Ripartono, dopo la sospensione dovuta alla pandemia, gli incontri di Alzheimer Caffè.

L’Alzheimer Cafè consiste in un progetto ideato dal dottor Bere Miesen, psicologo clinico specializzato nell’ambito dell’invecchiamento al Marienhaven Psycho-geriatric Center, Warmond, Olanda.

Il primo Alzheimer Cafè nacque a Leiden il 15 settembre 1997 all’interno della sala conferenze dell’Università e da allora tale esperienza si è estesa a macchia d’olio: ad oggi nei Paesi Bassi ne esistono più di 100 e ne sono nati altri anche in Italia, in Grecia, nel Regno Unito, in Australia e negli Stati Uniti d’America.

Rivolto principalmente a coloro che affrontano le fasi iniziali della malattia, l’Alzheimer Cafè rappresenta uno spazio sicuro dove trovare un clima accogliente e rilassato, all’interno del quale i partecipanti (familiari e i propri congiunti malati) possono esprimere le loro emozioni, essere ascoltati e trovare conforto nella difficile lotta contro l’isolamento e la solitudine.

L’Alzheimer Caffè è un luogo dedicato ai familiari e agli anziani malati in cui poter maturare la consapevolezza di non essere soli, acquisire informazioni e strategie per meglio affrontare e gestire la malattia, condividere paure e dubbi, supportarsi l’un l’altro, trovare professionisti esperti con cui potersi confrontare liberamente; rappresenta quindi un punto di riferimento per trovare riconoscimento, accettazione e sperimentare senso di appartenenza.

Tre gli obiettivi principali che, secondo Miesen, l’Alzheimer Cafè deve proporsi  troviamo (Psicogeriatria, 2016; Gallo, Barba, Geda, Moffa, Passerini, 2017):

• fornire informazioni sugli aspetti medici e psicosociali della demenza;

• enfatizzare l’importanza del parlare liberamente dei problemi che il malato e la sua famiglia vivono nel quotidiano (riconoscimento e accettazione sociale);

• promuovere l’emancipazione delle persone con demenza e delle loro famiglie al fine di prevenire l’isolamento.