COME AFFRONTARE LO STRESS E IL MOBBING SUL LAVORO ?
Grazie all’opera di ricerca e selezione di articoli sul mobbing da parte della nostra Volontaria Erika Porzio, che ringraziamo, pubblichiamo la sintesi di un interessante articolo. Esso mette in luce, oltre gli aspetti tipici dello stress lavoro-correlato, (ormai noti a quanti conoscono Risorsa), anche gli aspetti organizzativi aziendali che potrebbero ridurre il fenomeno. Alla citazione della fonte abbiamo aggiunto il link su cui trovare l’articolo completo (vedi link)
Fonte: “Caleno 24 ore.it” – novembre 2020 – autore: C. S.
I numerosi contenziosi in tema di mobbing sul lavoro hanno evidenziato quanto non sia così semplice ottenere il risarcimento del danno subìto a fronte di un’eventuale denuncia. I casi di mobbing e violenza psicologica sul luogo di lavoro sono in aumento e spesso non vengono gestiti nel modo adeguato e generano delle vere e proprie situazioni patologiche. A tal proposito, anche il Codice civile tutela questo genere di situazioni e può essere utile con il suo articolo 2087 che stabilisce che “l’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.
Lo stress da lavoro-correlato
Una delle innovazioni più significative in materia di valutazione dei rischi del D.lgs. 81/08 è stata quella di aver previsto l’obbligo specifico per il datore di lavoro di prendere in considerazione anche i rischi legati allo stress lavoro-correlato; si prevede infatti, secondo i contenuti dell’Accordo Europeo dell’8 ottobre 2004, che la valutazione debba riguardare anche i gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro-correlato. Sul piano operativo questa valutazione deve essere effettuata nel rispetto delle indicazioni della Commissione consultiva del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 17 novembre 2010 pubblicate nella circolare del 18 novembre 2010 Prot. 15/SEG/023692. Questa attenzione del legislatore verso tali rischi, incluso il mobbing sul lavoro, trova la sua origine di fondo in un dato di fatto. A partire dalla fine degli anni Novanta, infatti, si sono affermate da un lato aziende sempre più flessibili e bisognose di dare risposte immediate ai nuovi assetti di mercato, dall’altro la giurisprudenza, sempre più avanti rispetto al dato normativo, ha espresso nuovi orientamenti in tema di benessere lavorativo. A ciò si aggiunge anche la maggiore attenzione sul piano sociale alle condizioni di lavoro capaci di produrre, sotto svariati aspetti, danni all’integrità psico-fisica del lavoratore. Il tutto si inserisce all’interno di un nuovo quadro socio-economico in cui si afferma la cosiddetta “società della conoscenza”; essa non riguarda solo i servizi ma anche i lavori in informatica, comunicazione, istruzione, ingegneria, intrattenimento ecc.
In questa “società della conoscenza” i lavoratori sono impegnati in attività che richiedono un crescente sforzo mentale, un continuo aggiornamento e una buona capacità di adattamento. Questi mutamenti rendono lo stress legato al lavoro un rischio emergente per la diffusione che sta assumendo e che determina anche costi crescenti, sia per i Paesi e sia per le aziende, quantificati dall’Unione Europea nel 2002 con una cifra pari a venti miliardi di euro.
Il mobbing sul lavoro
Nell’ambito di questo tema molto vasto si inserisce il mobbing. Una prima grande differenza tra il mobbing sul lavoro e lo stress consiste nell’intenzionalità: infatti, il mobbing muove da una base di volontarietà. Con il termine mobbing si identificano tutte quelle azioni moleste da un punto di vista morale e che avvengono sul posto di lavoro; esse si concretizzano in comportamenti vessatori e discriminatori psicologicamente violenti. Questi comportamenti possono generare un degrado psicologico tale da compromettere la salute, la professionalità o la dignità del lavoratore. Possiamo individuare tre possibili tipologie di mobbing:
- dall’alto vero il basso;
- dal basso verso l’alto;
- mobbing orizzontale.
Si ha il primo tipo di mobbing sul lavoro quando i comportamenti scorretti vengono messi in atto dal datore di lavoro o comunque da un lavoratore che si trova in posizione preminente verso uno o più lavoratori a lui sottoposti. Al contrario, può esservi anche un tipo di mobbing “in senso” opposto, ovvero, quello attuato dai lavoratori nei confronti di un loro superiore. Infine, si può verificare anche la situazione in cui il mobbing viene svolto da un lavoratore verso un altro lavoratore suo pari. Solitamente all’origine del mobbing c’è sempre un conflitto che si verifica a causa di una cattiva organizzazione aziendale.
Stress e mobbing sul lavoro sono necessari?
In una qualsiasi realtà lo stress, così come il mobbing, è sicuramente utile e necessario; la difficoltà sta nella gestione adeguata dei suoi aspetti affinché questi risultino utili ed offrano dei vantaggi, evitando, di conseguenza, che “sfuggano di mano” e possano rappresentare dei veri e propri problemi. Ogni organizzazione per evolvere al meglio ha bisogno sia di stress che di mobbing. Alcuni conflitti legati al mobbing sul lavoro sono positivi e permettono di sbloccare determinate situazioni, nonché di trovare soluzioni a problemi apparentemente senza uscita introducendo nuove idee. Analogamente, una “giusta” dose di stress ci rende più capaci di adattarci positivamente alle situazioni. Si tratta cioè di avere quella giusta tensione che è alla base di uno stato che consente all’organismo di migliorare il proprio modo di affrontare le situazioni critiche. Per gestire in modo adeguato questa famiglia di rischi è possibile agire seguendo due direttrici: la prima investe il livello organizzativo aziendale, la seconda prende in considerazione il lavoratore a livello individuale. Può aiutare molto a fronteggiare lo stress e il mobbing sul lavoro il fatto di individuare un sistema di comunicazione adeguato tale da indicare con chiarezza gli obiettivi aziendali a tutto il personale. In questo modo si può pensare anche di migliorare i processi e le condizioni di lavoro. Un’altra leva è rappresentata dalla formazione a tutti i livelli aziendali, sia per le figure di vertice che per tutti i lavoratori. Infatti, grazie ad una efficace attività formativa si può acquisire consapevolezza e comprendere meglio i fenomeni di stress e in questo modo sarà più facile individuare le possibili cause di stress e adottare cambiamenti aziendali volti al miglioramento; a tale riguardo, la parola d’ordine è “cooperazione”. Per quanto riguarda le possibili misure a livello individuale, in ambito lavorativo può essere utile innanzitutto capire su cosa si possa agire e su cosa no. Un elemento rilevante può essere ad esempio pianificare le attività in modo adeguato, prendendosi anche le dovute pause; fare dei break nel corso della giornata può aiutare ad acquisire energia e lucidità. Altra attività importante è quella di rivedere la scala dei valori, in quanto è importante dare il giusto peso a ciò che esista al di fuori del lavoro; queste situazioni possono anche compensare lo stress da lavoro. È molto importante fare attenzione ai primi campanelli di allarme, se questi aspetti sono affrontati e gestiti per tempo, non solo si evitano possibili danni ai lavoratori ma l’azienda può trarre dei grandi vantaggi. Ogni azienda è infatti una sorta di piccolo “sistema sociale” nel quale vi sono delle dinamiche ben precise. Come tutti i “sistemi” questo è destinato ad evolvere nel tempo e se riuscissimo a fare in modo che tale evoluzione sia “positiva” ne potremo trarre del guadagno; il consiglio è dunque quello di guardare e gestire queste situazioni come delle opportunità. Solo così, infatti, si potranno ottenere dei vantaggi per tutti, in prima battuta per i diretti interessati, oltre che per il “sistema” azienda in toto.