2016 – C’era una volta, proprio ora
Alcuni fatterelli che possono cambiarci la vita
L’uomo con il pigiama, Fabrizio De Andrè nella brousse, Il tappino d’acqua, Il diavolo nell’orto, Il ladro zoppo, Un bue per Pelavelo, Mostrarsi le ferite… sono alcuni dei 43 “fatterelli” che prendono spunto da incontri reali e si popolano dei volti, delle luci e delle atmosfere del villaggio di Jangany, nel sud del Madagascar.
Dagli sguardi, dai pensieri e dalle emozioni degli amici che Jangany l’hanno conosciuta per davvero nascono questi racconti, brevi e intensi, che rivelano una profondità umana che ora sorprende, ora coinvolge… a volte sconvolge.
Illustrano il testo le fotografie e i disegni realizzati dagli studenti delle scuole “sopra e sotto l’Equatore”, unite in un fecondo gemellaggio dal 2008.
Jangany, uscito dalla preistoria in poco meno di vent’anni, è entrato nel cuore di molte persone che si sentono partecipi del suo destino. È il villaggio stesso l’autore di questo libro, perché dall’ “irruzione” di Jangany e della sua gente nella loro vita sono nate le suggestioni che un missionario, un agronomo, un impiegato, alcuni studenti, un medico e un insegnante ci propongono con immediatezza e vivacità. La realizzazione di questo libro contribuisce alla scolarizzazione dei 3.300 bambini e ragazzi di Jangany e della sua savana.
Ai bambini che crescono,
e ai grandi che corrono.
Queste pagine sono un piccolo strumento
per vedere le cose invisibili
con gli occhi del cuore.
Introduzione
Pochi anni fa, davanti a più di cento bambini seduti per terra lungo un corridoio della scuola primaria di Pino Torinese, il Mompera Tonino mostrava molti disegni realizzati dagli scolari della Sainte Marie di Jangany, un piccolo villaggio nel sud del Madagascar: «Vedete qui… queste case con i tetti in lamiera e in mattoni cotti? E qui c’è un rubinetto, con tutta la conduttura dell’acqua che arriva dalla cisterna… e qui una lampadina…». I bambini di Jangany avevano sorpreso i loro stessi insegnanti disegnando cose che ancora non avevano: avevano disegnato il loro futuro. E i bambini di Pino ascoltavano in silenzio il Mompera, con gli occhi sbarrati e la bocca aperta per lo stupore di quel mondo lontano dove altri, senza le scarpe e con poche opportunità di vita, sembravano così felici. A un certo punto Carlotta (IV elementare) aveva preso il microfono e aveva guardato fisso il missionario negli occhi dicendo: «Ma tu, li conosci veramente ?».
Di tutte le iniziative di questi anni, a sostengo dello straordinario percorso del villaggio di Jangany, questo è forse il primo scritto apertamente “esistenziale”; dietro ogni spunto di incontro e cooperazione, tra le persone sotto e sopra l’Equatore, si trovano inequivocabili tracce dei sentimenti e degli intenti di generosità e umanità che hanno toccato il cuore di centinaia di persone.
Lasciando in coda al testo un opportuno cenno alla storia di questo piccolo villaggio sull’altopiano dell’Horombé (regione Toliara), queste pagine propongono soprattutto racconti.
Si tratta di una raccolta di “fatterelli”, come li definisce in una lettera l’autore padre Tonino Cogoni, il missionario vincenziano che ha avviato il cambiamento epocale a Jangany; emozionanti per l’immediatezza con cui piccoli episodi assumono per tutti – credenti e laici – un significato più alto, come una piccola luce che lascia intuire il valore stesso dell’essere uomo e donna. Le storie ci sono giunte con la corrispondenza nell’arco di sei anni (2009-2015), superando l’oceano [andafy] via mail attraverso onde radio in assenza del canale internet.
A questi racconti si accostano quelli di alcuni amici che a Jangany sono stati e che ci coinvolgono con il vissuto della loro esperienza: sono la dott.ssa Peppina (Nuoro), il maestro Silvio e il fratello Guido, la studentessa Ilaria (Torino), l’agronomo Giuseppe (Brescia), gli amici di Solidando onlus, Claudia e Antonio (Cagliari) e la studentessa di teatro Elisa (Milano).
I disegni proposti sono invece stati realizzati da bambini di contesti diversi: i bambini sotto l’Equatore sono quelli della scuola Sainte Marie di Jangany, quelli sopra l’Equatore sono della scuola primaria di Pino Torinese D. Folis e Podio (Torino). Meravigliosi… e straordinario che bambini di culture così lontane e di questa età si siano cimentati con profondità emotiva in racconti così intensi!
gli amici di Jangany