INTEGRARE LE DIVERSITA’ NEL LAVORO
EVENTO IN STREAMING: INTEGRARE LE DIVERSITA’ NEL LAVORO
Sintesi e commenti a cura di Ferdinado Ciccopiedi – 12 -11/2020
Ho ricevuto l’invito a partecipare a questo evento in streaming, organizzato dalla Fondazione Sodalitas http://www.sodalitas.it, un’organizzazione di origine datoriale (Assolombarda) che promuove la Responsabilità Sociale d’Impresa, attraverso iniziative di collaborazione tra imprese, Istituzioni, terzo settore, scuola e network internazionali facenti capo alla Comunità Europea.
Non potevo esimermi dal partecipare, in quanto il programma comprendeva, come sottotitoli, vari temi di interesse di Risorsa: dalla scelta di valore costituita dall’integrazione delle fragilità nel lavoro alle buone prassi delle imprese, ai temi delle Pari Opportunità, espressi nella Carta per le Pari Opportunità, fino al concetto di lavoro “dignitoso” per tutti. In altri tempi avrei preso il treno e sarei andato a Milano, sede di Sodalitas, per partecipare di persona e stabilire quei rapporti informali (magari durante un “welcome coffee”) che sarebbero tanto utili per far conoscere l’utilità sociale della nostra Associazione. Ma il convegno era rigorosamente on line e non si poteva interagire con relatori e pubblico. Coerentemente con la nostra linea editoriale, non citerò i nomi dei relatori, ma solo i contenuti. Tra questi relatori di altissimo profilo, erano presenti anche Membri del governo, rappresentanti di Istituzioni europee, Amministratori Delegati di aziende. Ma c’era anche una Consigliera di Pari Opportunità e, proprio in riferimento all’attività di queste ultime, è stata citata la Carta per le Pari Opportunità vedi link e immagine. Essa è una dichiarazione di intenti, con relativo decalogo di attività da realizzare per chi vi ha aderito, sottoscritta volontariamente da imprese di tutte le dimensioni, per la diffusione di una cultura aziendale e di politiche inclusive, libere da discriminazioni e pregiudizi, capaci di valorizzare i talenti in tutta la loro diversità. Le diversità e discriminazioni più forti sono, ovviamente, quelle di razza e religione, ma subito dopo sono state citate quelle verso le donne, in relazione anche ai temi della maternità e della genitorialità (la quale coinvolge anche i congedi parentali dei padri) che compromettono la loro permanenza in un mondo del lavoro sempre più precario. Se da un lato si pone il problema di evitare l’esclusione delle donne dal lavoro attraverso la riqualificazione professionale e l’acquisizione di competenze digitali, dall’altro è stato evidenziato che solo un ambiente di lavoro più “accogliente” può evitare la discriminazione. Come per altre tipologie di PO, l’Italia si trova in posizione di retroguardia rispetto ad altri Paesi UE, non solo per posizioni di lavoro dipendente di basso profilo, ma anche per professionisti qualificati che abbandonano il lavoro dopo la nascita del primo figlio/a, in assenza di servizi sociali come gli asili nido. Si può anche dire che in Italia ad un basso impiego delle donne corrisponde un basso tasso di natalità. In alcuni Paesi esteri invece ad un alto impiego delle donne corrisponde un alto tasso di natalità. E’ qui che cerca di intervenire Sodalitas attraverso forme di collaborazione con le 800 aziende (con 700.000 lavoratori) firmatarie della Carta PO, che si sono impegnate a rispettare i principi della RSI relativi non solo all’ambiente ma anche al benessere dei dipendenti. Infatti sono state portate testimonianze di “Best practices” e di “Codici etici” da parte di aziende dove il 100% delle donne in maternità sono rientrate al lavoro e alle quali l’azienda ha integrato le prestazioni obbligatorie INPS dopo i 3 mesi di congedo. In tal modo l’impresa diventa “alleata” e non “nemica” dei lavoratori. Il prossimo progetto di Sodalitas mira ad estendere l’adesione alla Carta anche alle aziende medio-piccole che sono nella filiera dei fornitori di grandi aziende e, secondo i loro dati, ogni grande impresa può avere fino a 3000 aziende dell’indotto. Altre discriminazioni verso le donne riguardano le molestie sessuali, il salario più basso degli uomini (ma è risaputo) e l’accesso più difficile a posizioni di responsabilità, specie in ambito tecnico-scientifico, che viene fatto risalire (e questo è curioso) all’educazione che le bambine ricevono dalla famiglia, che non le incoraggia a studiare materie, come la matematica, ritenute più adatte alla razionalità maschile. Il dato sembra essere smentito dal maggior numero di laureate, anche con votazioni brillanti, rispetto agli studenti maschi: peccato che poi queste laureate non trovino lavoro (magari perché sono troppo qualificate per le posizioni richieste). Allo stesso modo professioni tipicamente femminili, quali l’educazione scolastica sono frenate dalla burocrazia dei concorsi pubblici (quando se ne fanno). Se proprio si vuole vedere il classico “bicchiere mezzo pieno” ci si può consolare col fatto che in Italia abbiamo una grossa riserva di lavoro utilizzabile e che è tipico della mentalità femminile fornire “energia creatrice” arricchente (dall’inglese empowerment). Circa il lavoro svolto dalle Consigliere di Parità (1 per provincia e città metropolitana e 1 per regione, oltre alla Consigliera nazionale) vengono citati i diversi progetti in cantiere, tra cui quelli dedicati alla piccola imprenditoria femminile. Ma è importante sapere che le Consigliere sono anche “antenne” sul territorio di quanto succede in fatto di discriminazione ed esclusione dal lavoro al fine di porvi rimedio: l’invito è quindi a rivolgersi a questa funzione poco conosciuta. Per avere maggiori informazioni sul territorio di riferimento di Risorsa è possibile consultare il sito della regione Piemonte vedi link e quello della città metropolitana di Torino vedi link
L’intervento del rappresentante della Commissione Europea riprende i dati sulle grandi discriminazioni raccolte nell’acronimo delle persone LGBTQ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transgender e Intersessuali) per le quali si sta cercando di contrastare l’esclusione. Ma il dato più interessante è che nell’Europa a 26 vi sono 12000 aziende che aderiscono ai principi delle “Chartes” di Pari Opportunità” nazionali, in rappresentanza di ben 16 milioni di lavoratori. Questi dati sono importanti in quanto solo quello che si può misurare si può migliorare.
In conclusione sembra di poter dire che il cosiddetto “welfare aziendale”, lontano dalla visione paternalistica di inizio ‘900, e in funzione “sussidiaria” all’Ente Pubblico sia la risposta da dare per avere un mondo del lavoro più giusto. E’ chiaro che al diritto all’inclusione deve corrispondere il dovere di tutti i lavoratori di contribuire alla crescita del Paese, inteso come responsabilità individuale. E’ già dimostrato dai dati che le aziende che investono di più in “welfare innovation” sono le stesse che producono maggiori profitti in quanto fidelizzano i dipendenti resi più responsabili nel conseguire l’eccellenza di prodotti e servizi che essi stessi realizzano.
Che significato ha avuto il convegno per Risorsa? Sicuramente gli argomenti sono stati interessanti ed hanno messo in luce come ci siano diverse Istituzioni pubbliche e private che si sforzano di eliminare le discriminazioni e includere le diversità nel mondo del lavoro e come ciò sia un valore per le aziende. Peccato che l’argomento del mobbing non sia stato sfiorato, poiché coinvolge anche le donne cui non vengono date pari opportunità sul lavoro, i “diversi per stili di vita, i giovani precari, gli invalidi (non a caso si chiamano ufficialmente “categorie protette”), i lavoratori anziani troppo vecchi per lavorare e troppo giovani per la pensione e tutti i lavoratori che subiscono attacchi fisici e psicologici, azioni punitive immotivate, attacchi alle mansioni e alla situazione di lavoro. Sono tutte caratteristiche del mobbing, un fenomeno non assimilabile alla eliminazione di discriminazioni di più alto valore morale come quelle relative ai diritti umani, ma a pieno diritto rientrante, una volta eliminate le sue odiose pratiche, nella tutela dei diritti civili. Risorsa è iscritta nei Registri del Volontariato proprio in questo settore e si sente incoraggiata a continuare la sua opera di ascolto e orientamento delle persone, nel loro supporto psicologico e nella sensibilizzazione dell’opinione pubblica, tanto più, come è emerso nel convegno, che le aziende “etiche”, anche se poche, esistono !