2007 Il primo concerto per Jangany – Corale Incontrocanto in concerto nella chiesa Cottolengo di Torino

La lettera di padre Tonino, Jangany, 9 novembre 2007
Carissimi voi tutti che vi interessate della Missione di Jangany,
In occasione della vicinanza di Natale, vi comunico alcune notizie sulla vita della nostra Missione.
Lo scorso 11 Settembre, abbiamo iniziato il nuovo anno scolastico 2007-2008.
C’è stato un forte aumento del numero degli alunni e siamo contenti perché è segno che le famiglie si stanno rendendo conto dell’importanza della scuola.
Fino al 1996, inizio della nostra Missione, in questa zona selvaggia e primitiva, non c’era nessun bambino che studiava (analfabetismo al 98%). In 11 anni di lavoro, abbiamo portato a scuola 1.200 bambini. Ne dobbiamo raggiugere 3.000, per avere la scolarizzazione completa del territorio. Se Dio vorrà, il prossimo anno arriveremo a 1.500 e saremo a metà della grande impresa.
Sono in attività la scuola Materna, Elementare e Media. Con l’aiuto di Dio, ci proponiamo di aprire anche una Scuola Agricola per l’educazione dei giovani al lavoro.
A Jangany-centro, dobbiamo costruire ancora 3 aule scolastiche, mentre nei villaggi della savana ne occorrono una quindicina, oltre le 6 che abbiomo già costruito. Ogni aula viaggia con un minimo di 50 alunni. Il costo di un’aula è di 6.500 Euro: 5.000 per la costruzione e 1.500 per i banchi e per l’arredamento essenziale. Le 20 aule che siamo riusciti a costruire in questi anni sono dovute agli aiuti mandati da voi benefattori. La gente di qui contribuisce col lavoro manuale, non avendo altre possibilità.
La situazione della popolazione è sempre precaria. Se la pioggia non è sufficiente, o se arrivano i cicloni devastatori, si rischia la fame. Nell’Aprile scorso, abbiamo avuto un buon raccolto di riso e siamo usciti dalla fame che ci ha tormentato nei mesi precedenti.
In questi giorni, è iniziata la stagione delle piogge: speriamo che sia buona!
L’intensa attività della scuola sta producendo i suoi frutti e stimola un sensibile miglioramento nella vita delle famiglie. In 10 anni, il villaggio di Jangany è passato da 400 a 2000 abitanti ed è diventato un centro di molteplici iniziative. Anche il mercato ha raggiunto un grande sviluppo.
La nuova strada che abbiamo aperto, con i suoi 3 solidi ponti, ha stabilito una buona comunicazione con la città di Ihosy e con tutto il Nord. Non siamo più isolati come prima, ma abbiamo il taxi-brousse per Ihosy quasi tutti i giorni. Il cuore della gente si è aperto alla speranza.
Ci prepariamo alla festa Di Natale in mezzo a tante fatiche, ma con il cuore pieno di fiducia nell’aiuto di Colui che è venuto a condividere e a sollevare la nostra povertà. I cristiani di qui, che in 10 anni sono passati dal 3 al 15%, pregheranno con fervore per tutti voi. Vi facciamo gli auguri più vivi per il S. Natale e vi salutiamo con tanta riconoscenza.
Tonino e tutta la gente di Jangany.
L’intervento di Silvio Maghenzani, presidente di Shalom onlus
Tutte le volte che mi capita di parlare in occasioni come questa mi trovo un po’ in difficoltà perché penso non solo alla realtà di Jangany, che conosco, ma anche a tutte le realtà che come e più di Jangany hanno tanti e troppi problemi.
In fondo Jangany è un villaggio fortunato perché non è dimenticato come invece lo sono tante realtà dell’Africa e del sud del mondo.
Come potrete vedere dal DVD che potrete ritirare in fondo alla chiesa dopo il concerto, Jangany è un piccolo villaggio del sud Madagascar. Chi ha dimestichezza con il computer può vederne le foto aree con “Google maps” E’ un villaggio completamente isolato e perso nel nulla dell’altopiano dell’Horombè. La prima struttura sanitaria precaria e inaffidabile è a 200 Km (senza strade), il primo villaggio con qualche infrastruttura amministrativa a 100 Km. Non c’è ombra di acquedotto o fogna, l’elettricità è fornita solo da generatori che sono stati inviati dall’Italia. La dieta consiste in una o due “capoche” di riso al giorno ( la capoca corrisponde ad una scodella).
Fino a 20 anni fa la gente scappava alla vista dei bianchi, sopravviveva con un po’ di riso e in occasione di siccità, carestie o epidemie di malaria la popolazione del villaggio passava da 500 a 150 abitanti. La speranza di vita era di 37 anni e la mortalità infantile di oltre il 70%. Era una situazione tragica che questo villaggio condivideva con tanti e tanti villaggi del sud del mondo dove il senso della vita e della morte hanno altre dimensioni e altri riferimenti.
In questo villaggio da 18 anni opera P. Tonino Cogoni, un missionario vincenziano che abbiamo avuto la fortuna di conoscere e con cui collaboriamo in tanti modi.
Grazie ai progetti e alla tenacia di P. Tonino oggi il villaggio conta 2000 abitanti, è sede di un mercato del riso che è tra i più importanti del sud Madagascar, è stata costruita una scuola che oggi è frequentata da 1200 allievi, ogni giorno viene garantito un pasto ad oltre 500 bambini, la mortalità infantile è scesa al 40% e la speranza di vita si è alzata a 45 anni. Sono stati scavati alcuni pozzi e costruito un ponte che ha permesso di collegare il villaggio con il centro di Ihosy.
Sono risultati che hanno visto diventare protagonisti del loro sviluppo gli abitanti stessi di Jangany che oggi attraverso le suore e i missionari malgasci gestiscono quasi completamente quanto si è fatto. Proprio in questi giorni si sta realizzando il progetto di una scuola agricola per insegnare a coltivare meglio la terra introducendo nuove e più nutrienti coltivazioni (lì si conosce solo il riso e la manioca).
Non voglio presentarvi una realtà strappalacrime perché sempre di più mi convinco che il problema non è solo emozionarsi e aprire il portafoglio, ma è proprio quello di cambiare mentalità: il nostro benessere non è una colpa di cui dobbiamo pentirci, ma la nostra vita deve imparare a chiedersi fino a che punto è giusto vivere in un mondo dove pochi, tra cui noi, godiamo di diritti e di privilegi che non abbiamo meritato e molti, troppi in tante parti del mondo, magari nella nostra stessa città, faticano a vivere.
Non abbiamo in tasca la soluzione dei problemi e non conosciamo ricette definitive, ma credo sia importante cominciare a cambiare il cuore per assumere stili di vita più sobri e capaci di solidarietà e condivisione. Credo sia importante cominciare di far entrare gli altri come inquilini stabili delle nostre giornate, è imparare a non esprimere giudizi affrettati o proporre soluzioni facili, ma cominciare a ragionare tenendo conto non solo di noi e dei nostri “prossimi”, ma far diventar “prossimo” chi è lontano: vivere in un altro MONDO è impossibile, ma vivere in un altro MODO è doveroso.
Se conoscete un po’ la situazione del mondo non può suonarci che come una realtà troppe volte disarmonica e stonata e allora questa sera proponiamo un momento di armonia e di bellezza, di festa e di solidarietà proprio per dire al nostro cuore che quello che sta succedendo a Jangany è molto bello, come anche la solidarietà tempestiva e generosa manifestata lo scorso anno in occasione della carestia che ha colpito il villaggio.
In qualche modo – come dice il titolo del dvd – JANGANY E’ UN PEZZO DI NOI.
Dunque, con questo CONCERTO DI NATALE, siamo qui per un momento di festa di armonia, di bellezza e di solidarietà insieme:
FESTA… per questo legame che si è creato con il villaggio che cresce,
ARMONIA…è ciò che il nostro cuore desidera per vivere già oggi un po’ di paradiso
BELLEZZA.. siamo pieni di immagini e suoni che ci rendono tristi e sconsolati
SOLIDARIETÀ…per dare continuità al nostro sostegno.
Ringrazio, quindi, chi ha lavorato per realizzare questo evento: in particolare il maestro Mussino, la corale Incontrocanto, Francesco Gianinetto che ha realizzato le musica per il DVD, la parrocchia che ha messo a disposizione la sala e il riscaldamento… ringrazio in anticipo tutti quelli che collaboreranno a rendere meno dura la vita dei nostri amici di Jangany e vi do questa garanzia: tutto ciò che viene raccolto, fino all’ultimo centesimo, senza alcun costo organizzativo, arriverà a destinazione e sarà finalizzato alla costruzione di nuove aule scolastiche per raggiungere i 1500 bambini che ancora non possono accedere alla scuola, alla realizzazione di scavi più profondi per garantire scorte d’acqua anche in tempi di siccità e per l’acquisto di farmaci essenziali contro la malaria, le infezioni intestinali e la tubercolosi che sono tuttora causa di morte per tanti, troppi bambini.
Grazie e buon ascolto!