MOBBING VIA SKYPE
STORYTELLING RISORSA
Proseguiamo con le testimonianze di mobbing – recuperate nei nostri archivi – raccontate da persone che si erano presentate, tempo fa, allo Sportello di ascolto e orientamento di Risorsa. lo “storytelling” non è altro che un modo di raccontare storie, come facevano i nostri vecchi e i cantastorie, intorno al fuoco o nelle piazze del paese ! Per non dare adito a possibili riconoscimenti, abbiamo cambiato nomi di persone e di luoghi. I nostri volontari che hanno scritto vicende tristi e pesanti, le hanno trasformate in forma curiosa, leggera e ironica. Buona lettura…
Ci siamo spesso angustiati per non essere riusciti a risolvere in modo soddisfacente i problemi di chi, con fiducia, si era rivolto a noi. Infatti nei corsi di formazione rivolti al Volontariato ci è sempre stato detto che il Volontario deve tendere al “Bene Comune”, cioè al Bene di tutte le persone che si propone di aiutare e non solo di alcune di queste. Ci è stato insegnato che, secondo una rigida formula matematica, il servizio non reso anche ad una sola persona vale 0 e ciò annulla quanto fatto per tutti gli altri, poiché qualsiasi numero, moltiplicato per 0 dà come risultato 0. In altre parole, non si raggiunge l’obiettivo del “Bene Comune” offerto a tutti.
In un solo caso ci siamo sentiti pienamente soddisfatti di ciò che abbiamo suggerito, fuori dai canoni del contrasto al mobbing, ad una persona, specialista informatica, che veniva mobbizzata “via skype”. Succedeva infatti che il datore di lavoro, giovane “rampante e impegnatissismo” non si prendesse nemmeno la briga di rimproverare, a torto o ragione la sua dipendente recandosi in ufficio e convocandola in via riservata. Per lui era sufficiente collegarsi con il suo portatile, da chissà dove, al computer della disgraziata in ufficio e di insultarla dal monitor, naturalmente connesso a Skype.. Così tutti i colleghi potevano sentire ogni sorta di improperi e insulti rivolti alla dipendente. La poveretta non ne più e, piangendo, era venuta a raccontarci la sua storia. Già avevamo capito che si trattava di una persona con una grande professionalità e, dopo aver approfondito quali erano le sue competenze, le facemmo una proposta: Ma perché, con tutto quello che sa, non cerca un altro lavoro ?
Per quella giovane fu come una “folgorazione”.
Non ci avevo mai pensato – ci rispose – ma mi sembra una buona soluzione per sfuggire a tutti quegli insulti gratuiti ! e se ne andò più sollevata.
Dopo qualche tempo, telefonò ad un nostro volontario per ringraziarci: aveva trovato un altro posto, ben retribuito, come si conveniva per la sua preparazione, e dove non aveva più il “terrore” di venir raggiunta dalla faccia del suo “mobber” sullo schermo di un computer.
Devo dire che eravamo molto soddisfatti di aver fatto del “Bene”e, da quel momento, consigliare un altro lavoro, a chi ha le competenze, divenne uno dei modi che utilizziamo oggi per indirizzare le persone che seguiamo !