UN MODO NUOVO DI COMBATTERE MOLESTIE SESSUALI E MOBBING
Videogiochi ed app per combattere il mobbing? Sembra essere l’ultima frontiera di una tecnologia “a misura d’uomo” (o di donna). E’ quanto emerge dall’articolo che è pubblicato anche sulla nostra pagina FB, curata dal Consigliere Risorsa Salvatore Tonti e qui sintetizzato della Volontaria Erika Porzio. L’intero articolo è consultabile al link
Fonte: “Inside Marketing” – aprile 2019 – autrice: Raquel Baptist
Molte vittime tendono a non denunciare casi di molestia sessuale e mobbing sul posto di lavoro. Spesso le persone che subiscono abusi o discriminazioni temono di non essere credute e soprattutto, se le molestie provengono da persone particolarmente rilevanti nell’azienda e conosciute dall’opinione pubblica, la paura di ritorsioni di ogni genere le blocca dal denunciarle. Per tale ragione, proteggere l’identità dei dipendenti vittime di qualsiasi forma di abuso diventa fondamentale per promuovere la segnalazione di comportamenti illeciti all’interno delle aziende.
Sono nate diverse applicazioni e videogiochi volti a combattere problemi gravi come la discriminazione o qualsiasi forma di abuso all’interno dell’azienda, rendendo più semplice e sicura la denuncia da parte dei dipendenti.
Mobbing sul posto di lavoro: la tutela delle vittime in Italia e l’utilità delle app
L’idea di rivolgersi a un superiore per denunciare un collega potrebbe dissuadere le vittime dall’intenzione di segnalare l’illecito. Cosa succede, però, se l’aggressore è proprio un superiore?
La figura del whistleblower, cioè la persona che all’interno dell’azienda “soffia nel fischietto”, letteralmente – come l’arbitro che in una partita segnala la condotta antisportiva dei giocatori – è stata disciplinata per la prima volta nell’ordinamento giuridico italiano con la legge 6 novembre 2012 n.190 (legge Severino). Allo scopo di combattere ulteriormente la corruzione e qualsiasi tipo di comportamento illecito (compreso il mobbing sul posto di lavoro), con la tutela dei dipendenti che segnalano azioni di questo tipo, è stata successivamente approvata la legge 179 del 2017. In questo modo sono state definite delle linee guida per la presentazione e la gestione delle segnalazioni, che prevedono «l’utilizzo di modalità anche informatiche e promuovono il ricorso a strumenti di crittografia per garantire la riservatezza dell’identità del segnalante e per il contenuto delle segnalazioni e della relativa documentazione», come si legge nell’articolo 1, punto 5. Così, l’Autorità anticorruzione (ANAC) ha messo a disposizione un’applicazione online che consente la segnalazione di comportamenti illeciti sul posto di lavoro ai danni di «dipendenti pubblici, lavoratori o collaboratori di imprese fornitrici di beni o servizi o di imprese che realizzano opere in favore dell’amministrazione pubblica». Lo scopo di questo sistema di segnalazione online è quello di assicurare la massima riservatezza ai dipendenti che segnalano dei comportamenti scorretti all’interno delle organizzazioni, come il mobbing sul posto di lavoro, con una procedura interamente digitalizzata, rendendo anche più semplice la gestione dei dati.
Blockchain: come contribuisce a tutelare i dipendenti vittime di abusi
Anche in altri paesi sono state ideate delle applicazioni per facilitare le segnalazioni di illeciti sul posto di lavoro, salvaguardando l’identità di tutti i soggetti coinvolti. È il caso per esempio di Vault Platform, una piattaforma che può essere adottata dalle aziende e che offre uno spazio privato e sicuro in cui ogni dipendente può registrare nel tempo situazioni problematiche e incidenti come molestie sessuali, casi di discriminazione o di mobbing sul posto di lavoro. Il funzionamento della piattaforma tiene conto del tipico pattern di comportamento degli aggressori, che tende a ripetersi nel tempo. Così, le vittime possono conservare i diversi report o registri nel “vault”, che tradotto significa “camera blindata“, finché non ci sono i presupposti per condividerli con chi di dovere. La piattaforma, infatti, consente la consegna del report nel caso in cui all’interno del sistema siano presenti altre segnalazioni, da parte di altri dipendenti, riguardanti quello stesso aggressore. In questo caso, i dipendenti che hanno inserito dei registri sanno di non essere le uniche vittime di un comportamento scorretto da parte di qualcuno all’interno dell’azienda e le diverse segnalazioni possono essere finalmente trasmesse alle autorità. Vault Platform sfrutta la tecnologia della blockchain – letteralmente “catena di blocchi” – cioè una struttura dati condivisa e immutabile che permette di garantire la massima discrezione e la tutela dell’identità di chi segnala il problema. Attraverso di essa, nessuno (compreso i superiori o la direzione) può accedere all’informazione presente nel sistema finché il dipendente non invia il rapporto.
Un videogioco per promuovere l’inclusione sul posto di lavoro
Nonostante i consumatori siano sempre più propensi a scegliere brand che investono in diversità e inclusione, casi di discriminazione (per genere, età, etnia o religione) sono ancora presenti all’interno di molte aziende. Non raramente, quindi, pregiudizi di ogni tipo finiscono per avere un impatto negativo, portando in alcuni casi a situazioni di mobbing sul posto di lavoro e comportamenti aggressivi nei confronti di determinati individui.
Quando investire in diversità e inclusione è utile per il business
Work Wide Women, piattaforma di social learning italiana dedicata alla formazione femminile, ha creato il videogioco educativo Diversity@Work per promuovere l’inclusione e la gestione della diversità in azienda. Come descritto sul sito, il gioco non vuole essere né una valutazione né un test per selezionare o raggiungere dei “profili di dipendente ideale” ma si tratta di un tool aziendale che ha l’obiettivo di promuovere la riflessione sul diversity management in azienda e «sulle reazioni del giocatore di fronte a situazioni dove può accadere di essere guidati da automatismi e stereotipi». Il gioco è composto da diverse piccole storie e scenari basati su casi reali sulla base di quattro metriche: quella del management, della leadership, del clima aziendale e delle team skill. Come spiegato sul sito di Work Wide Women, alle «risposte che aprono degli scenari di confronto guidati dall’attenzione al diversity management» viene assegnato un valore positivo, mentre un valore negativo viene attribuito alle risposte che promuovono «la chiusura o l’indifferenza alle diversità». Diversity@Work consente agli utenti di giocare in maniera anonima, requisito essenziale per evitare che i partecipanti si sentano giudicati o sotto osservazione e che permette di promuovere l’inserimento di risposte oneste e sincere, con una conseguente riflessione sui risultati. Un videogioco di questo tipo consente di creare un ambiente “sicuro” e libero da eventuali giudizi e, così, possono emergere più facilmente dinamiche meno positive presenti all’interno di un’azienda. Sulla base dei risultati, la direzione può decidere di proporre delle sessioni di coaching o delle attività volte a promuovere l’inclusione della diversità. Nonostante non sia stato ideato per effettuare valutazioni o test, un gioco come Diversity@Work potrebbe essere adottato dalle aziende anche nei colloqui per analizzare la sensibilità dei candidati su queste tematiche.
Paura di segnalare gli abusi? I rischi per la persona e per il business
La paura di denunciare situazioni di abuso o mobbing sul posto di lavoro comporta seri problemi per le vittime: a livello lavorativo, per esempio, ciò potrebbe portare a lasciare il proprio lavoro a causa della pressione subìta oppure, a un livello più strettamente personale, si potrebbe arrivare ad affrontare situazioni di forte stress, ansia e depressione. Il perpetuare di comportamenti illeciti potrebbe avere anche serie implicazioni sul benessere aziendale (a causa della promozione di ambienti di lavoro tossici) e, in alcuni casi, sulla reputazione dell’organizzazione stessa, anche perché la mancata denuncia non significa, necessariamente, silenzio da parte delle vittime. Il fatto che le segnalazioni non siano fatte formalmente ai vertici aziendali (per paura di eventuali ritorsioni o di non essere tenuti in considerazione) non vuol dire che le vittime non ne parlino, anzi: in particolar modo per quel che riguarda la denuncia di molestie sessuali, molte vittime stanno cercando modi diversi di segnalare dei problemi riscontrati sul posto di lavoro.