MOBBING E AMICIZIA
STORYTELLING RISORSA
Proseguiamo con le testimonianze di mobbing – recuperate nei nostri archivi – raccontate da persone che si erano presentate, tempo fa, allo Sportello di ascolto e orientamento di Risorsa. lo “storytelling” non è altro che un modo di raccontare storie, come facevano i nostri vecchi e i cantastorie, intorno al fuoco o nelle piazze del paese ! Per non dare adito a possibili riconoscimenti, abbiamo cambiato nomi di persone e di luoghi. I nostri volontari che hanno scritto vicende tristi e pesanti, le hanno trasformate in forma curiosa, leggera e ironica. Buona lettura…
MOBBING E AMICIZIA
Così racconta Francescangela allo Sportello d’ascolto Risorsa:
“Molti e molti anni fa, nel cuore verde delle nostre verdi valli, ero infermiera in uno stabilimento di proprietà di una grossa multinazionale. Le relazioni industriali erano gestite da una potente Confederazione Sindacale Unitaria e da una dirigenza competente ed esperta. Tutto filava liscio, senza l’intervento del Centro Strategico della multinazionale, nemmeno nella stesura del bilancio economico.. Poi cominciarono i primi sintomi della crisi e il Management, anziché avere come motto il “people first” (le persone prima di tutto) fece ricorso ai cosiddetti “tagliatori di teste” per contenere i costi. In questo clima entrò in azienda una giovane laureata, dalle minigonne vertiginose, che non era molto ben vista da colleghi piuttosto provinciali. Così, per un po’ di tempo, supportai questa persona che mi faceva spesso visita in infermeria, non tanto per questioni di salute, ma per avere un aiuto psicologico, che non tardai a darle. Si trovò tanto bene con me che diventammo amiche e giungemmo perfino a fare le vacanze insieme. Con il passare degli anni, la multinazionale decise che l’infermeria non serviva più: se qualcuno si faceva male, bastava l’ambulanza per il trasporto in ospedale ! Alle mie domande su cosa ne sarebbe stato delle visite mediche periodiche, che garantivano la sicurezza e la vivibilità dell’ambiente di lavoro, mi risposero che era sufficiente appoggiarsi a un centro diagnostico, di supporto al Medico Competente. Intanto la mia amica fece carriera e fu nominata “worlwide manager”. Il piccolo universo aziendale era per lei applicabile anche a tutto il mondo esterno, per cui cominciò a mostrare quella “supponenza”, caratteristica trasversale a dirigenza e manovalanza, che snatura i rapporti umani. Comunque la mia amica, prossima al matrimonio, mi chiese, inaspettatamente, di farle da testimone di nozze, cosa che accettai con entusiasmo. Nel momento in cui, chiusa l’infermeria, fui spostata sotto la sua egida, divenni una delle sue assistenti, in un ufficio amministrativo. Imparai cose nuove e diventai una delle maggiori esperte di un sistema informatico che era “il grande fratello” aziendale, mantenendo sempre quella riservatezza che il mio ruolo precedente mi imponeva. Infatti non mi avvalsi mai della nostra amicizia nell’ affrontare problemi di lavoro o rapporti con i colleghi. Ma ecco che giunse dalla multinazionale l’ordine strategico di licenziamento per tutti i dipendenti superiori a 50 anni e non laureati. La mia amica non intervenne personalmente, ma si servì della sua assistente per sottopormi ad ogni sorta di angherie, veri e propri attacchi alla persona: emarginazione, umiliazioni, provocazioni. Ma anche azioni relative alla situazione lavorativa, atte a sminuire la mia attività e le mie proposte, demansionamento, critiche immotivate, valutazioni inadeguate, esclusione da progetti e riunioni, attribuzione indebita di colpe e di lavori nuovi senza istruzioni, carico eccessivo di lavoro (anche 12 ore al giorno, senza pagamento degli straordinari), negazione di corsi di aggiornamento, attribuzioni di compiti superiori al mio livello, riduzione di responsabilità. Ma non bastava: furono messe in atto azioni punitive nei miei confronti: uso pretestuoso di contestazioni disciplinari, rifiuto di ferie. Tutto ciò per indurmi alle dimissioni. Infatti con tali sistemi l’azienda si liberava di persone che erano considerate troppo vecchie per lavorare. Il problema era che gli “over 50”, come ormai ero io, erano troppo giovani per la pensione e quindi dovevano cercarsi un altro lavoro, oltretutto in situazione di crisi economica. Insomma era mobbing conclamato, cioè quella devastante pratica che, protratta per almeno 6 mesi, si trasforma poi in malattia per chi lo subisce, ma anche in un peso per tutta la famiglia che partecipa alle sue vicende lavorative. Un giorno l’assistente mi accusò di aver fatto un errore, dovuto, secondo me, ad un sabotaggio informatico, che aveva cambiato i dati da me caricati e, in aggiunta, di non aver seguito con la dovuta diligenza le pratiche di un dirigente che, al momento del fatto pretestuosamente contestatomi con ammonizione scritta, “trovavasi in altro continente”. Così si espresse l’avvocato cui mi ero rivolta a tutela della mia immagine e dignità professionale. Ma ormai ero stata sollevata, quasi di peso, dal mio incarico e sbattuta in un ufficio davanti alla porta di uscita, forse per indicarmi che quello era il mio destino. Passò ancora 1 anno, poi, alla fine, la mia ex-amica, irritata dal fatto che mi ero rivolta ad un avvocato e conscia del fatto che ero disponibile alle dimissioni, avviò le pratiche di mobilità, pur non avendo io le caratteristiche adeguate per un’uscita indolore, poiché mi mancavano troppi anni per accedere all’età pensionabile. Riuscii così a strappare, con una trattativa diretta, una buonuscita che mi consentisse di vivere per un po’, nella speranza di trovare un altro impiego. Fu grazie alla mia caparbietà e volontà di riqualificazione professionale che frequentai dei corsi e poi, all’improvviso giunse, dopo soli 2 mesi, un’opportunità di lavoro. Oggi faccio un part time, cioè meno ore di prima, ma guadagno anche la metà. Tuttavia ho ritrovato la mia autostima ed ho voglia di godermi la vita (cosa che non potevo fare quando lavoravo tanto). Però mi chiedo: quanti hanno il coraggio e la professionalità per affrontare così dure prove ?. E la mia ex-amica ? Prese come un affronto il fatto che non ero più la sua “creatura”, la persona su cui poteva riversare l’acredine per i suoi insuccessi. Infatti anche lei era diventata “obsoleta”, non per l’età, ma per il suo modo di lavorare (diceva ad ogni piè sospinto: abbiamo sempre fatto così !), dimenticando che solo con l’innovazione nei metodi di lavoro si può superare la crisi economica e anche quella personale. Oggi, quando mi incontra, non mi saluta più: così, a causa di un motivo di lavoro, è finita un’amicizia, che rimane per me uno dei valori più alti della vita e porterò sempre con me i segni di questa brutta esperienza”.
Francescangela rese nota questa testimonianza anche in pubblico, durante un convegno che Risorsa aveva organizzato e, per ricordare a tutti che…al mobbing si può sopravvivere, recitò una poesia di una scrittrice e poetessa brasiliana Martha Medeiros, il cui titolo è: “Lentamente muore” Eccola:
Lentamente muore
Muore lentamente
chi evita una passione,
chi preferisce il nero sul bianco
e i puntini sulle “i” piuttosto che
un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso
quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli
sensati.
Lentamente muore
chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente
chi distrugge l’amor proprio
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna
o della pioggia incessante.
Lentamente muore
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di
respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento
di una splendida felicità