2011 – Capriole all’Equatore. DES GALIPETTES À L’ÈQUATEUR
Pino e Jangany alla scoperta dell’altro. Viaggio tra i pensieri di bambini amici
Il volume Capriole all’equatore (realizzato nel 2011, con 3450 copie distribuite di cui 500 adottate come libro di testo nella scuola malgascia) è tra i vincitori del Premio Scalabrini per le Sette migliori pratiche di interculturalità e cittadinanza in Italia; insieme agli altri vincitori, individuati da una qualificata giuria internazionale, è stato presentato all’attenzione del Presidente Giorgio Napolitano e del Ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi.
320 pagine, illustrate con più di 200 immagini; testi in lingua italiana, francese e malgascia, sul tema la scoperta dell’altro, del diverso da sé… affrontato attraverso l’esperienza dei bambini che si raccontano e si interpellano come amici lontani, con leggerezza e poesia. Il testo è arricchito dai contributi di un antropologo e di una psicologa che hanno lavorato con i bambini.
Certo il fuoco, la ruota… ma pensa cos’è stata per l’Uomo la scoperta dell’Altro. Di una creatura come lui a cui rapportarsi, con cui comunicare. – Lettera aperta a un apprendista stregone. Aldo Carotenuto, 1998
Certes le feu, la roue… mais penses à ce qu’il a été pour l’Homme la découverte de l’Autre. D’une créature comme lui avec la quelle se rapporter, avec la quelle communiquer. – Lettre ouverte à un apprenti sorcier. Aldo Carotenuto, 1998
Introduzione da sopra l’equatore. Introduction du dessus de l’équateur
Il senso di questo libro si può cogliere all’interno di un percorso affascinante: quello della scoperta dell’altro.
Centinaia di bambini, che vivono in paesi geograficamente e culturalmente lontani, si raccontano attraverso la propria vita: i giochi, la giornata, la scuola; la propria cultura: le fiabe; le proprie emozioni: l’amicizia, le aspettative rispetto al futuro.
Jangany è un villaggio che si trova nel sud del Madagascar, all’altezza del tropico del Capricorno, a 150 chilometri dalla città più vicina; è un paese africano, povero tra i tanti, segnato dai cicloni e dalle ricorrenti siccità tipiche di questi luoghi, dove fino a 15 anni fa non si conosceva neppure il ferro. Attraverso l’intervento di un missionario, padre Tonino Cogoni, questo villaggio ha conosciuto uno sviluppo sorprendente, che vede protagonista la scuola Sainte Marie di Jangany, con le sue attuali 20 aule nel villaggio (ciascuna per 50 scolari) e sette nella savana (ciascuna per 100 scolari). La scuola è oggi frequentata da 1.700 bambini e ragazzi, dei 3.000 presenti nel territorio. All’appello mancano 1.300 bambini che, invece che a scuola, passano il tempo pascolando uno zebù o aiutando i familiari e il clan nei lavori agricoli.
Pino Torinese è una cittadina del nord Italia, al 45° parallelo Nord, sulla collina torinese. La scuola primaria Domenico Folis è frequentata da 300 bambini, che, generalmente, hanno di che vestirsi e mangiare, non hanno conosciuto né cicloni né carestie, dopo la scuola coltivano interessi diversi come il canto, la danza, il basket o il calcio… qualcuno studia inglese e qualcuno pianoforte o chitarra… molti sono impegnati nel grande passatempo dei giochi elettronici o con la TV.
Il 24 maggio 2009 questi 300 bambini incontrano padre Tonino Cogoni, il Mompera, il padre di tutti, come lo chiamano a Jangany, e, con l’aiuto di un breve video, iniziano a conoscere i bambini di Jangany.
I bambini di Pino chiedono come mai i bimbi di Jangany corrono e giocano a pallone senza scarpe, se i coccodrilli entrano anche in casa, come mai il Mompera ha costruito la scuola proprio sulla strada dove passavano i briganti, se si possono coprire le risaie con un telo per difenderle dalle cavallette, dove trovano l’acqua da bere, se anche loro a scuola hanno l’intervallo, come fanno a studiare senza i libri e se i gessetti colorati con i quali scrivono sulla lavagna di cemento sono come i loro… Alla fine dell’incontro con padre Tonino un bambino gli consegna segretamente un seme, chiedendogli sottovoce di portarlo in Madagascar e seminarlo là. I bambini di Jangany, da parte loro, si chiedono cosa rappresentino alcuni strani giocattoli arrivati da Pino Torinese, come mai gli alunni della Folis cantino delle canzoni in malgascio, come mai abbiano un pulmino a disposizione per raggiungere la scuola.
Nasce così nel 2009 il gemellaggio tra le due scuole, un’esperienza piena di curiosità e di attenzione, alimentata dall’impegno di tante persone interne ed esterne alla scuola.
Da quel primo incontro sono passati tre anni, densi di scoperte e di stupore per l’enorme differenza che caratterizza i due mondi lontani.
Nel 2010, partendo dai disegni dei bambini della scuola Sainte Marie, viene realizzato il libro I racconti di Jangany che narra, attraverso le fiabe, il percorso di sviluppo del villaggio.
Nel 2011, forti della conoscenza e del legame affettivo costruiti in questi anni, ci si è cimentati in un’attività più impegnativa, che ha coinvolto parallelamente i bambini delle due scuole: raccontarsi all’altro, provare a mettersi nei suoi panni, confrontarsi con la diversità. A ogni ciclo di classi dei due paesi è stata proposta la stessa attività: raccontare come si gioca (classe I); descrivere la propria giornata (classe II); presentare e lavorare sulle fiabe (classe III); riflettere sulle emozioni provate nell’esperienza del gemellaggio (classe IV); raccontare le aspettative rispetto al proprio futuro (classe V). I “prodotti” di quest’attività – disegni, testi, lettere, fumetti – costituiscono la materia prima di questo libro, che è nello stesso tempo un punto di arrivo e di partenza nel percorso di conoscenza reciproca.
Dopo I racconti di Jangany, questo secondo libro è il frutto più maturo di una conoscenza che si è sviluppata alla velocità della luce: i bambini si sono confrontati con l’esperienza della diversità, coinvolti nella scoperta dell’altro, ciascuno in relazione al proprio percorso, ma tutti in una dimensione psicologica ed esistenziale profonda, e si sono in qualche modo raccontati.
I sentimenti della curiosità, della sorpresa, del desiderio di conoscersi, dell’affetto, ma anche dell’inquietudine e della paura, suscitati dall’incontro e confronto con la diversità, ritornano a noi come il riflesso di uno specchio. Ecco perché queste pagine ci coinvolgono; chi è attento alle vibrazioni del cuore non potrà non essere attraversato da una certa commozione di fronte ad alcuni disegni, storie e lettere.
Per scoprire l’altro il lettore avrà a che fare con se stesso, contrastando le proprie certezze con qualche forse… e in questo i bambini della scuola D.Folis di Pino Torinese e quelli della Sainte Marie di Jangany hanno fornito, in queste pagine, uno spunto per lavorare sui nostri cliché e pregiudizi.
Questi lavori sono la fotografia di un istante preciso, scattata nei mesi tra febbraio e maggio 2011, di vissuti particolari raccontati a un altro che sta lontano, sotto o sopra l’equatore, ma che, in questo incontro, si fa vicino nelle differenze e nelle somiglianze.
Il libro, dunque, è “per i bambini”, pieno di poetica leggerezza, dei colori del loro sguardo divertito e immediato, ma è anche “per i grandi”: i contributi di un antropologo (Alex Vailati) e di una psicologa (Claudia Giannetti), che su questi temi hanno lavorato con i bambini, possono aiutarci a cogliere le cose nascoste tra un disegno e l’altro e tra i testi proposti[1].
[1] Il testo viene redatto in italiano, malgascio e francese, anche nell’intento di fornirne numerose copie alla scuola di Jangany, in occasione dell’avvio di una propria biblioteca scolastica.
Naturalmente tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione del libro lo hanno fatto gratuitamente; i bambini di Pino, con quelli di Jangany, ringraziano in anticipo coloro che si daranno da fare per diffondere questo libro. Chi volesse seguire la vicenda dello sviluppo di Jangany può scrivere a amici.jangany@lgmail,com e riceverà gratuitamente allo stesso indirizzo mail la newsletter amici di Jangany.