanno nemmeno se il conflitto sia sufficientemente grave per essere affrontato con colleghi, superiori e formatori. Temono, inoltre, che ciò possa causare loro ulteriori difficoltà.
Conviene registrare le molestie per iscritto e datarle per mettere insieme delle prove e avere così una base per un colloquio. Se si tratta di ingiurie e discriminazioni verbali, queste dovrebbero essere annotate preferibilmente sotto forma di citazioni. Anche e-mail ostili o feedback scritti possono essere usati come prova.
Poiché i giovani di solito non hanno il coraggio di «denunciare» la persona dalla quale subiscono il mobbing, si consiglia loro di farsi aiutare da una persona di cui si fidano. Dall’esterno le persone hanno spesso una visione diversa e possono essere in grado di dare primi consigli su come comportarsi o su cosa fare per cambiare le cose. Se anche questa persona di fiducia dubita che si possa trovare una soluzione comune, l’apprendista dovrebbe rivolgersi al proprio formatore. Se, tuttavia, è proprio il formatore l’autore del mobbing – caso certamente molto raro – è inevitabile che venga coinvolto il diretto superiore.