Gli immemori di Santa Dinfna di Simone Censi
Gli immemori di Santa Dinfna Sentimentale. Piacevole la lettura.
Finalista alla Prima Edizione del Premio “1 Romanzo x 1000” di Simone Censi.
Storia molto interessante che affronta un tema delicato con semplicità e tatto.
Simpatici i personaggi, ben incastonati nella storia e nell’ambiente.
· Il tema trattato è molto delicato, ma il narratore riesce a renderlo leggero, con garbo e delicatezza, ma allo stesso tempo senza peccare di superficialità.
· L’idea di ambientare la casa di cura su un’isola, così come l’idea della “numerazione” degli isolani, mi sono piaciute. Da un punto di vista stilistico, ho trovato molto buona la prosa e la scelta di una voce narrante fluttuante, che pare sospendere il tempo e volteggiare da una parte all’altra dell’isola per raccontare le vicende dei suoi abitanti.
· Gli “Immemori di Santa Dinfna” si legge tutto d’un fiato. I protagonisti vivono su una zattera galleggiante, che ricorda l’isola che non c’è. I personaggi entrano in scena magnificamente, e la descrizione degli ambienti è molto efficace. Il lessico utilizzato è più che appropriato. Si sente il profumo del mare, si avverte l’odore del pranzo, tutte emozioni in sottofondo. E la malattia degli ospiti dell’isola è magicamente descritta senza mai identificarla direttamente. Sorprendente la capacità di rendere attraverso il racconto della vita degli ospiti ormai tutti più che anziani, la loro condizione di sparsamente mentale. Il signor Wouters che ripete sempre la stessa frase, Tibaldi che, cocciutamente, intende uscire anche se piove. La pittrice Adna e i suoi magnifici dipinti. Basaglia avrebbe apprezzato il metodo adottato dal Direttore delle strutture a mattoncini rossi della città di Geel. Sullo sfondo Carlo, Maria gli operatori della casa di accoglienza che ascoltano le storie degli ospiti e di fatto indirettamente le raccontano. Come la storia di Karen o quella del partigiano Gino De Rossi, che va a fare la spesa con Mario, sino alla storia del Crucco. Insomma una bella e piacevole lettura.
· Il romanzo è scritto in modo interessante perché descrive la vita e il passato di tutti i pazienti. L’isola sulla quale vivono mi incuriosisce ed è una ottima ambientazione.
· Il 30 maggio è Santa Dinfna, Santa Protettrice delle persone affette da Disagio Mentale. Interessante prospettiva proposta in questo scritto, complessa, l’isola di Santa Dinfna apre a curiosi spunti di riflessione su una dimensione che non conosciamo. Buoni i personaggi, rimandi ad una storia interessante come quella di Von Muller. L’anziana artista, la mamma che dimentica la figlia e la sensazione di una donna che perde una mamma ancora in vita.
· La narrazione scorre piacevole e descrive questa isola e i suoi abitanti con assoluta tenerezza. Il lettore viene introdotto in un mondo complesso, tragico, imprevedibile e allo stesso tempo intimo e dolce. Le storie personali popolano questi malati che vivono in un altro mondo nel quale si infiltra spesso il loro passato. Non ci sono nerboruti carcerieri, ma professionisti sereni e appagati da quel lavoro, felici di accompagnare nella scalata della graduatoria questi uomini e donne con le loro storie. L’autore ha il pregio di far emergere la grande umanità del luogo, dei suoi abitanti e di chi li segue, il senso di inadeguatezza che coglie i familiari dell’ammalato e i sensi di colpa che derivano dal non saper far fronte alla malattia. Del resto i sensi di colpa sono solo dei familiari, gli abitanti dell’isola non sono più in grado di averne e in questo posto, dove regna l’utopia, hanno ritrovato la loro dignità e il miraggio dell’eternità.