Material Love


Il film racconta la storia di Lucy, trentenne newyorkese single per scelta, che lavora presso un’agenzia la cui finalità è soddisfare le richieste dei clienti nella ricerca del partner ideale, consegnando loro un “prodotto” in linea con i parametri selezionati. Una sorta di dating app umano, che trova le affinità sulla base di un algoritmo perfettamente logico, per cui viene consegnato a ciascuno ciò che corrisponde al proprio target, definito in base a parametri estetici, di status socio economico e appetibilità. Il film racconta il triangolo che si instaura tra Lucy e due uomini, Harry e John, rappresentanti di due universi differenti e due visioni dell’amore nettamente contrapposte.
AMORE NARCISISTICO e AMORE CAPITALISTICO vs AMORE OGGETTUALE E SENTIMENTALE
“Il vero amore è ciò che ti dà valore” “Il nostro amore è un investimento?”
Harry è attratto dai “beni immateriali” di Lucy, dal fatto che lei capisca come funziona il mondo. Lucy nota il modo in cui lui paga il conto, con una nonchalance che lascia intravedere molte risorse e possibilità. “Facciamo un affare”, concludono, rispettando la logica precedentemente affermata da Lucy per la quale il matrimonio è un accordo, uno scambio economico. Gli affari di cuore, in un’epoca dove il paradigma capitalistico è applicato alla logica dei sentimenti, diventano uno scambio di beni, un dare e avere, in cui l’uno e l’altro appagano nell’incontro amoroso un proprio bisogno narcisistico e non c’è spazio per il nuovo, il diverso, l’altro da sé ma solo per l’utile. Utile che si rintraccia spesso nel riempire un vuoto, nel colmare una mancanza impensabile. Cosa mi manca? Sembrano chiedersi i potenziali acquirenti di Lucy, e questa mancanza, questo vuoto viene colmato nella ricerca di un altro che diventa specchio e luogo di proiezione di parti di sé, bisogni narcisistici mai realizzati e che diventano potenti fattori di idealizzazione dell’altro. L’uomo perfetto per Lucy è un unicorno, un essere impossibile che possiede tutte le caratteristiche che, sulla carta, sembrano appagare perfettamente i bisogni individuali e Harry è un uomo molto ricco e in carriera, un partito perfetto per la donna, incarnando l’ideale del matrimonio, del calcolo, una scelta di testa.
“Quando vedo il tuo viso, mi commuovo e basta. Vedo rughe, capelli grigi. Non posso farci niente”
John vive in un appartamento in condivisione, lavora come cameriere per sopravvivere e porta avanti il sogno di diventare un attore. Rappresenta l’incarnazione dell’ideale di amore, non una scelta di vantaggio ma di cuore, fondata sulla logica dei sentimenti e sull’incontro con un altro che rappresenta qualcuno di sconosciuto ma anche di conosciuto, nel quale riconoscere parti di sé pur rimanendo altro da sè. Secondo Freud, l’innamoramento avviene quando la libido narcisistica si trasforma in libido oggettuale, ovvero quando impariamo a vedere e amare l’altro come altro da noi, con i suoi limiti, le sue caratteristiche e nella sua interezza, non soltanto nelle parti idealizzate che appagano i nostri bisogni narcisistici.
Questa forma di amore maturo, non capitalistico né narcisistico, ma oggettuale e sentimentale, espone tuttavia al rischio. Come ci ricorda sempre Galimberti, “L’amore non è una ricerca di sé, ma dell’altro, che sia in grado, naturalmente a nostro rischio, di spezzare la nostra autonomia, di alterare la nostra identità, squilibrandola nelle sue difese. L’altro, mi altera” (Galimberti, Le cose dell’amore, Universale economica Feltrinelli, 2004, pg 15). Gli incontri sono un rischio, lo afferma anche la protagonista del film, eppure nella logica portata da Lucy sembra che questo rischio debba essere il più possibile azzerato, attraverso l’utilizzo di parametri oggettivi per la ricerca del match perfetto.
L’amore è, prima di tutto, un rischio. Amare significa consegnare una parte di noi a un’altra persona, sapendo che potremmo soffrire, che potremmo non essere ricambiati o, peggio, che potremmo perderci nell’altro fino a smarrire noi stessi. Questo, però, non è un limite dell’amore, ma la sua essenza. Celin Song in questo film ci ricorda che amare significa accettare che l’altro esiste non come proiezione dei nostri desideri o luogo di appagamento dei nostri bisogni, ma come individuo reale.