LICENZIATA PER LA CRISI COVID, IN ISOLAMENTO A CASA
Nel 1954, quando comparve nelle case, la TV era come appare nell’immagine a fianco. Oggi fa un po’ sorridere, eppure faceva pensare alle “magnifiche sorti e progressive” – delle quali il Leopardi nella lirica “La Ginestra” dubitava – non condannando il progresso in sè, ma solo il “calcolo” della ragione illuminista, che produce l’egoismo dell’uomo moderno. Dopo più di 60 anni, al tempo del corona virus, quell’egoismo ricompare, soprattutto nel mondo del lavoro. In none del profitto, succedono cose come la testimonianza che qui raccontiamo:
Licenziata per la crisi Covid, in isolamento a casa aspettando il ritorno in televisione. Lavoro da 18 anni in radio e negli ultimi due avevo sposato un nuovo progetto radiofonico e televisivo che mi stava dando molte soddisfazioni. Era un momento molto positivo della mia vita e della mia carriera. Il programma che conducevo andava a gonfie vele… sino a quando non è esplosa l’emergenza coronavirus.
Ho continuato a lavorare sino alla fine di marzo, con le dovute protezioni e precauzioni, ma sempre con la paura di un possibile contagio, soprattutto quando alcuni colleghi hanno manifestato sintomi febbrili.
Nell’ultimo periodo c’erano stati cambi di palinsesto – pensavo per motivi di sicurezza – e invece la situazione è peggiorata: tutti i dipendenti – tranne alcuni tecnici – sono stati messi in cassa integrazione e i conduttori con partita iva – compresa la sottoscritta – sono stati lasciati a casa. L’emittente, che si sosteneva con pubblicità e sponsor, quando ha perso i principali finanziatori ha ridotto drasticamente la programmazione e per me non c’era più posto.
Ho difeso il mio lavoro fino all’ultimo e poi ho visto la mia vita precipitare in un attimo. Ho provato una grande rabbia, molta delusione. All’inizio però è stato quasi un sollievo: non dovevo più andare a rischiare la vita sul lavoro. Consideravo la mia salute più importante: potevo finalmente stare a casa tranquilla, protetta.
Ho accusato il colpo dopo qualche giorno, rimettendo a posto i vestiti che usavo per comparire in televisione. Ho vissuto momenti difficili, ho pregato a lungo per non crollare e ho ritrovato la mia lucidità.
Ora sto vivendo l’isolamento come molti, tra cibo, libri, film, giardino e ascoltando le lezioni che tiene online mio marito ai suoi studenti del liceo. Ci sono alti e bassi. Momenti di sconforto ce ne sono ancora, a volte le giornate si trascinano stancamente, ma sto cercando di recuperare. Il mio unico pensiero è andare avanti, giorno per giorno: combatto per non spegnermi! Il coronavirus si è preso la nostra esistenza, la nostra forza vitale: la vita si è ammalata per tutti, anche per chi non è stato infettato dal virus.
Ho voluto condividere la mia storia, mandando un video-racconto per il progetto “Tutte a casa – Donne, lavoro, relazioni ai tempi del Covid-19”, ideato da un gruppo di lavoratrici dello spettacolo e del cinema, in partnership con Mujeres nel cinema, Sicurezza e Lavoro e Job Film Days.
È stato faticoso raccontare, descrivere il mio lavoro nello spettacolo e la mia vita privata. C’è la paura di mostrarsi fragile, ma so che è un sentimento comune a molte donne e non riguarda soltanto me. Tante persone sono rimaste a casa nel campo dello spettacolo e gli sciacalli, pronti a lavorare per poco, pur senza adeguate professionalità, sono sempre in agguato.
Ho però dei colloqui di lavoro in programma, anche in aziende importanti. Ci sono difficoltà nel settore, ma anche realtà solide che continuano ad andare avanti. Nell’attesa della ripresa, ho ottenuto anche una piccola collaborazione in un programma. Lentamente, si prova a ripartire.
Una lavoratrice dello spettacolo
Fonte: Sicurezza e Lavoro 24 aprile 2020